Capitolo XXXIV-

Capitolo XXXIV

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 Sr. COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO XXXIV

DEL SUO AMORE FILIALE VERSO LA BEATISSIMA VERGINE E DEI SEGNALATI FAVORI CHE DA QUESTA RICEVE - COME PURE DELLA SUA DEVOZIONE ALL'ANGELO CUSTODE ED AI SANTI SUOI AVVOCATI E PROTETTORI

 



Per tutta la sua vita Sr. Colomba ebbe grandissimo trasporto e tenera devozione a questa  sì nobile ed eccelsa Matrona, Regina del Cielo ed Avvocata dei popoli, che se amò tanto Gesù, non poteva non amare la di Lui Madre, che ce lo partorì, nutrì, educò, e ne fu testimone de' dolori e strazi eh'Egli soffrì.
Chi ha letta la fanciullezza e gioventù di Sr. Colomba, avrà inteso come da pargoletta ancora si studiasse a comporre altarini in propria camera, e chiamasse altre fanciullette ad onorare la i SS.ma Vergine di cui ne ornava le immagini con lumi, fiori e fettuccie. In ogni suo piccolo bisogno, avrà inteso come ricorresse subito a Lei, e con lagrime e sospiri supplicandola, ne ottenesse le grazie fin a riceverne finezze e dolci sorrisi in cambio,  chiamandola con santa semplicità e confidenza per mamma sua. Avrà inteso come la Vergine le fosse Maestra e guida nelle sue oscurità, quando restò priva di Madre naturale, e non aveva adatto e saggio Direttore, fin col parlarle dalle Sacre immagini sia in casa, sia in chiesa, e come le comparisse più volte, col pargoletto Gesù fra le braccia ed in veglia, ed in ratto ed in sonno. Se tanti favori ne ottenne allora che per la poca età non potea conoscere pienamente i meriti di questa eccelsa Matrona, non é a dirsi quanti ne ottenesse allorché col crescere degli anni, dei lumi, degli ammaestramenti, della lettura dei libri, ebbe a conoscerla viemmeglio! Ne racconterò alcuni principali tratti da alcuni di lei scritti che dovè consegnare per obbedienza a’ suoi confessori.
Nella vigilia della SS.ma Annunziata, inginocchiata nella sua camera, pregava la Vergine le avesse fatto comprendere il Mistero dell'Incarnazione del Figliuol di Dio: quand'ecco che nel fervore della preghiera alienossi dai sensi e sì vide in un canto di uni camerino tutto adorno di splenditissimi raggi. Sforzandosi a mirare intorno, ché la luce l'abbagliava, potè vedere la Vergine SS.ma inginocchiata su uno sgabello che umilissima stava e con rara modestia. Rapita Sr. Colomba in gaudio a sì amabile vista, attraverso i raggi scoprii la vaghezza dei lineamenti del volto, il di lei dimesso vestito che era di un color cinerino con un manto sopra le spalle di color celeste. Vide pure in qualche distanza dalla Vergine un angelo in forma umana e di aspetto rarissimo, vestito poi di un color si vago da non potersi paragonare e si risplendente da non potersi trattenere a mirarlo. Dopo un istante di silenzio, mentre udì l'angelo dire: Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, vide la Vergine che senza muoversi punto, si turbò tutta a quella voce, e volgendogli lentamente le pupille e udito come Ella avrebbe partorito un figlio il quale sarebbe stato grande, e al quale Dio avrebbe dato un regno che sarebbe stato eterno, e come gli dovesse imporre il Nome di Gesù che significa Salvatore, la sentì rispondere: come può farsi questo, non conoscendo io uomo? e allora udì che essa avrebbe concepito per opera dello Spirito Santo e che sarebbe stata Vergine e Madre. Allora Sr. Colomba osservò: Maria che dopo d’aver udito che sarebbe rimasta Vergine, rasserenò il volto e tutta umile, l'udì rispondere: "ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum" e spalancatasi la volta del camerino vide scendere una bianca colomba, e fu tutta ammaestrata dell'ineffabile Mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio. Soddisfatta essa volle chiedere la Benedizione alla Vergine, e dicendole: - Oh Regina bellissima, fatemi degna di essere da Voi benedetta e d'imitare le vostre nobili virtù.- Allora udì la Vergine che così le disse:« Va figlia da me benedetta e dal mio Figlio, metti in pratica ogni virtù, ma procura d'imitarmi nell'Umiltà, Purità e Semplicità, ama pure la Carità dei prossimi ed obbedisci a Dio in tutte le sue disposizioni come io feci.» Detto questo dileguossi il camerino e Sr. Colomba, ritornata ai sensi, restò tanto assorta in Dio che più non intendeva se in cielo fosse o in terra, e cominciando a sfogare in pianto di tenerezza riconoscendosi indegna di un tanto favore, ma riflettendo agli ammaestramenti avuti da Maria, continuò a supplicarla le avesse data spiegazione, e così udì una voce dirle: «Figlia, la virtù dell'Umiltà consiste in un basso concetto di se stessa, nega sempre ad ogni tuo desiderio, stimati la più vile di tutte le donne, reputa ognuna più di te, conosci quel che sei, e credi e tieni per fermo che tutto ciò che hai è da Dio, ti unisci alla polvere donde venisti, più ricevi da Dio, più ti annienta, nulla da te riconoscendo, e così facendo sarai  veramente umile.» Contenta Sr. Colomba di tale spiegazione, chiese quella della purità, e allora la solita voce: « Questa virtù tanto bella e tanto cara al mio Figlio consiste nell'essere pura di cuore, di corpo e di mente, ossia custodisci tutti i tuoi sentimenti, massime gli occhi, acciò per essi non entri la malizia e la prava volontà di appetiti che non sono intesi a Dio, in ogni tua azione purifica la tua intenzione, operando direttamente a Dio, coltivando il tuo giudizio con sottometterlo ai tuoi maggiori, purificando la tua volontà ed intelletto in quanto operi e pensi, facendo che tutto finisca a Dio ed alla buona condotta de' Prossimi. La semplicità poi in ciò consiste, che devi cioè con innocenza operare senza fini umani o rispetti, nella candidezza di coscienza e di cuore siano le tue operazioni od interne od esterne, non confidando cosa alcuna tua, pigliando in bene  ogni cosa ti verrà dal Prossimo, stimando tutti senza mal pensiero, e dove sta il male, passar con occhio semplice per non restare macchiata, scusando con l’intenzione ciò che non potrai capire coi fatti.» A tali lumi restò Sr. Colomba si fattamente illuminata ed inamorata in Dio e nel Prossimo, che dando opera subito a quanto le fu suggerito, ebbe molto ad approfittare e  nella sua Scuola di Carità, e nella istruzione delle genti che a lei ricorrevano con somma loro soddisfazione.
Facendo una volta la Novena dell'Assunzione di Maria in Cielo e pregandola farsi ad essa vedere come stare incoronata in Cielo, nel tempo della Messa cantata (poiché l'Assunta è titolare della Chiesa Parrocchiale di Moricone) ebbe a vedere, per tutto il tempo della Messa, Maria assisa sopra un trono circondata da luminosissimi raggi, coprendo sotto del materno di Lei Manto molto popolo, ed in tempo della processione, vide questa Matrona elevata in alto muovere la destra verso il popolo che la seguiva in atto di benedirlo. 
Partendo una sera dalla Chiesa Parrocchiale, dopo recitato il Rosario, mentre ritornava alla casa paterna, suonò l’Ave Maria, ed essa mettendosi in ginocchio dietro la strada, recitò con molto affetto la salutazione angelica, quand'ecco in atto d'alzar gli occhi al cielo (come pratica chi di cuore prega) vide per via assisa in trono Maestoso la Vergine SS.ma tutta coperta di un candido manto come le neve, e con in mano un bianco giglio, la quale mirandola, così sentì da quella dirsi: «La tua purità e Verginità dev'essere candida come questo purissimo giglio, e come questo mio manto intatto e senza macchia, i vari abiti di cui mi vai vedendo vestita, significheranno le varie virtù che tu devi praticare.» Detto questo dileguossi le bella visione, e Sr. Colomba rimasta come estatica cogli occhi fissi ancora al cielo, le compagne che passarono la videro, la scossero e chiamarono  ed essa cadendo in dolce deliquio, fu da quelle trasportata in casa. Rinvenuta ai sensi le addimandarono, quale cosa le fosse avvenuta, ma occultando ella ogni cosa, rispose sentirsi debolezza. Fu grande insomma la devozione che portò questa creatura alla SS.ma Vergine, e grandi furono i favori che da questa ricevè mai, sempre tralasciando dirne altri che lungo troppo sarebbe, chiuderò il capo presente con alcune sue proprie parole che lasciò scritte per inculcare la devozione a sì gran Madre: "Beata l'anima che ha luce e guida da questa, gran Madre, che Madre è pure di Dio! Da tale guida sempre si conoscono le proprie miserie per confondersi, e per le grazie e favori che da Essa ottengansi, in Essa totalmente affidasi, in Essa trovasi fiducia pace e tranquillità, in Essa si crede, si prende coraggio, speranza, si chiede ed ottiene, e così si tira avanti il viaggio con virilità di animo senza temere le insidie del nemico. In Essa l' anima diffida di se stessa, e colla diffidenza si riconosce, si umilia ed entra in cognizione della virtù: di queste s'innamora, di queste sempre ha sete, e desidera di praticar tutto ciò che é di piacere a Dio, questa bella sete le smorza la fantasia delle cose transitorie, nulla stimando ne' più onore, ne piaceri, ne stima o riputazione umana e terrena, perché solo ha posti gli occhi a quei beni celesti i quali le vengono svelati nell'intimo suo da questa Divina Madre, Maestra di ogni sapienza celeste. Colla di Lei dottrina, incomincia l'anima a godere le primizie del gaudio eterno, e desidera sciogliersi dai legami del corpo. Dall'altra parte, desidera poi più oltre vivere congiunta alla carne per piacere all'amato, per più patire, per Lui che tanto soffrì, facendo così un bel cumulo di virtù e di meriti".
Mai Sr. Colomba tralasciò una novena in apparecchio alle feste di questa gran Madre di Dio, mai un digiuno nelle vigilie, se non le era proibito dai Superiori per le sue indisposizioni, mai cessò d'inculcare ai prossimi e per le Chiese e nella scuola la divozione  alla Regina del cielo, come si vede ancora perfettamente praticare dalle sue Religiose nella Chiesa del Sacro Ritiro. 
Fu ancora Sr. Colomba divotissima all'Angelo suo Custode ed ai Santi suoi Avvocati, i quali furono S.Michele Arcangelo, S. Francesco e S.ta Chiara d'Assisi, S. Francesco da Paola e S.ta Caterina da Siena. Di tutti precedeva le feste con novene e con digiuni, e n’era poi da Essi favorita come si disse altrove; poiché l’Angelo suo Custode molte volte le si faceva vedere, e le parlava, sentendolo compagno e per casa e per le strade; l’Arcangelo S. Michele le apparve poi per indicarle il luogo dove avesse a fondare il Monastero, ed altra volta coll’assistere alla sua vestizione nella chiesa dei Padri Riformati di Mentana; S. Francesco di Assisi sotto forma le apparì di vecchiarello in compagnia di S. Felice da Cantalice. Tutte le novene di questi Santi poi le praticò per tutta la sua vita, e si praticano pure di presente[ Ndr. Siamo nel 1853] dalle attuali Religiose, ed io ne sono testimonio, avendo assistito pìù volte nella loro Chiesa.

Come redattore sono testimone che fino agli 1950 dalle Suore  "eredi" di Sr. Colomba si celebravano ancora novene per  La Madonna Nazzarena, S. Francesco, S.ta Gemma Galgani ed altri santi e sante.
Anche qua il brano in grassetto indica il testo copiato in originale dall'Autore.

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