IL RIFUGIO
da VERSO L'APPRODO
Solo aspetto tra le piante in fiore
Nel mio campo la fine della vita,
Poiché m'è quieto ogni vago ardore
Dopo trascorsa la mia età fiorita;
Schivo del mondo il male ed il clamore
Di gente dalla vita scolorita;
E solo qui dimentico le pene,
Poiché dal volgo ogni malanno viene.
Tranquillo mi coltivo gli arboscelli
Nel breve giorno che mi scorre in pace;
E intanto ascolto il canto degli uccelli
Mentre svolgo il lavor lento e tenace:
Usignoli cantano e fringuelli
Or ch'è lontano il cacciator rapace;
Le verdi piante han novelli fiori,
L'aria profuma di sottili odori.
Così vivendo dentro la natura
Finché mi resta il filo della vita,
D'altre cose non ho brama né cura,
Solo la dolce pace m'è gradita;
Finché non mi verrà la morte scura
Che sol misera tomba all'uomo addita,
Qui mi ritrovo in umile armonia
Coi sensi miei e la natura mia
I MIEI OCCHIALI
da VERSO L'APPRODO
Nelle pagine antiche i miei occhiali
Sempre malvage leggono le cose
Per le tribolazioni e per i mali
Delle genti povere e pietose.
Sempre i potenti guerre e carestie
Han procurato nei tempi passati,
Han sempre tra le futili allegrie
Sanguinosi patiboli innalzati.
E leggo e leggo e il cuore grida ancora
La sua pietà per gli umili e gli oppressi.
O non verrà della giustizia l'ora?
O sol per questo vivere potessi !
Voi, che avete l'occhio tanto lungo
e la mente acuta fissa su nel cielo,
Tutto saper volete a punto a punto
Quel ch'è coperto dal segreto velo;
Io dal vostro voler non mi disgiungo,
Le strane cose vostre io non querelo,
Ma credo che l'impresa sarà vana,
Che più si vuoi più il vero s'allontana
Voi volete andare sulla Luna
Con nuovo e mirabile congegno.
Io vi dico: Vi soccorra la fortuna
E il gran Dio del ciel vi dia sostegno!
Ma ricordate che qualche lacuna
Porta sempre con sé l'umano ingegno
E che cagione l'intentata via
D'ottusa uman superbia non vi sia.
CONTRASTO CON LA MORTE
da VERSO L'APPRODO
Morte: Io vengo, è giunta l'ora,
L'ora della tua partenza;
Io ti porto alla dimora
Che mai nessun ristora
Con imparzial sentenza.
E' tempo che io ti prenda
Con questa fredda mano
E dentro un nero velo
Che scende giù dal cielo
Ponga fine al tuo penar.
Peppe: E' vero che ho tanti anni
Passati come vento,
E' vero che gli affanni
M'han consumato e spento.
Pure non voglio ancora,
Non voglio ancor te, Morte;
Nei giorni della sorte
Desidero penar.
Morte: Lascia la tua casetta
Con le tue cose intorno,
il tuo cammino affretta:
Sarà senza ritorno.
Dimentico sarai
D'affanni e di fatiche;
Quiete e pace avrai
Che ti saranno amiche.
Peppe: Via via, Morte impudica!
Abbi pietà d'un misero
Che vita ebbe penata;
Lasciami ancora vivere
Per altri molti dì!
Lasciami agli strazi,
Lasciami alle fatiche,
Lasciami alle cose
Che ancor mi sono amiche!
Morte: L'estremo tuo passaggio
Con me ti sarà dolce;
Per l'ultimo viaggio
Tu pur la festa avrai,
Con suono di campane
E fiori con ghirlande
E lungo la lenta via
Una folta ed orante compagnia.
Peppe: Dopo misera esistenza
Mi offri tal consolazione:
Vedo che tu sei senza
Umana compassione.
Dovevo avere in vita
Un attimo di gioia:
Lascia che io l'abbia
Ancor prima che muoia.
Morte: Per legge di natura,
La vita aspra e fugace
Donartelo doveva:
Io ti do soltanto pace.
Ecco, io dolcissima
Ti penetro nel cuore,
Nell'assenza purissima
Affogo il tuo dolore;
Tutte le tue fibre
Io ti pervado lieve
Taci per sempre, sciogliti
Al grande nulla come
Si scioglie al sol la neve
SE TORNASSE GIOVE
da VERSO L'APPRODO
Come Ovidio mirabile ci canta,
Di già il genere umano si distrusse
Per sete d'oro e come mala pianta
A Deucalione e moglie si ridusse.
Così ancor oggi per l'umana sete
Dell'oro diabolico mai spenta,
Orrendo sul trono dell'Olimpo e Marte,
La cui mente a guerre è sempre intenta.
Se al tempo d'oggi ritornasse, Giove
Onde e diluvi non minaccerebbe:
Sopra il capo dell'uom per ogni dove
Pioggia d'orrido fuoco manderebbe.
Questa mia penna qui non piange o ride,
Sol si rattrista per l'umana sorte:
Che se di Giove il fulmine non stride
Dell'uomo il regno pur avrà la Morte.
VECCHIO E STANCO
da VERSO L'APPRODO
Giovin fui di fuoco ed ammirato
Dal sesso gentile; ed i piaceri
Colsi come i fiori in mezzo al prato,
Come more sui bordi dei sentieri.
Or vecchio e senza fiamme nelle vene
Guardo le donne belle e ancor le ammiro,
Però ora mi son fonte di pene,
O sol d'un melanconico sospiro.
Vecchio e stanco son lasciato a parte,
E son canuto e scolorito in viso;
Più non mi giovan la parola e l'arte:
E vedo che.ho perduto il paradiso.
PACE E VERITÀ'
da VERSO L'APPRODO
Pace e verità vado cercando
In questa terra madre di raggiri,
In cui sì spesso degli onesti il pianto
Sento e i profondi e i fievoli sospiri.
E cerco ognora in ogni luogo e via,
Girando i miei occhi intorno intorno;
Ma dovunque s'acquatta la bugia
Che a pace e verità fa sempre scorno.
E' tempo, dico, che s'è perso l'uso
Di lealtà; ognun corre all'inganno
E la perfidia cova nel cuor chiuso.
Torno a casa e nell'animo m'affanno.
Solo lontano trovo l'allegrezza
E sfuggo all'umana cattiveria;
Solo contando sulla mia saggezza
Dell'uom perdono la bestiai miseria.
LA MIA PENNA
da VERSO L'APPRODO
Questa mia penna a scrivere è sì usa
Che sulle carte non riposa mai:
A sospingerla verso l'ardua Musa
Sono del mondo il male e i tanti guai.
Per il peso degli anni essa sa bene
L'uso del mondo e il male che governa
Per vie contorte e quel che ne diviene;
E giudica col sole o alla lucerna.
E scrive e scrive contro tanto male
Puteolente come acqua maligna:
Dall'alto al basso il puzzo è tutto uguale,
In alto e in basso nella gente alligna.
Ma quando in tanto mal ritrova il bene,
Come a un raggio che in nuvolo risplende,
Nell'inchiostro lascia le sue pene
E quasi come lampada s'accende.
SAPIENZA DI VECCHIO
da VERSO L'APPRODO
Or che ho la vita di memorie piena,
Fatta esperta e ricca di consiglio,
Tornando indietro sento una gran pena
Che mi fa tenere aperto il ciglio
E con altr'occhio a riveder mi mena
II tempo fuggito e scuro di periglio.
Il mio pensiero non mi da riposo,
Dentro le cose più mi spinge a fondo;
E tutto vedendo prova, ed è doglioso
veder davvero come è fatto il mondo:
Tutto quel che pareva rigoglioso
Ora s'è fatto tristo ovvero immondo.
Beato chi non ha orecchie e lumi,
Che non ha da avere o dare altrui
E con i tempi ignora i malcostumi
E i modi segreti e i sensi bui,
E chi non sa lo stato della barca,
Se naviga col vento o alla deriva,
Se delle cose belle o brutte è carca
E a fondo le porta oppure a riva;
Poiché la vita a un solo porto approda
In cui la morte giustamente sbarca
Ed all'ingiusto taglia e corno e coda
E come giusto l'uguaglia e lo marca.
O DONNA MIA
da VERSO L'APPRODO
Le forze son finite, o donna mia
II sangue non rinviene alla calura,
L'ora è venuta di malinconia;
All'approdo ci porta la natura.
E come acque di fiume i baci ardenti,
Che furon dolci senza mai misura,
Passarono gettati come ai venti,
Come passò la giovanil ventura.
Ci siamo consumati a poco a poco,
Ci siamo raffreddati fino al gelo,
Non ci riscalda più nemmeno il fuoco,
Sopra di noi si va spegnendo il cielo.
O donna mia davvero datti pace,
Non ti crucciar del bene che hai perduto:
Tutta la vita è un attimo.fugace,
Tutto l'amore passa in un minuto!
MATTINO
da VERSO L'APPRODO
Giungo al campo e vedo ogni mattina
L'aurora spuntar rosata e bella,
E la luna che verso il pian s'inchina
E nel cielo sparir l'ultima stella.
Sento il gallo che sveglia la collina,
Dell'usignol la musical favella;
Piano piano la luce il cielo indora
E tutta la campagna intorno infiora.
Sulle colline verdeggianti e apriche
Gli immensi olivi frondosi d'argento
Vengono dalle strade voci amiche,
Si fan vicine in un andare lento:
Nel nuovo giorno risuonano antiche
Come in un mondo nato vecchio e spento
Ma spunta il sole e la vita radiosa
Trionfa nella terra rigogliosa.
L'UOMO E L'ORO
da VERSO L'APPRODO
Chi primo fu quel che con scaltro ingegno
Fece dell'oro la vile misura
Dell'uomo? Chi guastò l'umano regno
E l'anima dell'uomo rese impura?
Il male che quel fece si trascina
Lungo i secoli per tutta la terra,
Dovunque e sempre portando rovina
Con lo scempio feroce della guerra.
Oggi l'oro è dio così potente
Che illude l'uomo ad essere sublime
Con la ricchezza; e l'umana gente
Con atroce discordia quindi opprime.
Così si scopre l'uom com'è balordo,
Giacché nella vita così breve
Invece dell'amor vuoi disaccordo:
E l'infelicità nel cuor riceve.
L'ADDIO DEL CONTADINO
da VERSO L'APPRODO
Addio terra del mio breve campo,
Ulivi sereni, simboli di pace!
La vita con voi mi fu quasi un lampo.
Addio podere docile e ferace!
Addio viti pieghevoli allo stampo
Del mio gesto su tralcio non fallace!
Addio peschi fruttiferi e cerasi!
Dolce fu il tempo che con voi rimasi.
Lasciar vi devo al novero degli anni
Onde m'appresto all'ultimo confine;
Ma sento nel lasciarvi forti affanni.
E se si dice che la morte è fine
Della vita e di pene e di malanni,
Pure è vero che su queste colline
Mai più vedrò volar gli aerei vanni
Degli uccelli e sbocciar leggiadri fiori,
Non gusterò dei frutti ebbro i sapori.
Da voi seppure non starò lontano
Non avrò più mai consolazione;
Starò sotterra e allor mi sarà vano
Ogni cipresso all'ultima magione;
Ben mi sarebbe ai sensi più umano
Sapermi seppellito a mia ragione
Tra le vostre tenere radici,
Sotto le ombre alfm ristoratrici.
IL SOGNO DELL'UOMO
da VERSO L'APPRODO
Vive l'uomo di sogni e di speranza,
Si sforza di salir l'acuta cima
Con ogni mezzo e sulla china avanza
Per poterla occupar degli altri prima.
Non ferma il piede al giusto suo confine,
Ma tra dirupi va, si rompe il collo,
Lascia brandelli e sangue sulle spine,
Tutto s'ingoia e non è mai satollo.
Volge l'ingegno sopraffino al male
Ed alle ruberie senza vergogna,
Per suo misero bene gli altri assale,
Avvolge l'onestà nella menzogna,
Finché raggiunge il punto di sua fine,
Finché gli anni non gli danno peso.
Sfinito dalla lunga strada infine,
Spento di brame e da fatiche offeso,
Allor si volge all'aspro suo pensiero,
Riflette e dice: Tutto è stato nulla!
A me davanti c'è un cipresso nero,
Quel che ho fatto a me dietro ora s'annulla!