PERLA 2-

PERLA 2

UNA PERLA NASCOSTA  (II)

 

A Moricone, una manciata di case su uno sperone di roccia, attorno a un campanile dalla cupola moresca, feudo di Casa Borghese, il 22 marzo 1701 nacque Sr. Colomba che rinacque al fonte battesimale con i nomi di Paola, Maria, Geltrude, nomi colmi di santità e annunciatori misteriosi di un grande avvenire. I genitori Felice Serantoni e Bernardina Attili venuta da Stazzano, oltre e più che benestanti, erano benviventi, come dire cristiani a tempo pieno che seppero avviare per tempo i figli verso Dio e verso il prossimo in unico grande amore.

Paul Claudel dice dell'«eretico... che ha messo Dio da parte e l'uomo dall'altra parte» senza contare che dall'altra parte di Dio, che è l'Essere, non ci può essere che il nulla. No.

Paola, rende una splendida testimonianza alla fede genuina dei suoi genitori, scrivendo:

«Le opere di misericordia le cominciai a praticare da piccola, senza però che capissi il valore di esse, solo le praticavo, solo che mi piaceva e avevo tenerezza verso la povertà e verso li poveri infermi. Mi piaceva far la carità che mi saria spogliata delle mie vesti, ma perché i genitori erano caritativi assai: io forse allora facevo secondo l'esempio; si come mia madre era assai pietosa verso le persone bisogniose et ancora mio padre faceva ristesso. Non ci facevano mai cacciare un povero dalla porta; mia madre mi mandava spesso a visitare qualche infermo, dicendo: figlia mia, queste sono opere di misericordia, bisogna farle, piaciono a Dio; e per questo io poi ne feci ancora dopo morta mia madre». (Manoscritto A)

Orfana di madre appena settenne, adottò per madre la Madre stessa di Gesù col quale si intratteneva in giuochi«come due fanciulli uniti» e alla quale promise e mantenne per sempre assoluta obbedienza. A dieci anni, per la sua angelica bontà, viene ammessa alla Comunione Eucaristica, con fenomeni mistici che l'affratellano ai Santi più celebri. Si ri­mane interdetti e spaesati nel leggere la frequenza e l'intensità dei rapimenti delle visioni dei colloqui amorosi con Gesù, con la Madonna, con gli Angeli e delle impressionanti incursioni diaboliche. Sentite. «Il demonio per ingannarmi più volte mi si è dimostrato con varie figure: ora mi correva appresso frettoloso minacciandomi, ora con sbigottimenti di avermi vinta. Più volte ha finto di esser vinto lui e lo vedevo che tutto piangendo si grattava il capo; lagnandosi pareva che dicesse: "Poverello me, mi ha vinto. Quante anime mi leva". In questa maniera, disperato, più volte lo vedevo, ma non ne facevo conto alcuno. Ma una mattina, stando in Chiesa, di nuovo ebbi questa figura che il demonio piangeva e si dava i pugni in testa dimostrandosi vinto. A me mi venne da ridere e dissi così: Me dispiace che non ti cacci l'occhi! (meno male, dico io, che non gli abbia risposto come suggerì il serafico Padre Francesco a frate Ruffino "cattivello" tormentato dallo stesso demonio, secondo il cap. 29 dei Fioretti!). Ma non mi mancò la dottrina del Signore che per sua pietà presto mi riparò. Trovandomi io in quella mattina con molto silenzio interno, udii il Signore che mi disse: "Figlia, sta salda che questo è il Brutto" dandomi cognizione che il demonio sapeva fare la scimia in quel modo per ingannarmi di vanagloria» (Manoscritti B, pag. 14).

Non è la sola volta che Paola ha a che fare con il «Brutto»! Durante una novena dell'Assunta dovette subire un attacco furioso e violentissimo sulla purezza, con sensazioni e immagini talmente laide da sembrarle di aver per sempre perduto il fiore geloso della ver­ginità. Se ne lamenta con la sua grande madre di Dio: «madre SS.ma sapete bene che io sono sposa del vostro figlio; ho dato a lui la mia verginità; non sta bene, provatemi in tutto, mandatemi altri flagelli...».

Ma subito appresso l'anima torna serena, in paradiso. «Mi pareva di abbracciare il Bambino molte volte stringendolo e baciandolo e Gesù mi pareva facesse lo stesso stringendomi l'anima e baciandola; con lo spirito mi inchinavo con profonda riverenza e lo stesso inchino ricevevo et alle volte per la pienezza di spirito che sentivo, io correndo per la stanza, come menando per la mano il Signore, dicevo: Sposo mio, corrimo un può. E Gesù curriva. In spirito io ridevo e Gesù mi corrispondeva con il riso. L'anima mia di­ceva: Amore! et udivo risposta: Amante! Io: sposo; e Gesù: sposa! io: diletto mio, diceva; udivo: diletta mia. Io dicevo: Signore mio, ti amo! e Gesù: ti bramo. E un giorno, io trat­tando con molte persone di cose di anima e di abbonimento del peccato godevo la me­desima visita di Gesù fanciullo; io discorrendo giestivo con la mano e Gesù mi rifaceva i medemi (sic) giesti... sentivo liquefarmi. Dicevo: Gesù mio, patire! Sentivo: Gioire! dicevo: amor mio dammi cuore; e Gesù mi rispondeva: corri veloce, seggimi, amami! A questo amoroso invito più sentivo liquefarmi il cuore e cresce il desiderio di amarlo, ma non sapevo come, e con più confusione reprichavo: 0 signore mio, tu lo vedi io non posso amarti se tu non me lo dai e così spariva da me quella vista lasciandomi come impazzata e più volte sfocavo in amaro pianto affligendomi di non corrispondere a tanto amore che contro ogni mio merito mi compartiva il Signore, con tanti favori e grazie non riconoscendo in me altro che ingratitudine et inutilità nel suo santo servizio.Dicevo etc... Questi scherzi amorosi, posso dirlo con verità di averli goduti moltissime e moltissime volte, ma da me sempre nascosti al confessore, vergognandomi di dirlo, conoscendo il mio demerito, parendomi molta superbia dire che io scherzando con il Bambino Gesù et ora lo dico perché lui lo vuole». (Manoscritti B, pag. 5-6)

Chissà quanti teologi riverniciati di sociologismo, freudismo, psicologismo e di tutti gli «ismi» possibili arricceranno il naso e scrollando il capo non senza un sorrisetto archivieranno il «caso Sr. Colomba» come uno dei mille casi di isterismo e di monomania religiosa a sfondo sadomasochista. Per fortuna noi ignoranti non abbiamo ancora preso la sbornia dello scientismo unidimensionale e sappiamo ancora avvertire il mistero di Dio e il mistero dell'uomo e fra cielo e terra, voli di angeli buoni e insidie di striscianti demoni. Certo, voler giudicare i fenomeni dello spirito con le dottrine di chi nega lo spirito è come voler andare a scuola di colori da un cieco dalla nascita e non basterà davvero scrivere scienza con l'esse maiuscola per fare di essa il surrogato di Dio.

Comunque è certo che accostarsi ai santi è come accostarsi alla luce: ci fanno vedere la nostra abissale ignoranza e mettono in iscacco tutte le nostre presunte sicurezze. Paola Serantoni, prima ancora di essere Sr. Colomba, ha già raggiunto le vette della mistica e nel secolo dei Lumi che si chiuderà nel bagno di sangue della Rivoluzione Francese ha insegnato con la sua mirabile vita che sola luce è il Signore, sola rivoluzione è quella che rinnova l'uomo nel sangue di Cristo.

Moricone, Stazzano, Mentana e poi Moricone furono il campo d'azione di questa cacciatrice di anime, bruciata dalla «caldezza e desiderio grande di acquistare anime a Dio e innamorarle di Lui, desiderosa fino di dare la vita per il medemo e patire qualsivoglia disagio purché tutte le creature avessero conosciuto et amato il Signore». (Manoscritto B, pag. 4/d)

Abbiamo di che stupirci e ringraziare la Provvidenza per diversi numeri del nostro bel periodico, se non verrà meno la salute, perché la volontà, più si affaccia sul panorama af­fascinante, più smania di far conoscere le meraviglie di Dio.

                                                                                                        don Aleandro Valenti