Alberi alberi
alberi, in ogni dove
in cui occhio s'arresti
il verde degli alberi
in un unico ed immenso pensiero.
Alberi dalle forme svariate
che protendono
verso il cielo
le loro esili figure.
Alberi di strada
alberi di campagna,
sospiri d'attimi
colori di vita
desideri d'un cielo
che la fiamma del sole squarcia.
Alberi alberi alberi,
che lieve alito d'amore
che pace,
che gioia sarebbe
rendervi custodi del mio segreto.
CHICCO DI GRANO
1982
Un chicco di grano
per un popolo affamato.
Nulla di più
per sfamare una tribù
GIROTONDO PER DIMENTICARE
1982
Giran veloci '
i piedini dei bimbi
intorno al monumento,
le strette manine
formano una circolare catena
e i soavi canti
cullano il riposo
degli eroici soldati.
Girate fin che potete
dolci creaturine
della felice nuova vita,
girate intorno a questo triste ricordo
con canti e sorrisi,
e or fermi battete le manine,
saltate sulle vostre esili gambe
al ritmo pazzerello
d'una danza di gioia,
e poi girate
girate sempre. sempre più veloci,
finché l'errore
dei vostri padri
non sia del tutto dimenticato.
IL CIMITERO
1985
Un grande cancello
sbarra l'entrata
del mondo segreto,
quivi vinti e vincitori
ladri ed eroi
hanno un ugual gloria.
Attraversando il viale
gli alberi ti guidano
verso la pietra eterna,
gli odori dei crisantemi
e l'eco di lunghi pianti
si spandono nell'aria
pesante per i vivi.
Allineati come in guerra
son sepolti nella terra,
non fucili han per arma
ma croci di legno,
non più lamenti di dolore
provengono dai loro corpi
ma silenzi esalano
le tombe corrose.
Sembra un'immenso
esercito di soldati bianchi,
il generale li guida,
é davanti l'entrata,
non più in campi di battaglia
ma nei prati del cielo.
Uscendo da questo luogo
che non potrai dimenticare
senti che qualcosa hai perso;
Si...ecco,il cuore é ancora là
sepolto in quel silenzio.
INUTILE ORGOGLIO
1985
Chino me stesso
cosciente sull'orlo del baratro.
Dieci anni per soffrire
fin qui nulla da dire,
ma un attimo per morire
che libertà é questa?
Fragile é l'uomo
che piega il capo
con abominevole indifferenza
alle terribili ondate
dei perché senza risposta;
Ed io,
stolto tra gli stolti
peccatore tra i peccatori,
irrigidito da un'inutile orgoglio
non chinerò certo il capo
se mai mi spezzerò.
L'OSPEDALE
1983
II tempo tace
nei lunghi corridoi dell'ospedale,
sulle pareti si diramano
invisibili edere,
al di là di quelle spesse mura
si scopre al passo incerto,
il retroscena della vita.
Porte aperte a tutti,
e su letti bianchi
giacciono
come pallidi cadaveri
gli assenti dal mondo.
Dense nuvole
di soffocanti odori
opprimono gli angusti spazi,
soffitti scrutati a lungo
come sfere di maghi
coprono l'immenso cielo,
poi lamenti dolori di fuochi spenti
da gelide piogge.
Vegliano sui sudati muri croci di legno,
croci di corpi stanchi porgono
ai due lati i loro volti disfatti,
bisbigli di speranze
rivestono il vuoto di lunghe ombre,
grassi sorrisi
attorniano la madre chioccia
dei suoi pulcini,
e nella semioscurità un misero qualcuno
volge l'orecchio attento
ai desiderati passi.
Nell'ospedale
colpiti dal male
si preparano al buio le dimenticate figure.
Alcuni si aggrappano
all'orlo dell'abisso
alcuni si lasciano sprofondare
ma i più ascoltano prima dell'arduo passo.
MIO MARE, ORA MIA PALUDE
1986
Un tempo era mare
e l'onde gonfiandosi
percuotevano abbattendo
navi orgogliose
che in tempesta ardivano.
Le chiare acque del sale
sulle sabbie arse delle spiagge
e sugli scogli spigolati
soavemente si distendevano
lasciando dietro di se
una triste scia bianca
di cari e inappagati ricordi.
Era grande il mare
colmo d'acque e solitudine,
risuonavano allora
voci sospiri silenzi
nella sua pacata tristezza.
Occhio non aveva vista
del limite d'ogni cosa,
orecchio non aveva udito
del suono ristoratore,
il corpo non possedeva sensi
per inebriarsi d'oblio.
Ora paludi di serpi
e l'erbe del male crescono
in un raggelato freddo,
silenzi vampirizzati dalla morte
investono l'aria
d’un falso colore.
Ire e bestemmie paludate,
vegetali senza nome
animali respinti
e viscidità repellente
in quelle acque melmose.
Ora s'avanza la palude
l'odore acre prende l'olfatto
copre del nero del fango bagnato
il peccato e un triste rimorso.
Mia palude in te affondo
ma il ricordo é sempre vivo
dell'azzurro del mio mare.
NATALE VICINO, NATALE LONTANO
1985
Natale che corre
con sciarpe e regali
in cuori pieni d'amore,
Natale realtà di sogno
fiore prediletto
di un'ansiosa attesa,
Natale insieme
mille luci
tra fiori canti e balli,
Natale in due
lungo un viale
di un'eterno amore,
Natale di Gesù bambino
di speranza e d'amore
di fede e carità.
Natale dietro le luci
della felice città
tra la sofferenza e il doloro,
Natale oscuro
raggelato dal freddo
lungo una buia via,
Natale che addolora
nudo d'amore e di vestiti
e con le scarpe rotte,
Natale di tanti
di pianto e di dolore
di morte e di guerra.
Natale vicino;
In una grotta
nasce Gesù bambino.
Natale lontano;
Nel mio cuore
muore il signore.
PEZZI DI CARTA
1982
Pezzi di carta al vento
di una lettera mai scritta,
parole che non dicono
del dolore di un addio.
RICORDA: TU SEI UOMO
1990
Colpi di frusta
cadono a grappoli
sulla mia bianca pelle,
profondi silenzi
colpiscono il mio animo
che solitario s'incammina
in un mondo solitario.
Questo é male questo é bene
e tu devi scegliere,
sceglierai a tuo piacimento,
ti sarà concessa la libertà;
Ma bada
che il vento non ti travolga
che la luce non ti accechi
che il buio non ti imprigioni.
Pezzi di vetri
sotto i miei piedi,
e il serpente che morde,
vibra in alto il mio pugno
futile pugno d'un uomo,
ma la sconfitta é ormai certa.
Saffo si uccise.
La tua vista vedrà il mare
il sole la luna e la terra
e quanto vorrai
anche l'immenso sarà tuo,
perché tu sei uomo.
E creandoti l'Iddio,
con tocco raffinato di pennello,
diete a te
bellezza con coraggio
sapienza con sentimento.
E il mare inghiotti il marinaio
e il sole arse il contadino
e la luna spaventò il bambino
e la terra seppellì mio padre,
l'immenso é lontano
pari alla sua immensità.
LA VITA
1990
Il vento spazza
via le foglie dal giardino,
un foglio di carta
s'alza in aria mollemente,
raggiunge un balcone
s'arresta, poi precipita,
precipita a terra.
Ma il vento soffia
arraffa il foglio
lo avvolge lo piega
lo scaraventa contro un muro;
E' la che, senza più varchi,
la vita diventa
un piccolo foglio nero
PAESE BIANCO PAESE NERO
1996
Paese
collina verde di fiori d'azzurro coperto,
stella madre fertile,
protetto e nutrito dal mio vegliato amore
in notti fredde e sole,
paese...
paese radici profonde nel cuore
gioia e dolore,
fanciullezza spensierata,
paternità preoccupata,
Paese
paese...ascolti?
Le tue strade antiche dei miei primi passi incerti,
le tue piccole grandiosità
nei miei innocenti occhi,
la mia (tua) casa e mio padre,
poi il ricordo triste d'una casa vuota.
Paese...
tu non ascolti il tuo figlio che piange
tra i rovi desolati della tua terra abbandonata.
Paese
paese, paese... piccola provincia di città
piccola terra avara d'amore
piccola tomba di dolci parole.
Paese mio
se si smantellassero le tombe
dei tuoi vecchi figli,
i loro occhi ti sprofonderebbero
nell'ignoto ignobile dell'ignaro.
POESIA
1983
Poesia di un attimo
poesia di sempre
poesia per me e per te
poesia per chi soffre
poesia nel mio cuore
poesia nella poesia.
Poesia eccelsa malinconia che resta mia
pur se in te va via.
SEMPRE DIETRO
"a ciò che sussurro dolcemente vita"
1985
Sempre dietro
con un amaro sorriso da vinto
eccomi avanzare a carponi,
per l'ennesima volta,
verso il traguardo dell'umiliazione,
nessun dolore ormai
non c'é dolore nel sempre.
L'ultimo vagone
di un treno trasandato,
non potrò mai
giungere in tempo
alla prima stazione di vita;
Fosse solo per me
direi "Peccato, ma forse non conta",
é la cara ed innocente catena
che a gran pena
mi tiene legato
a far della mia libertà
una deplorevole rassegnazione,
a viver una vita non più mia
ma d'altri.
Si sovrappongono sul mio vagone
le luride merci dell'umanità
e codesto fardello
che da anni m'afflige
in me prigioniero
non avrà mai fine.
Giovane testardo
stracarico di delusioni
stanco di viver
giammai verrò a lei,
ma se viver devo
non avrò più
l'ardente desiderio
di stringere a me
lo scettro del successo
e né avrò occhi d'invidia
per chi,cieco,dimenticando
il baratro che cinge il suo essere
dimena il pugno in alto
in segno d'un'incomprensibile vittoria.
Lo scorrere monotono
di un quieto fiume
richiama, si, al viaggio
di un impertubabile nomade,
ma é il nomade stesso
cosi simile ad un fiume
ma cosi lontano
da esser escluso
dalla vista delle acque.
Ed io cosi bramoso e cosi lontano,
fuori ne rido
dentro ne piango.
Taccio,
ma in me per me,
dall'attimo in cui fui respiro,
prescelto a vita
o alle some della vita,
protesto e protestando
chino me stesso cosciente
sull'orlo del baratro.
Dieci anni per soffrire
fin qui nulla da dire,
ma un attimo per morire
che libertà é questa?
Fragile é l'uomo
che piega il capo
con abominevole indifferenza
alle terribili ondate
dei perché senza risposta;
Ed io,
stolto tra gli stolti
peccatore tra i peccatori,
irrigidito da un'inutile orgoglio
non chinerò certo il capo
se mai mi spezzerò.
VIOLINI DEL VENTO
1984
Lieve l'onda del suono
frusciante tra le vie
giunge al mio orecchio,
ed é gioia lo sprofondare
nei gorghi dell'oblio,
ed é gioia il sentirsi
vento fuoco acqua.
Scorre il fiume delle note
e le fiabe della vita
raccontano mille amori,
ed é estasi suprema
l'attimo d'un'istante,
ed é vivere
ascoltare attoniti.
Ed il suono si riversa
tra le fessure tra i vicoli
nel cielo nell'aria nel mare,
ed é passato presente futuro
il corpo posseduto dal cuore,
ed é un ricordo
triste ma ancor vivo.
Suonate queste note
violini del vento,
suonate,
cosi all'alba
potrò piangere dolcezza.
RIMPIANTO
1983
A sera
quando la luna
s'attarda in cielo
lungo i viali d'alberi
tacite ombre in amore
respirano vita.
Nella via, a sera,
l'occhio va
su due ombre vicine,
e tutt'intorno il grigio argenteo
riveste d'un bianco sorriso
quelle case ammucchiate
l'una sull'altra,
quelle case vinte
vinte dal tempo.
Giovinezza allor depose
in quel balcone
ghirlande di rose,
e il tempo passò
rullando veloce sugli anni,
i petali caddero
poi scomparvero.
A sera,senza luna,
il sorriso va via,
e lungo la via deserta
una solitaria ombra curva
innalza alla trascorsa luna
una preghiera di rimpianto.
FANTASIE AMARE
1994
In questa interminabile notte,
imprigionata dal cielo,
il mio sguardo
ferisce una stella
fra le tante...
Fantasie,fantasie del cuore,
parole d'un bel gioco,
parole perfette perché imperfette
scolpite nella loro pomposa rotondità.
L'eroe cavaliere spingeva
la bianca puledra
oltre il fossato,
un nitrito
un gran vuoto
un secco tonfo
un mesto silenzio.
La farfalla variopinta
attendeva nell'aria
un'odore un sibilo un richiamo,
poiché tutto invano
molle e silenziosa,
come foglia d'un grigio autunno,
s'accascio a terra.
Che notte..questa notte!
solo intrecci da districare,
fantasie amare,fantasie di notte.
Il cielo..quanto cielo!
e quante stelle! e quanta luna!
il buio..quanto buio!
E la luce?
la luce é del giorno.
L'aquila s'é levata in volo,
l'occhio vigile osserva
e poi giù a terra,
afferra e strappa.
La notte termina a giorno
ed il giorno a notte,
ma mai cessano le fantasie.