FRANCESCO di Filippetta-
Luigi Filippetta
FRANCESCO DESTRA E SINISTRA.
con NOTA di Pierluigi
Da un po di tempo in qua avevo sentito più di qualcuno della cosiddetta destra politica definire Papa Francesco uomo di grande capacità comunicativa nel suo ruolo di affabulatore di folle.
Poi più recentemente ho sentito ancora qualcuno, sempre di destra, affermare convintamente in televisione queste stesse connotazioni di Papa Francesco quasi in modo apodittico, assumendo la borsa che egli si porta da sé e le sue solite scarpe di fattura comune quasi come mezzi di una pretesa affascinazione.
Insomma, secondo questa interpretazione, il sentimento di povertà di Papa Francesco non sarebbe una connotazione o una testimonianza della sua fede ma sembrerebbe una finzione in funzione del suo ruolo per il consolidamento della Chiesa con la presa psicologica sul popolo dei fedeli.
Con Papa Giovanni XXIII non si arrivò a tanto. A fronte della ieratica maestosità di Pio XII, sempre ammirata ed esaltata da più di uno di quella destra politica, bastò loro qualificare Papa Roncalli come povero prete di campagna per tentare di smantellarne la forza dirompente verso una struttura chiesastica arroccata ancora nellantica fortezza del Concilio Tridentino, ancora con le preghiere obbligatoriamente in latino che assumevano il valore di formule magiche e di superstizione per le masse non istruite, giacché non ne capivano unacca.
Come allora con Roncalli, anche oggi con Bergoglio cè di mezzo limmagine del Potere. Immagine mistica, sacrosanta, intangibile, ineffabile, augusta del Potere per quelli della cosiddetta destra; immagine ostile, illiberale, oppressiva, nemica della solidarietà, dei diritti del popolo per quelli della cosiddetta sinistra.
Ma che centrano destra e sinistra? Queste sono connotazioni della politica. Connotazioni che non possono assolutamente riguardare la religione; che, quindi, non possono riguardare né Roncalli né Bergoglio.
Eppure ci sono interferenze innegabili tra religione e Potere che corrono lungo tutta la storia, poiché la storia non separa i fatti per componenti e fattori; e nei fatti si mescolano anche religione e politica.
Cè nel filo degli avvenimenti, sul piano religioso, lamore del Vangelo, cioè lamore di Gesù, con il corollario Date a Cesare quel che è di Cesare (il denaro per le tasse) e date a Dio (lamore per il prossimo, cioè la carità) quel che è di Dio (Luca 20, 25).
Cè, sul piano dell istituzione, il Potere della Chiesa costantiniana, con il corollario Ahi Costantin di quanto mal fu matre, Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre! (Dante, Commedia, I, vv. 115-117).
Carità e Potere, due antitesi, luna che esclude laltra. Due dimensioni che spaccano la storia della Chiesa. Da una parte il potere della Chiesa, che in quanto istituzione stabilisce con i suoi canoni ciò che è conforme e ciò che è difforme rispetto alla sua volontà; dallaltra ci sono lamore evangelico e la povertà che animano tutte le eresie dal Medioevo, o meglio dal tempo degli albigesi, dei patarini, dei movimenti pauperistici e degli spiritualisti francescani fino al tempo dei cattolici liberali (A. Rosmini con Le cinque piaghe della Chiesa sec. XIX) dei modernisti (A. Fogazzaro con Il Santo, Pio X con la condanna del modernismo con lenciclica Pascendi - 1907) dei preti operai, della teologia della liberazione di ispirazione filomarxista (seconda metà del secolo scorso e proprio nella terra da cui proviene Papa Francesco, che lavversò sul piano dottrinale).
Da una parte cè il Potere della Chiesa, che con le lotte per le investiture e con Innocenzo III afferma la superiorità del papato su imperatori e principi (teocrazia) per cui il capo della Chiesa, il Papa, indossa il triregno in rappresentanza dei suoi tre poteri (come padre dimperatori e principi, come governatore delle cose terrene, come vicario di Dio) e si veste di gemme, di brillanti, di mantelli preziosi ed è portato in trono come un antico sovrano orientale ( ci si potrebbe richiamare alla figura di Bonifacio VIII nella rappresentazione del Mistero Buffo di D.Fo).
Dallaltra parte ci sono lamore evangelico e la povertà di Cristo, la mangiatoia in cui Cristo nasce, lesercizio e lesempio della povertà di San Francesco dAssisi nel Medioevo e oggi di Papa Francesco, che rifiuta le gemme e indossa una croce di ferro anziché doro, che rifiuta lampio appartamento papale ed abita in due stanze a Santa Marta, rifiuta la figura sacrale, distaccata e maestosa per mangiare insieme con gli altri nella mensa comune, rifiuta i mocassini rossi per calzare le scarpe di sempre, rifiuta lautoblu per spostarsi in metropolitana come faceva a Buenos Aires.
Così limmagine incrollabile del Potere arroccato nel Concilio Tridentino contro lavanzata democratica del protestantesimo e nel suo consolidamento col Vaticano I di Pio IX contro il liberalismo usurpatore, può apparire davvero sul punto di crollare. Infatti quellimmagine, già fortemente picconata per opera di Giovanni XXIII col Concilio Vaticano II, oggi appare demolita e stritolata per opera del pauperismo di Papa Bergoglio.
Potrebbe ciò parere estraneo alla politica. Ma ora con il concreto superamento del Concilio Tridentino e del Concilio Vaticano II, nei fatti, ad opera di Papa Francesco, i molti di destra temono un venir meno del fondamento del Potere e anche un venir meno di sempre ipotizzabili puntelli vaticaneschi ad una certa politica fondata sui privilegi di classe.
Allora certuni sembrano insinuare che Francesco giochi con le manifestazioni esteriori per affascinare le folle, per affatturarle e attrarle e ricondurle come greggi pascenti di nuovo allovile della Chiesa di sempre, che rimarrebbe sempre la stessa, solida e immutabile nei millenni, cioè così come lavevano pietrificata prima il Concilio Tridentino e poi il Concilio Vaticano I.-
Penso che non si possa travisare e immiserire così lazione di Papa Francesco, né tantomeno negare un rinnovamento dellimmagine della Chiesa, cui si tende a toglierle ciò che non le appartiene per sua natura, il Potere, cioè il trono che sovrasta laltare, per restituirla alloriginaria sua povertà, vale a dire alla carità, alla misericordia, allamore del prossimo, alla mangiatoia della grotta di Betlem.
Ciò pare con grande soddisfazione di quelli cosiddetti di sinistra, magari non per fede, ma in odio al Potere, di cui nella storia i poveri hanno sofferto e sopportato angherie e soprusi. E che ora sembrano felici di vedere che tutti si rivolgono al Papa non con i titoloni riverenziali dovuti ai potenti, con Sua Santità, Santo Padre, Beatissimo Padre, ma come ad un fratello maggiore, semplicemente col suo nome, Francesco.
Luigi Filippetta
LA NOTA DI PIERLUIGI
Caro Giggi,
tutti siamo affascinati dal comportamento di Papa Francesco (tranne i vari Pietrangelo Buttafuoco di destra e perché no di sinistra). È vero che sono in molti a pensare che il comportamento dellattuale Papa, sia tutta una messa in scena per riconquistare il terreno perduto dalla Chiesa. Chi ha letto la Storia, saprà che già ce stato nel passato qualche Pontefice che per riaccattivarsi la simpatia parlò di cambiare sistema di procedere (leggasi Alessandro Borgia)ma, gettò le basi per creare una banca, cioè raccogliere fondi attraverso un organizzazione di palazzo per ridistribuirli agli altri; ma gli altri erano i suoi accoliti e soprattutto i figli. Questo avvenne, proprio in un discorso che fece ai cardinali, alla commemorazione della morte del figlio primogenito Juan, assassinato forse proprio dal fratello minore Cesare (il Valentino).
Questo Papa, non solo è stato coraggioso nella scelta del nome, ma parla e si comporta come Giovanni di Pietro Bernardone dopo essere diventato Francesco. Solo che questo Francesco, in apparenza, è meno battagliero. Anche se credo che alloccorrenza anche lui andrebbe alle Crociate per cercare di fermarle!
Ma a me, invece, è subito venuta in mente lidea che LA CHIESA gli stia lasciando spazio per il recupero, LASCIANDOLO sfogare nella sua vocazione; cosa che non fece con Papa Luciani e Papa Roncalli! E la mia preoccupazione è che finito di raccogliere le mele, tutto ritorni come e peggio di prima, rendendo innocua la semplicità del Papa.
Te lho detta mai la questione delle mele? Comunque te la ridico. Mi diceva un politico rampante che se tu volessi rubare una cassetta di mele da una partita, se cè chi guarda, basta gettare una cassetta a terra e tutti si precipiteranno a raccogliere le mele e nessuno farà più caso a quella che ti stai portando via!
Sicuramente Francesco non sa delle mele. Ma mi sorge il sospetto che Ratzinger lo sapesse.