Scrosciare di pioggia-

Scrosciare di pioggia


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'‘A SCANZIA DE PIERLUIGI
I GIOCHI CHE FACEVAMOI GIÓCHI CHE FACÈMMO 9

ÈCCHIME (ECCOMI)  e
CACAMATRICULA

  Cari Radiomanzo ascoltatori buona sera:  massera giochemo a “Ècchime” e “A cacamatricula”.–––

Ècchime, che molto probabilmente deriva da un gioco importato da Roma, visto che se fosse nato qua, si sarebbe chiamato “Èccome”

comunque, questo era un gioco che non mi piaceva e non ho mai capito a cosa servisse o per dir meglio cosa insegnasse lo stare “ a culu pusó” con una o più persone sul tuo groppone! 

Ma andiamo per ordine.

Il gioco di ecchime si svolgeva, normalmente, come la maggior parte dei giochi, all’aria aperta, come si dice. I giocatori possono essere quanti se ne vuole, ma non si superava, per logica di riuscita, più di sei coppie.

Il materiale occorrente, tanta energia e altrettanta sopportazione! 

Quando il numero dei giocatori superava i tre concorrenti, allora si costituivano le coppe.

Il gioco consisteva, dopo la scelta degli accoppiamenti, nel mettersi uno dietro l’altro, con il corpo piegato in avanti a novanta gadi e le coppie contrarie dovevano saltare per posarsi a cavalcioni sulle schiene dei “castigati”. Ognuno che saltava urlava” Ecchime” e poggiando le palme delle mani sui fianchi dell’ultimo della fila che “stava sotto” accresceva lo slancio per andare il più avanti possibile. Ovviamente dall’essere in due giocatori a dodici, c’era una bella differenza, in quanto il primo che saltava, doveva superare le schiene di cinque giocatori, per far sì che lasciasse spazio agli altri che sarebbero saltati dopo. Fatto il carico, quelli sopra rimanevano seduti sulle “groppe” di quelli sotto, finché uno di questi non pronunciava la fatidica parola “CRÔ!” (Da qua credo derivi la frase moriconese “j’ha fattu ddì crô!”, quando uno sfianca un altro o lo vince in qualche competizione o in altre circostanze che non approfondiamo). A quella magica parola, tutti scendono e si invertono i ruoli.   

De gustibus….

Un altro gioco incomprensibile e molto raramente giocato era  “A CACAMATRICULA.”  Non chiedetemi cosa significasse…forse era derivato da qualche reminiscenza militaresca che facevano i “nonni” nei confronti delle “reclute  o burbe o matricole”. Anche se matricola è più studentesco che militaresco!

Due ragazzi si mettevano bocconi, a pancia in giù per capirci meglio, uno accanto all’altro; altri due, sempre bocconi, su di lore ma trasversalmente, in modo da formare una croce. Il direttore di gara, contava ad alta voce con ritmo regolare e se quando era arrivato a sessanta (praticamente circa un minuto) i due che stavano sotto non riuscivano ad uscire dalla “morsa” dei due sopra di loro, un’altra coppia si soprapponeva con la stessa modalità degli altri ed il direttore ricominciava la conta; ora erano due coppie che lottavano per tirarsi fuori, ma due per un verso e due per un altro: Così, se nessuno riusciva a liberarsi, ancora una coppia si aggiungeva.

Così, per ore a far delle sudate che non dico!

Chi riusciva ad uscire, si rimetteva sopra gli altri e così fino all’esaurimento delle forze.

.non disputandum est!

 Vorrei far notare che sia ad ECCHIME che A CACAMATRICULA, non era tanto il fatto di stare sotto, ma soprattutto il fatto di chi ti capitava sopra! A volte capitava che chi stava sotto fosse una cavalletta e quello che capitava sopra un bue! 

E sentite cosa ne pensavo …e ne penserei se si facessero ancora questi strani giochi:

A ECCHIME”

aprile 1975

-Non hó capitu ch’è ssa critinata

da stà cuccatu a culu posóne,

spettà che rriva una gran mazzata

sopre ‘a schina, pezzu de cojone! 

Ma n’ó capisci che te pô sgrinane,

pezzu de stupidózzu malcrisciutu?

Quann’è succéssu, po, ddó va a parane?

Ma trova un giócu minu risulutu!-

«Ma varda mà che tu te si’ sbajata!

Io prpiu non ce gioco a stu giócu:

papà ‘sta cósa già me l’éa spiecata; 

ha ittu “ a rruvinasse basta pócu”.»

“Dài Pierluì! A corza s’è fermata

Gióchi ‘ngora o va a reppiccià u fócu?” 

 

Spero di non aver risvegliato in qualcuno la voglia di fare giochi che a me non piacevano…cheché scrissi nella poesia. 


Grazie per l’ascolto e a risentirci alla prossima. Buona notte a tutti.