Valutazione e buona scuola-
NUOVO ARTICOLO DI Giggi Filippetta SULLA SCUOLA
NdR. Questo articolo va letto attentamente dalle persone del settore e soprattutto liberi da preconcetti. Non sono, io, del settore ma l'ho trovato molto interessante, visto che il giudizio di una insegnante che trovava il mio nipotino, di seconda elementare, "uno zero" , ha creato un trauma psichico nel bambino, tanto che il padre ha deciso di trasferirlo in un altra scuola; ed ora "è uno dei tanti normali bambini".
Non che per noi conti molto ma ha la media del nove. Pierluigi Camilli
VALUTAZIONE E "LA BUONA SCUOLA" Per la valutazione dell’apprendimento degli alunni si sono inventati le cosiddette prove oggettive e persino un nuovo istituto, quello dell’INVALSI. Un istituto che, attraverso gli alunni, dovrebbe valutare l’andamento di ciascuna scuola. Un altro carrozzone inutile da aggiungere agli altri con relativo aumento di spese inutili. Chi s’intende di scuola, e specificamente di pedagogia, sa che non si può valutare il progresso di un alunno, sottoponendo ad un giudizio il suo solo apprendimento, isolato dagli altri aspetti della sua personalità e sulla base di una pretesa oggettività delle prove di valutazione. L’alunno è un’integrità, una persona, fatta non solo d’intellettualità e di conoscenza, ma anche di altre dimensioni, quali l’affettività, l’emotività, la socialità. La valutazione dell’apprendimento riguarda solo la sfera cognitiva, mentre l’intelligenza emotiva è fondamentale per lo sviluppo e la crescita della personalità dell’alunno, sia nella sfera sociale che in quella affettiva, intellettuale, conoscitiva, culturale. E allora chi valuta lo sviluppo di queste altre dimensioni della personalità dell’alunno? Con quali altre prove oggettive? Con l’INVALSI? Errore fondamentale, di prospettiva, quello della cosiddetta valutazione oggettiva condotta sulla base di prove oggettive. L’alunno, specialmente quello di scuola elementare o della scuola media, di fronte a prove problematiche, è sollecitato e influenzato da impulsi emotivi che ne condizionano il rendimento e ne falsano il risultato. Errore anche perché si vuole sottrarre il giudizio alla soggettività valutativa del singolo insegnante, reputata fuorviante da una pluralità di interferenze personali. Infatti la valutazione soggettiva è anche uno strumento educativo, che l’insegnante deve utilizzare con estrema sensibilità e profonda responsabilità, come momento di promozione e gratificazione, oppure di correzione per la crescita comportamentale dell’alunno. Comunque quello della valutazione è un vecchio problema. Chi conosce la storia della scuola sa come periodicamente siano cambiati modi e sistemi valutativi. Una volta con numeri da uno a dieci, poi con giudizi espressi sinteticamente con aggettivi (insufficiente, sufficiente, buono, ottimo, lodevole, ecc.) poi ancora con i numeri e poi ancora con giudizi più analitici, secondo un alternarsi che ha sempre risentito della voglia di novità dei vari ministri durante un secolo e mezzo. Vecchio problema, che però ci richiama all’esigenza della fiducia nell’insegnante come educatore. O, meglio, alla fiducia nella sua preparazione e ancor più nella sua disposizione naturale all’insegnamento, alla sua sensibilità psicologica nella conduzione del rapporto educativo con gli alunni. Perché io, nella mia attività direttiva, spesso non sono riuscito a far capire a molti insegnanti, a troppi, che voti e giudizi non si danno in base alle proprie opinioni, ma secondo una legge che li stabilisce, cioè nel caso dei numeri, da uno a dieci; e che non si può dare zero e nemmeno undici, ma si deve dare quattro o dieci secondo il merito. Ma per vari insegnanti, specialmente per vari professori, no! Essi dicono: Ma il mio sette vale il dieci degli altri! E non gli entra in testa che stanno dicendo e facendo una cosa illegale, contro la legge, prima ancora di una cosa che offende e confonde gli alunni. Insegnanti del genere possono anche insegnare benissimo, ma sono rovinosi nella conduzione del rapporto educativo con i loro alunni, con conseguenze deleterie anche per la scuola stessa.
Mi fermo qui. Perché quello della valutazione è un discorso lungo e complesso. Quasi inesauribile. Tanto che ha dato luogo a una nuova scienza, la docimologia, con relativa cattedra universitaria, relativo insegnamento e relativa specializzazione. Luigi Filippetta |