PERLA 3-
UNA PERLA NASCOSTA (III)
Che il Signore operi meraviglie nei suoi santi e che loro doni la scienza dei suoi misteri, tanto più grande, quanto più essi sono umanamente piccoli (ha acceso la sua lode sulla bocca dei lattanti!), la storia della Santità, che è poi la storia autentica della Chiesa, sta lì a dimostrarlo in ogni sua pagina. Ecco perché «l'indegnissima povera di Gesù, Maria Colomba» non finisce di sbalordire quanti s'inoltrano nell'attenta lettura della sua autobiografia, che, pigliatela "come vi pare, a me sembra fatta più di cielo che non di terra; 0 meglio è il cielo calato sulla terra, la continuazione di quell'«ammirabile scambio» della santissima notte che ci regalò Dio nelle fattezze di un Bambino. D'allora la legge di incarnazione è diventata traguardo di ogni uomo che punta alla rinascita e programma di crescita di ogni Rinato; d'allora non separi più l'uomo ciò che Dio ha unito. Dio ha unito il suo Figlio all'uomo ed è nato Gesù; unisce ancora nel fuoco dello Spirito l'uomo a Gesù e nasce il Cristiano. Dico il Cristiano senza aggiunte: il Santo!
Confondere insieme il divino e l'umano è distruggere il Cristo ed è distruggere il Cristiano; dividere l’umano dal divino è dissolvere il Cristo ed è dissolvere il Cristiano. Dunque, per il Cristiano come per Cristo, perfezione integrale del divino, perfezione integrale dell'umano; unione vivente del divino e dell'umano: è il nodo stesso del mistero dell'Incarnazione, in Luì e in noi.
Così il Pollien. (ndr: Francesco di Sales)
Solo a questa luce si può leggere senza strafalcioni, o peggio, senza sgrammaticature, l'opera di Sr. Colomba, quel Canzoniere dell'Amor Divino dove s'intrecciano le voci dello Sposo e della Sposa e l'eternità si marita con il tempo. I santi, gli angeli, i demoni, la Madonna, ma più che altri Gesù, occupano i cieli di questa straordinaria Creatura che spezza ì silenzi del tempo e schiude ai nostri occhi malati gli orizzonti senza orizzonte del Regno di Dio.
La stagione liturgica c'invita a restringere il discorso ai rapporti di Sr. Colomba con Gesù Bambino ai quali rapporti fu iniziata molto per tempo, che non aveva più di sett'anni, dalla «madre assai timorata di Dio e assai capace di lettere (che) sempre (le) discorreva dì cose misteriose, in particolare della santissima Passione e della nascita di Nostro Signore». Il Quale, chiamato a nome mentre stava in braccio alla Vergine, più volte rispose alla piccola settenne:” Io sarò tuo sposo!” Ecco come racconta il suo primo incontro con Gesù Eucaristico:
«Arrivai finalmente a quel santo giorno che feci la santa Comunione, il quale giorno fu per me non giorno di vita ma dì gloria. Mentre mi sentii dopo la santa confessione tanto assorta e sollevato il pensiero nella considerazione del Sommo Bene, che io non capivo se ero in questo mondo e quando mi accostai al giro per comunicarmi parevami io di essere fori di me et in mezzo ad un cìrcolo di lucidissimi splendori viddi venire Gesù dentro di me, onde serrai gli occhi e ristretta tutta nell'intimo del cuore, godevo in spirito la divina presenza di Gesù che mi si scoperse in forma humana, come volessimo dire un bel ragazzino, ma la bellezza non ha paragone in questa vita et a me pareva di stare cinta in mezzo a tanti raggi di lucentissimi splendori e facevo bellissimi colloqui con indicibilecontento.
Mi dichiarai allora vera sposa perpetua e dicevo al Signore che lui si fosse trasformato tutto in me che io tutta volevo esser sua, con altre espressioni di amore di modo che fu tanto stupenda l'opera interna di quel giorno che io temo di non essere troppo ardita in dichiarare cose sì belle e per questo mi fermo. Solo dico che da quel giorno in poi io fui un'altra e quella divina presenza che io godevo allora, quasi fosse infusa tutta dentro di me, non l'ho mai perduta.
Tutta la gloria è del Signore, fonte di infinita misericordia, abisso di pietà, pelago di infinito amore, tesoro di tutte le delizie, donatore di tutte le grazie. Beata l'anima che glie si rende grata et obbedisce alle sue sante ispirazioni; chi più obbedisce, più riceve. Quando io feci la santa Comunione avevo undici anni».
Il grande Mistero dell'Incarnazione le fu rivelato nella festa della SS.ma Annunziata del 1728-29. Sentite: «...così la mattina della SS.ma Annunziata io mi posi in orazione prima di ogni altra cosa, come era mio costume far la solita preparazione. Incominciai a contemplare il mistero dell'Incarnazione principiando dall'amore grande che Iddio portato aveva all'uomo e come per redimere il peccato del primo uomo, cioè Adamo, fu di bisogno che si facesse Dio uomo con incarnarsi nell'utero di una Vergine.
Su di questa considerazione s'infiammò talmente l'anima mia, che quasi saria uscita dal corpo per amore e dolore insieme, conoscendo aver peccato e disgustato questo Dio che tanto mi aveva amato et ab aeterno pensava a me... Prima sarei io mille volte morta che far peccato, ancor che leggero, non potendo capire in me che io fossi vissuta tanti anni e non conosciuto perfettamente Iddio e non amato con Amor puro un Dio che tanto aveva amato et amava a me.
E quel pensiero che io avevo peccato e Dio odia il peccato, questo mi liquefaceva come cera; voleva staccarsi il cuore dal dolore e odio che in quell'istante pose l'anima mia al peccato maledetto... Or mentre io stavo inqueste ansie di amore e desiderio pregane Signore mi avesse fatto degna di vedei capire il mistero dell'Incarnazione e comVergine stava in occasione che l'Angek salutò, mi trovai rapita in spirito e tutta ternata dentro di me, parmi alienata da & esterni che nulla capivo più di me.
Parmi di trovare in un camerino oltremodo sì lucido e adorno di splendori, di quelli riverberi io non potevo fissare gli occhi. Condotta dentro, mi vedo in un angolo di esso camerino, in ginocchioni e rimirai intorno vidi la Vergine SS.ma in forma vivente in ginocchioni in un inginocchiatoio humilissimo: stava la Vergine Santissima in molta humiltà e modestia.
È mio fratello, parlane bene a Gesù, tuo Sposo. Credimi, se lo merita.
D. Alessandro Valenti