TUTTIPROVERBI-
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VIZI e virtù
Dai proverbi raccolti intorno a questo tema si evince che l’indifferenza, la vigliaccheria, il menefreghismo sembrano rappresentare una sorta di difesa contro le avversità della vita.
Riguardo all’ingiustizia, poi, il povero ha un atteggiamento di rassegnazione, quasi che facesse parte dell’ordine naturale delle cose. A questa si contrappone la giustizia che, coerentemente, viene considerata morta e sepolta. In fondo, a pensarci bene, non poteva che essere così in un mondo dove il diritto era prerogativa del più forte . La stessa sorte è toccata alla coscienza, anche se rimane ben radicato il senso morale, ispirato all’insegnamento evangelico.
A cusceza stea ‘ncima a ‘ncardu, è passatu u somaru e se l’ha magnatu.
La coscienza stava sopra un cardo, è passato un asino e l’ha mangiato
Bòtte carceratu e trenta pauli
botte, in galera e si paga persino, se si ha a che fare con i prepotenti.
Butta u sassu e busca a mani
Getta il sasso e nasconde la mano
Chi male fa, male spetta: spettatela tu che me l’ha fatta.
Chi fa del male, aspetta il male, dunque aspettatelo tu che me ne hai fatto.
Chi più sporca la fà diventa priore
Chi si comporta nel modo peggiore, riceve il massimo del potere
Fa bene e scordate fa male e penzace.
Fai del bene e dimenticalo; se fai del male pensaci.
L’erba cattiva non more mmai(1
L’erba cattiva non muore mai.
Male non fa’ e paura non ave’.
Non fare del male e non aver paura.
Non me fà né callu né friddu
Non mi fa né caldo né freddo
Panza piena non pènza a quella vota
Pancia piena non pensa a quella vuota.
Quello che a te non piace all’ari non fa.
Quello che non piace a te non farlo agli altri.
Tette muru finché n'te vòto u culu.
Tieniti muro finché non ti volto le spalle
A paja vicinu a bracia pija focu.
La paglia vicino al fuoco brucia.
Chi lassa a strada vecchia p'éa nova, sa quello che lassa e non zà quello che trova
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia e non sa quello che trova.
Chi magna pocu, magna sembre.
Chi mangia poco, mangia sempre.
Chi se ‘mpiccia dell’affari ardrui de tre malanni je ne toccanu ddui.
A chi si occupa degli affari altrui di tre malanni gliene toccano due.
Cou tempo e coa paja se maturanu ‘e néspule e ‘a canaja.
Col tempo e con la paglia maturano le nespole e la canaglia
Gni cosa a tempu seu.
Ogni cosa a suo tempo.
Ha ttaccatu a barrozza nnanzi ai bovi
Ha attaccato il carro davanti ai buoi
Lassa pèrde! Che esso più mistichi e più puzza.
Lascia perdere che più mescoli e più puzza
’Nculu te ccé rientra e ‘ncapu no!
Sei così duro di cervice che ti entrerebbe prima nel culo che in testa
No ttaccà a barrozza nnanzi ai bovi
Non attaccare il carro davanti ai buoi
Non da’ retta a sunnji (sugni).
Non dar retta ai sogni.
Non te ‘nfascià u capu prima de roppetelu
Non fasciarti la testa prima di rompertela
Non te ‘nfonne prima che piove
Non bagnarti prima che piova
O troppu struppia.
Il troppo storpia.
se quanno va’ pe’ strada crucchi tutti i sassi mo’ ciù porti u saccu ‘nna mola!
se quanno va’ pe’ strada crucchi tutti i sassi mo’ rrivi!
Se quando vai per strada colpisci ogni sasso non arrivi mai /non porterai mai il sacco al mulino.
Se tiri troppu, a corda se stucca
Se tiri troppo la corda (esageri) questa si rompe.
Se vò che casa dura pure l'acqua se misura.
Se vuoi che la casa duri, anche l’acqua va misurata.
Se vó che casa va: ‘o vinu forte ‘o pane summu e l'oiu che sa.
Se vuoi che la casa vada bene, (non devi gettare neanche) il vino inacidito, il pane non lievitato e ll’olio che ha preso un cattivo sapore.
U piru fattu casca senza trastu.
Il pero maturo cade senza batterlo
Intraprendenza / insistenza
Chi non risica non rosica
Chi non rischia non mangia
Chi tè più porvere spara
Chi ha più possibilità è in grado di realizzare ciò che desidera
Chi tè vocca e llengua rriva a Ferlenga(2
Chi ha la bocca e la lingua (per chiedere) arriva ovunque
Chi vo’ va’, chi non vo’ manna
Chi vuole va, chi non vuole manda qualcun altro.
Commanna e fa’ da te, sarrai sirvitu come un re.
Comanda, ma fai da te, sarai servito come un re
Daje e daje e cipolle diventanu aji.
insistendo si può addirittura cambiare la natura delle cose, ossia le cipolle possono diventare aglio.
Tàccate ardu che a cascà bassu fà sempre attempu
Vola alto che a scendere in basso c’è sempre tempo
U ferru tocca a battelu quann’è callu
Il ferro bisogna batterlo quando è caldo, quindi è fondamentale approfittare delle opportunità.
Alloggia quanno alloggia a callina, quanno canta u callu tu cammina
Vai a dormire quando ci va la gallina, quando il gallo canta sta in strada.
Capu che non parla è chiamata cocozza
Chi non ha il coraggio di dire la sua opinione è come una zucca vuota.
Chi dell’ari se veste prestu se spoja
Chi si veste delle cose altrui, rimane presto nudo.
Chi pratica cou cioppu ‘mpara a cioppicà
Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare.
Chi presta deserta e se fà l’innemichi
Chi presta perde le cose prestate e si crea i nemici.
Culu pècca e Culu paga
Culo pecca e culo paga.
Dibbiti e peccati chi i fa’ i paga
Debiti e peccati chi li fa li paga.
I menagabbi ‘rrivanu
espressione usata per chi ha deriso e viene deriso.
I menagabbi stau arreto a porta, chi i fa si porta
La derisione sta dietro la porta, perché chi deride si potrà trovare domani ad essere deriso.
Parabbisu che unu se ne mena gabbu
Sembra che ci si meravigli
Scappa de fore e chiedi cunziju, rerrentra a casota e fa’ come te pare.
Esci di fuore e chiedi consiglio, rientra a casa e fai come vuoi.
Se t’a da fà mmazzà, fatte mmazzà da ‘n macellaru bbonu
Se devi farti uccidere scegli un macellaio buono.
SPERANZA/DISPERAZIONE/preoccupazioni
A giustisia a tenea mmocca ‘ncane e l’hau retrovatu ppiccatu ‘na Storta!
La giustizia stava in bocca ad un cane, ma l’hanno trovato impiccato alla Storta
A lengua batte ddó u dente dole!
La lingua batte dove fa male il dente
A speranza è l’urdima a murì ma sperenno sperenno te llichinisci
La speranza è l’ultima a morire, ma... sperando, sperando ti annienti.
Chi de speranza vive disperatu more
Chi vive di illusioni, muore disperato.
Chi spira spera e chi speranza non ha mejo che mora.
Chi spira spera e chi speranza non ha meglio che muoia.
Come facemo? Come l’antichi: se magnavanu e scorze e iettavanu i fichi
Come facciamo? Come gli antichi che mangiavano le bucce e gettavano i fichi.
Dibbidi e guai non finisciu mmai
Debiti e guai non finiscono mai
E nove cattive rrivanu subbitu
Le cattive notizie si sanno subito.
Non te nfascià u capu prima de roppetelu
Non fasciarti la testa prima di rompertela
Non te nfonne prima de piove
Non ti bagnare prima che piova.
Nze reffiata ‘mpoverellu se non è pe’ disgasia
Il povero non prova piacere se non per disgrazia (altrui).
O giustu l’hau retrovatu ppiccatu ‘na Storta
il giusto l’hannoritrovato impiccato a La Storta
Tarda nova bbona nova
Una notizia che tarda è sicuramente buona.
U medicu piitusu fa ‘a piaga puzzulende
Il medico pietoso fa infettare la piaga.
U poveracciu non gode se non é pé disgrasia
Il povero non gode se non per un caso fortuito.
Va co’ chi è mejo de te e fajece e spese
Vai con chi è migliore di te, ma poi superalo.
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Molto chiara risulta la differenza tra questi due atteggiamenti: il primo , pur con qualche ambiguità, rappresenta l’unica possibilità di sopravvivenza nella società contadina, soggetta ai cambiamenti del clima, ma anche alla prepotenza dei più abbienti, mentre la seconda è sempre giudicata moralmente riprovevole, anche perché non gratificante sul piano pratico.
(L’ha refatti) i guadagni de Maria cazzetta
Hai rifatto i guadagni di Maria “cazzetta”
(detto di persona che fa acquisti sbagliati ed è incapace di risparmiare)
A robba dell’avaru sa magnanu i scruccuni
Il patrimonio dell’avaro se lo mangiano gli scrocconi.
A robba dura tre generasiuni: a prima a fa, a seconda a mantè e a terza a dissepia
Il patrimonio dura tre generazioni: la prima lo crea, la seconda lo mantiene e la terza lo distrugge.
Cento a resparagnà e unu a sprecà non se rriva
Cento a risparmiare e uno a sprecare non si arriva lontano
Chi de a robba sea se protesta pia un maju e daielu ‘ntesta
A chi si priva del suo patrimonio prima di morire, dagli un colpo in testa con un maglio.
Chi resparagna u diavulu s’u magna
Chi risparmia il diavolo se lo mangia
Chi resparagna, spreca
Chi risparmia, spreca.
Quello che ce mitti ce retrovi
Quello che metti da parte ritrovi.
Quissu me pare u recalu che fece Berta ‘a nepote
Quello mi sembra il regalo che fece Berta alla nipote
(detto di persona avara che non fa un regalo adeguato alle circostanze)
Sparti ricchezza diventa povertà
Dividi la ricchezza e diventa povertà.
SALUTE / precarietà della vita
A piove e a muri ce vò pocu!
A piovere e morire ci vuole poco
Chi casca ‘mpovertà perde ogn’amico
chi diventa povero perde ogni amico.
Chi non caca cacarrà, chi non piscia creparrà.
Chi non defeca defecherà, chi non orina morirà.
Pigna ndronata centanni pe’ casa
Pentola incrinata non si rompe mai
Sopr’ao cóttu l'acqua vullita.
Sopra la scottatura l’acqua bollita.
Te vo’ propiu murì? un piantu e mprazu!
Vuoi proprio morire? Un pianto e un pranzo!
Tristu /Chi more va alla fòssa, chi remane se consola e passa.
Infelice è chi muore e va sottoterra, chi resta si consola e si diverte
Tristu chi casca ‘nterra e chiede aiutu
Infelice chi cade a terra e chiede aiuto
U medicu studia e l'ammalatu more.
Il medico studia e l’ammalato muore.
A voja a predicà predicatore, se predichi pe’ mme la ‘mpicci male,.
che tantu vojo fà ( io farrò) come me pare
A voja a predicà predicatore, se predichi pe’ mme no strillà tantu!
Hai voglia a predicare predicatore, se predichi per me ti va male/ tanto io faccio come voglio! Hai voglia a predicare predicatore non gridare tanto/
Acqua e focu Ddio je dia locu
Acqua e fuoco li tenga al loro posto Iddio
All’Ave Maria o a casa o pe’ lla via.(3
Al suono dell’Ave Maria o a casa o per la strada (di casa).
Chi vò u santu (Cristo) ché ssu prega (se l’adora)
Chi vuole il santo lo deve pregare personalmente.
Coll’Ave Maria, mo’ ha rrimpi a panza!
Con l’Ave Maria non riempi la pancia
Com’è zì fra’ che cazzu e fregna o capisci e a cutichicchia no!(4
Come mai “cazzu”/ “fregna” lo capisci e la cotichella no!?
.Cristo manna o friddu sicundu i panni.
Cristo manda il freddo a seconda dei panni che indossi per ripararti
Ddio vede e provede.
Dio vede e provvede
Dio provede, ma non carria
Dio provvede, ma non trasporta il cibo.
.E' passatu l'Àngilu e a ittu: - Amen.
è passato l’Angelo e ha detto:- Amen
Fa’ quello che prete dice, non quello che prete fa’.
Fa’ quello che il prete dice non quello che il prete fa.
Frate cappuccinu quntu si birbò, và cchiappenno ‘e femmone l’appe u Mascaro.
Frate cappuccino quanto sei birbone, vai prendendo le donne vicino al mascherone.
Ha trovatu Cristo a mete e ‘a Madonna a recoje i manócchi.
Ha trovato chi gli fa le cose gratis (o le fa al posto suo).
In compagnia ce pija moije ‘n frate.
Stando in compagnia prende moglie un frate.
Iùtate che Ddio te iuta
Aiutati che Dio ti aiuta
Lassalu perde, fallu mmazzà a Cristo.
Lascialo perdere, fallo ammazzare a Cristo.
Moniche, frati e pulli non zò (ze sentu) mai satulli.
Monache, frati e polli non sono mai sazi
Mpo’ co lardale, mpo’ cor santissimo, quanno che a sera se remeddia benissimo.
Un po’ con l’altare, un po’ con l’Altissimo, per quando arriva la sera si rimedia abbastanza bene.
N'a campana basta pe cento frati.
Una sola campana basta per cento frati.
Natale cou sòle e Pasqua cou tizzone.
Natale col sole e Pasqua accanto al fuoco.
Pasqua non vè se a luna de marzu piena non è.
Pasqua non viene se la luna di marzo non è piena
Pasqua Bbefania tutte e festi porta via eppó vè l’Annunziata, ne reporta ‘na manciata
L’Epifania tutte le feste porta via, poi viene l’annunciazione e ne riporta alcune.
Pasqua Bbefania tutte e festi porta via, Sant’Andonio binidittu ne reporta ‘nsaccuccittu.
. L’Epifania tutte le feste porta via, Sant’Antonio benedetto ne riporta un bel sacchetto
Predicató che prétichi au vendu, se prétichi pé mme non strillà tandu!
Predicatore non strillare tanto che stai predicando al vento, non a me
Pure u prete sbaja sobre all’ardale, non pozzo sbajà io.
Anche il prete sbaglia sull’altare, perché non posso sbagliare io!?
Sant'Antonio coa barba bianca o nève o fanga.
Sant’Antonio con la barba bianca o neve o fango
Tutte
Tutte le festività mariane sono importanti, ma
Unu contro l’aru, Ddio contro tutti.
Uno contro l’altro, Dio contro tutti.
‘A debolezza e ‘a ‘gnoranza non ci stà medicina che ‘e cura
La debolezza e l’ignoranza non si curano con le medicine
‘E botte deu maritu so e grolie deu paradisu!
Le botte del marito fanno guadagnare le glorie del paradiso.
‘Na mamma campa cendo fiji, cendo fiji non campanu ‘na mamma.
Una mamma accudisce cento figli, cento figli non sono in grado di accudire una sola mamma.
A mamma pe’ u fiju se leva u buccuncinu, u fiju pe’ a mamma se ficca tuttu ‘nganna.
La mamma per il figlio si leva di bocca il boccone, un figlio per la mamma mangia tutto.
Casa fatta non crumpi mancu l’acqua.
bisSe cumpri casa fatta, non cumpri mancu l’acqua.
Se compri una casa già fatta è molto conveniente
Casa nova scopa nova.
Per la casa nuova non si può usare una scopa vecchia.
Fiji picculi guai picculi, fiji grossi guai grossi.
Figli piccoli guai piccoli, figli grandi guai più grandi
I monelli so’ bboni solu quanno dormu.
I bambini sono buoni solo quando dormono.
I niputi strippanu a vigna.(5
I nipoti estirpano la vigna.
I parenti so’ come e scarpi: più so’ stritti e più dólu
I parenti sono come le scarpe, più sono stretti e più fanno male1)
Mazza e panella fa’ a fija bella.
Il bastone e il pane fanno la figlia bella.
Mejo ‘nsomaru vivu che un dottore mortu.(6
Meglio un asino vivo che un medico morto.
Mejo un cattivu maritu che ghieci fiji bboni
Meglio un cattivo marito che cento figli buoni.
Scopa nova scopa bbene.
La scopa nuova spazza bene.
Socera e nora so’ com’a lima e a raspa.
Suocera e nuora sono come la lima e la raspa.
Sotto a ficura ce nasce a ficurélla.
Sotto la pianta del fico nasce la piantina.
Tale vita tale maiolu, tale patre tale fijolu.
Tale vita tale germoglio, tale padre tale figliolo.
Trista ‘lla casa ddo’ non canta u callu ma canta a callina.
Triste è la casa dove non comanda l’uomo, ma la donna.
A ‘stu munnu ci stau quattro qualità d’ommini: ommini, bissommini, cazzabbubbuli e cujuni.
Al mondo esistono 4 specie di uomini: uomini, superuomini, imbroglioni e sciocci.
A callina fa l'ovu e u callu stregne u culu(7!
La gallina fa l’uovo e il gallo si lamenta per il dolore.
A chi dà e a chi’mbromette
A chi le dà e a chi le promette.
Bellu ‘nfascia, bruttu ‘n piazza.
Bello da bambino, brutto da grande
Chi non è bbonu pe’ ssé, mancu pe ll’ari.
Chi non è capace di badare a se stesso, tanto meno può essere utile agli altri.
Chi non sa finge e trafanà, de stu munnu pocu senn’à
Chi non sa fingere e darsi da fare, riesce ad ottenere poco dalla vita.
Chi tè na bella mafrocca ha buscatu ‘na bella pilòcca(9.
Chi ha un bel naso può sposare una bella ragazza
Chi va a fiera senza quatrini se satólla de spitturiate.
Chi va alla fiera senza soldi si sazia di spintoni.
Ddo’ non ce po’ rrivà ce jetta u cappellu(10
Dove non può arrivare ci getta il cappello.
È ladru sia chi rrubba che chi regge u saccu.
E ladro sia chi ruba che chi fa il palo (e comunque tiene mano).
è picculu ma è già ‘ncancaritu.
è piccolo, ma molto cattivo.
Fà calà o latte nne tinoccia /nni carecagni.
Fa scendere il latte alle ginocchia/ ai calcagni.
Fau più nove dì e nove nótti, che nove mesi mórti
Giovano più nove giorni e nove notti “buone” che nove mesi “morti”.
Guarda ‘a vigna e respia u cannitu(11
Guarda la vigna e controlla il canneto.
I sbaii dei padri, i paganu i fij che so l’eredi.
Gli errori del padre li pagano i figli che sono gli eredi.
Je manca sembre ‘nsordo pé ffa ‘na lira
Gli manca sempre un soldo a una lira
L’omo che guarda bassu a lo terrenu, poca amicisia e battije londanu.
All’uomo che non ti guarda in faccia, poca amicizia e tienilo lontano.
“Lassa fà” se fece frecà a moje a lettu.
“Lascia stare” si fece portar via la moglie dal letto.
Mamma me l’ha fattu u strippadonne che sotto au mulliculu me pènne.
(Metafora dell’organo maschile)
Mejo curnutu che malentisu
Meglio essere cornuto che male interpretato.
N’ha fatte più de Carlo ‘nfrancia.
Ne ha fatte più di Carlo in Francia
Non se sà tené ddu cici ‘ncorpu
Non sa tenere un segreto.
Non tè un centesimu pé ffa cantà un cecu
Non ha un centesimo per far cantare un cieco.
Non zì bbonu nné a parlà ne a statte sittu.
Non sei capace né di parlare né di stare zitto.
Non zo’ fatti pe’ l’asini i confétti e mancu ‘e mela rose pei pórchi
Non sono fatti per gli asini i confetti, tanto meno le mele rosa per i maiali.
Omo de vinu non vale ‘n quatrinu.
L’ ubriacone non vale niente.
Omo sbarbatu e donna baffuta da lontanu coi sassi se saluta.
Uomo sbarbato e donna baffuta si salutano da lontano con i sassi.
Pe fallu cumincià ce vose ‘nzordo, pe fallu smette ce vòse mezza lira
Per farlo iniziare c’è voluto un po’, ma per farlo smettere ci vuole molto di più.
Pure i puci tengu a tossa(12
Pure le pulci hanno la tosse
Puzza de schioppettate.
(è talmente cattivo che al passaggio) senti l’odore dei colpi di fucile.
Sì come u callararu o tigni o cóci.
Sei come il calderaio o tingi o scotti.
Sì sembre tu zippù zazzà.
Sei sempre lo stesso
Spassu de piazza trivulu de casa (13
Divertimento della piazza, tribolazione per la casa
Tristu chi guarda bassu al lo terrenu
Non fidarti di chi non ti guarda in faccia
Troppi ce vau co’ u saccu teu ‘nna mola.
Diverse persone vanno al mulino col sacco degli altri (ossia si nascondono dietro le colpe altrui).
U sóle (ô fume) bacia i bélli e i brutti i cèca
Il sole bacia i belli e acceca i brutti
Vurristi a vótte piena e a moje mbriaca.
Vorresti la botte piena e la moglie ubriaca.
“Compa’, ce semo capìti?”... “éhéé! I càpiti stau ‘nna vigna!”(14
- Compare, ci siamo capiti? - éhéé! I tralci stanno nella vigna. (Come dire: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire).
Certe vôte fà più male na parola cattiva che ‘na cortellata
Alcune volte fa più male una parola che una coltellata
Chi tè o pane non tè i denti, chi tè i denti non tè o pa’.
Chi ha il pane non ha i denti, chi ha denti non ha il pane.
Doppu a quarantina ‘nmalannu pe’ mmatina.
Dopo la quarantina un malanno per mattina.
È bellu a recojese ‘a vecchiaia, ‘na brutta malatia è ‘a vecchiezza!
La vecchiaia è una bella malattia, la vecchiezza è brutta
Finu a nna bara sembre se ‘mpara.
Fino alla bara sempre si impara.
Mannaggio la vecchiaia che mm’ha vvilitu, mancu ‘na mola m’arria macenatu.
Peccato che la vecchiaia mi ha avvilito, da giovane non mi avrebbe macinato nemmeno una mola
Quant’è brutta a vecchiaia, ma bbiatu chi ce rriva! (15
Quant’è brutta la vecchiaia, ma beato chi ci arriva.
S’ea raggiò a vecchia che non volea mmai murì.
Aveva ragione la vecchia che non voleva morire.
Sinu ‘a la morte ‘gni cojon ce rriva
Fino alla morte ci arrivano tutti
U fióttu é libbiru
Il lamento è libero
U munnu finisce quanno ‘a ficora fiurisce e ‘a mula parturisce(16
Il mondo finisce quando fiorisce il fico e partorisce la mula
A san Martinu ogni vótte ha fattu ô vinu
A San Martino ogni bótte ha il vino.
A Santa Lucia un passu de callina. A Natale ‘npassu de cane.
A santa Lucia un passo di gallina. A Natale un passo di cane.
Abbrile ‘gni cillittu ha fattu u nidu
In aprile ogni uccello ha fatto il nido
Abbrile ‘gni pianta a missu u fioru
In aprile ogni pianta è fiorita.
Abbrile, ‘gni colata ‘nbarile
In aprile ogni goccia è un barile
Agustu capu d’immérnu
Agosto inizio dell’inverno.
A Maggiu se fece nòtte.(17
Anche di maggio annotta.
Anno nóvu, vita nova
Anno nuovo, vita nuova
Dicembre: nnanzi me còce e arréto me ngènne.
A dicembre davanti mi scotta (il fuoco) dietro il freddo mi punge.
Febbraru, febbrarittu, curtu e malidittu.
Febbraio, febbraietto corto e maledetto.
Jamo, jamo, Ste’, (Stefanu me’) maggiu, giugnu e po’ se mète.
Andiamo, andiamo, Stefano, figlio mio, maggio, giugno e poi si miète.
Monte Gennaru cou cappellu è finitu u tempu bellu
Monte Gennaro col cappello è finito il bel tempo
Na calla fa’ bbene d’istate e dimmernu.
Un po’ di caldo fa bene d’estate e d’inverno
Ne reparlemo quanno Pasqua vè de maggiu.
Ne riparliamo quando Pasqua viene di maggio, ossia mai.
Ntempu de caristia pane de vecce.
In tempo di carestia si mangia il pane scadente
Ntempu de guerra gni sordatu passa.
In tempo di guerra ogni soldato viene arruolato
Péa Cannelora de l’immèrnu semo fora, ma se piove e tira ventu dell’immèrnu semo drento.
Per la Candelora l'inverno è finto ma se piove o tira vento siamo ancora in inverno
Quanno a luna t’è u lacu, piove.
Quando la luna ha l’alone pioverà
Quanno trona a Maccarese pija la zappa e va al paese(18
Quando tuona a Maccarese prendi la zappa e torna in paese.
Se gennaru non gennarea, marzu e abbrile repparea
Se gennaio non fa freddo, marzo e aprile rimettono in pari.
Se Monte Gennaru se mette u cappellu rrerrentra a casota e pija l’ombrellu
Se monte Gennaro ha il cappello(le nuvole coprono la cima), se esci prendi l’ombrello
Se non vè l’Annunziata, non firnisce l’invernata
Se non viene l’Annunziata non siamo fuori dell’invernata
Se piove ai quattro aprilanti, piove quaranta giorni duranti/ contanti
Se piove il 4 aprile piove per 40 giorni di seguito
Se piove de gennaru tette strittu ‘nnu pajaru
Se piove di gennaio tieniti stretto col pagliaio (consuma poco)
Se piove de Nicoletta n’ari ghieci giorni d’acquetta(19
Se piove il giorno di San Nicola, ci saranno dieci giorni di pioggia.
Se rennuvela sópre a brina spettate l’acqua ‘ncima a schina
Se ci sono le nubi sopra una brinata, pioverà certamente
A ‘nna vótte piccola sta o vinu bbónu
Nella botte piccola c’è il buon vino.
A socetà (o sòcceta) è bella dispara, ma unu è pocu e ddua so tróppi.
A società è bella dispara, ma uno è poco e due sono troppi
Callina ceca de notte ruspa
La gallina cieca razzola di notte
Chi ‘nce tè gnende da fa’ se spoja e se reveste.
Chi non ha nulla da fare si spoglia e si riveste.
Chi ara coe vacchi e zappa coe femmone, sempre compra e mai venne.
Chi ara con le vacche e zappa con le donne, compra sempre e non vende mai.
Chi ce tè i commidi e non ze ne serve ‘nze trova confessore che l’assorve
Chi ha le comodità e non le usa, è imperdonabile.
Chi da callina nasce sempre ruspa
Chi nasce gallina razzola sempre
Chi fa’ e revasta diventa mastra.
Chi fa e disfa diventa maestra.
Chi non pò vinnignà recciaccarìa.
Chi non può vendemmiare, racimola.
Chi somènta a ‘nné Roppe e a Santu Nicola, quanno ciù porta u saccu nnà mola!(Mó ciù porti u saccu ‘nna mola!)
Chi semina nelle Roppe e a Santo Nicola, non porterà mai il sacco al mulino
Co’ u tempu e co’ a paja maturanu e nespule e a canaja
Col tempo e con la paglia maturano le nespole e la canaglia
Ddo’ rrivi pianta u pizzucu/ mitti u signu.
Dove arrivi pianta un piolo/metti il segno.
E parole se porta via u ventu
Le parole se le porta via il vento
Non vvò nné tené nné scorticà.
Non vuole né reggere né scorticare
Ognunu all’arte sea e u lupu alle pecora
Ognuno al suo mestiere e il lupo alle pecore.
Piji più mosche có ‘n cucchiarinu de mèle che có ‘n picchieru d’acitu
Prendi più mosche con un cucchiaino di miele che con bicchiere di aceto.
Più semo e mejo stemo.
Più siamo e meglio stiamo
Pure a terra vo’ a parte sea
Anche la terra vuole la sua parte
Se ce mettemo a ffà i cappelli nui, nasciu tutti senza capoccia.
Se ci mettiamo a far cappelli noi nasceranno tutti senza testa.
Ttacca l’asinu ddo’ vo’ u patrò
Attacca l’asino dove vuole il padrone
U contadinu, scarpi grosse e cerevellu finu
Il contadino ha le scarpe grosse, ma il cervello fine.
Voja de lavorà sardame addóssu, e tu prighisia non me bbandonàne
Voglia di lavorare saltami addosso e tu pigrizia non mi abbandonare.
CONTINUA
QUESTI CHE LEGGERETE, MAN MANO CHE PUBBLICO, SONO UNA PARTE DI QUELLI CHE STANNO NEL CARTACEO; IN UN SECONDO TEMPO VERRANNO AGGIUNTI QUELLI CHE MANCANO.
ABBIATE PAZIENZA
'MBO' DE PACIENZIA