PAESE NATALE-

PAESE NATALE

 
 
 
 
 
 
 

MOR I C O N E
di Vicari Nello


       PREMESSA    UN ATTO DI MORTE    RICERCA DIFFICILE 

Moricone, patria diletta del festeggiato Ludovico Prosseda, sorge ridente su di un'altura che sporge in fuori dal gruppo più alto e silvestre dei Monti Sabini. A breve distanza dal massiccio Monte Gennaro ( 1272 m.) e dal più alto Pellecchia ( 1368m.). Amministrativamente fa parte della provincia di Roma, ma è parte integrante di quel lembo di terra Sabina che nel passato venne distinto col nome di Isola Sabina o Romandiola. Dista dalla Capitale 45 Km. Si può ragggiungere, senza variare sensibilmente il chilometraggio, percorrendo le antiche consolari Salaria, Nomentana e Tiburtina. Dal mare si eleva per 296 m. e conta sui 2100 abitanti.

Dall'alto dell'abitato si domina tutta l'ampia distesa che dolcemen­te degrada verso la valle Tiberina, e ancor oltre fino all'argenteo Tirreno. Il mitico Soratte ci appare come un'isola sperduta in un mare di verde reso ondeggiante dal tortuoso Tevere e dal biancheggiar dei casolari. E ancora laggiù, verso l'orizzonte, la cupola del maggior tempio della cristianità sembra toccare il Cielo. L'umano che si rivolge fidu­cioso al Divino.

Questa terra, salubre e fertile, non sfuggì a quei diseredati che tanto avevano sofferto sui vicini monti. Attratti da tanto ben di Dio la raggiunsero gradatamente e vi costruirono i primi rudimentali insedia­menti. Il più fortunato, quello posto sull'attuale Colle Arioni, raggiunse importanza storica e splendore. Lo nominarono Regillo. Sicuramente perché città regia. Sede di quei mitici re che precedentemente avevano dominato sulle vicine impervie alture. Uno di questi fu quell'Atta Clauso che si trasferì poi a Roma con molti dei suoi dove venne accolto fraternamente e presto innalzato alle più alte cariche della repubblica. Da lui ebbe origine quella virtuosa «Gens Claudia» che per secoli tanto contribuì a far di Roma l'incontrastata signora del mondo.

Mura ciclopiche ed altri imponenti resti sono ancora a testimoniarci la grandiosità di quei primi insediamenti. Che passarono in secondo piano solo quando Roma raggiunse potenza e splendore. Ma le terre rimasero sempre predilette ed ambite. I magnati romani fecero in ogni tempo a gara per accaparrarsele e costruirci lussuosi luoghi di delizie. Il poter dire che possedevano beni nell'antica patria dei Claudi era un vanto e fonte di sicura stima.

Ancor oggi questo luogo antico e illustre attrae e avvince. Perché fertile e ristorato da un clima delizioso. La primavera vi dura in eterno. E la gente che lo abita conserva molte di quelle ataviche virtù che già tanto distinsero gli antichi padri. Il vero moriconese è affabile e cortese con tutti. Chi ha avuto il piacere di conoscerlo sa apprezzarlo e volentieri viene a trascorrere il tempo libero quassù. E spesso, come hanno fatto molti, scelgono come stabile dimora l'accogliente Moricone. Perché offre quanto necessita e ci si può vivere in santa pace.

Anche le terre, che hanno generato uomini illustri e accolto dei santi fin dai tempi più lontani, seguitano ad elargir prodigi. Offrono a chi le lavora prodotti abbondanti e squisiti. L'olio primeggia nel mon­do e le ciliegie sono attese e altamente apprezzate nei principali mercati d'Europa. Il vino finisce in buona parte nelle mense dei buongustai romani che accorrono ad accaparrarselo in loco perché genuino e fra­grante. Le pesche , le albicocche, le susine ed ogni altra qualità di frutta in quanto a squisitezza non temono concorrenza alcuna. Ben lo sanno i romani e quanti si danno da fare nel commercio. Sono prodotti genuini, ricchi di sostanze organolettiche e baciati dal sole.


Anche il centro abitato offre al forastiero ogni conforto. I locali pubblici sono modernamente attrezzati e ben forniti. Le trattorie preparano gustosissime pietanze locali. E due pizzerie-rosticcerie hanno incontrato il favore dei buongustai di tutta la zona. Una moderna ge­lateria-pasticceria, oltre ad essere molto frequentata, fornisce specia­lità anche nei centri più lontani.

Non si hanno precise notizie sull'origine del nostro massiccio Ca­stello. (La storia dell'abate di Farfa non corrisponde a verità) Ma con molta probabilità venne innalzato ancor prima del 1.000. Dopo che la primitiva Regillo era stata rasa al suolo dai barbari. Probabilmente a costruirlo fu uno di quei discendenti di Desiderio che poi vennero distinti col nome di « De Palumbaria ». Molti furono i membri di que­sta casata che si distinsero per valore, magnanimità e fervore religioso. Tra questi ricordiamo Cecco, Camillo, Francesco, Andrea e il Vescovo Massimiliano. L'ultimo signore di Moricone fu il Marchese Oddo. Que­sti fu costretto a vendere Moricone con tutte le terre giurisdizionali perché afflitto da pesanti debiti e non più in concordia con quel popolo moriconese che pur aveva tanto amato. L'acquirente fu il principe Mar­cantonio Borghese, nipote di Paolo V. L'atto di vendita venne stipulato il 18 giugno 1619. Oddo incassò la somma di 100.000 scudi ed in più ebbe metà del Castello di Pietraforte.

Il principe Borghese, non appena entrato in possesso, diede inizio a molte importanti opere che trasformarono letteralmente il volto di Moricone. Portò l'acqua dalle sorgenti di Casoli, costruì due mole a grano e due a olio, innalzò altro Castello e compì bonifiche ed altri apprezzati lavori.

Nello stesso periodo S. Giuseppe Calasanzio costruì il Convento oggi abitato dai PP. Passionisti, e vi istituì le Scuole Pie. Scuole che tanto nobilitarono il nostro paese dal 1630 al 1732. Poi la tradizione scolastica di Moricone venne seguitata e mantenuta viva da Suor Co­lomba che vi istituì un educandato, che raccolse il plauso dei supe­riori e la stima di tutte le genti della regione. La venerata Suora era nata a Moricone il 22 marzo 1701 da Felice Serantoni e Bernardina Attili. Fin da piccola si distinse per fervore religioso e nell'ammaestrare le compagne. Oltre all'elogiato educandato istituì un nuovo ordine monastico: le Oblate di S. Chiara. Morì santamente il 4* settembre del 1781. Tutti i moriconesi, e numerosi fedeli accorsi anche dai paesi più lontani, parteciparono ai solenni funerali con le lacrime agli occhi.

Nel 1780 nacque, nella via che oggi porta il suo nome, il festeg­giato Ludovido Prosseda. Uno dei più autorevoli incisori del secolo scorso. In questo anno, duecentesimo della nascita, doverosamente ricordiamo tanto illustre concittadino ai moriconesi tutti e a quanti sanno apprezzare le più vive espressioni dell'arte.

Ricordiamo anche che nel 1911 cessò di vivere in Moricone il Servo di Dio P. Bernardo Maria di Gesù che presto salirà agli onori degli altari. Le sacre spoglie trovano onorata sepoltura in un artistico monumento nella Chiesa del SS. Salvatore presso il Convento dei PP. Passionisti.

Nel 1871 il principe Giulio Borghese sposò la N.D. Anna Maria Torlonia e ne assunse anche il nome. Da tale data tutti gli atti che interessavano i rapporti con la nostra comunità vennero firmati Torlonia.

Quasi mezzo secolo fa i beni che i Torlonia possedevano in Moricone passarono tutti in casa Sforza Cesarini per eredità. Recente­mente il tutto è stato venduto o lottizzato. Oggi le nostre antiche e fertili terre appartengono giustamente al popolo moriconese che le coltiva con accortezza e ne trae il meritato profitto. Anche il retaggio di un virtuoso ed esaltante passato è tutto nostro. Ci sia di sprone per un sempre migliore avvenire.

N. Vicari

* in verità la data è 10 settembre 1781 (ndr)