Capitolo XXII-
Sparsa novella che questa cara figlia ritornasse in Patria e nota a tutti i Moriconesi la santità dei di lei costumi ed il gran bene spirituale che aveva prodotto in Mentana, non è dirsi come i Padri e le Madri di tante giovanette ansiosamente aspettavano una si virtuosa Maestra e saputo il giorno in cui Felice Serantoni andava a ripigliare la figlia, stava tutta la popolazione di Moricone ad aspettarla fuori deI paese e scortala da lungi cominciarono e grandi e piccoli gli evviva e il battere delle mani; talché sentivasi echeggiare per le circostanti colline un grido di letizia. Accostandosi Sr. Colomba a Moricone e udendo tanta gioia e festa che si faceva per lei, con il rossore sul volto guardava il cielo e diceva dentro di se: -Mio Dio, tanta allegrezza per questa vile creatura! Oh che la gioia si convertirà in disprezzo, non altrimenti fecero a voi, Gesù mio, nell’entrare in Gerusalemme la seconda volta! Quando m’avranno conosciuta, allora poi "crucificatur, crucificatur”-. Giunta avanti alla porta di casa fu ricevuta con rispettosa letizia e dai fratelli e dalle vicine, ed introdotta nella sala che trovò pure piena di gente fu abbracciata da tutte le donne, e restituiti i dovuti complimenti, si ritirò, nella camera già preparatale per rendere grazie al Signore. Vedendo poi essa che ogni giorno riempivasi la casa di persone, parte delle quali andavano a complimentarla, e parte per parlare con il Padre d'interessi, dopo alcune settimane di sua dimora in casa, chiese al Padre le avesse assegnate alcune camere nell’appartamento del piano superiore per poter vivere tranquilla con Sr. Angiola e con la piccola Barberina, e per riprendere l'esercizio della scuola di carità. Sarete servita subito, le disse il buon Padre, farò come voi bramate, ne s’impedirà il passo alle vostre scolare siano piccole o grandi, sarà aperta la porta a tutti che voi bramate e così fatto in pochi giorni aumentare l'appartamento I'andò subito essa ad abitare con le due compagne portate seco, vi fece il suo altare, accomodò ogni cosa, e chiedendo perdono e la benedizione al Padre, gli disse:- Adesso non pensate più a me né circa il vitto od altro sostentamento, io pranzerò di sopra con le mie compagne- il Padre prorompendo in pianto:«Figlia mia» le rispose «come mai un padre non penserà più ad una sua diletta figlia! Ma voi verrete a pranzo e a cena alla mia tavola e con me!» - No, soggiunse Sr. Colomba, io devo seguire Gesù nella santa povertà, per me e per le mie compagne pensa il nostro sposo Gesù- ma il padre: «Or bene se non verrete giù io manderò su qualche vitto» e così si lasciarono. Cominciando ad abitare il nuovo appartamento, vestì pure da piccola Monaca Barberina che non contava ancora li quattro anni, e si diede con Sr. Angiola a praticare i soliti esercizi come facevano a Mentana ritirate in solitudine, facendo spiccare sopra tutte le virtù quella dell'obbedienza gareggiando a vicenda; talché poteva dirsi ai non pure sputare senza la scambievole licenza, memori del miracolo avvenuto in Mentana per tale virtù patire; cominciarono ancora la scuola con grande frequenza di giovanette, che a dir vero mancavano di molto bisogno, ed in pochi mesi vedersi quelle giovanette istruite nelle cose di Religione, di civiltà e di lavori, con somma soddisfazione e giubilo dell'intero paese. Vedendosi Sr.. Colomba non più soggetta ai parenti ne ad alcun altro, era troppo poco a lei, per esercitarsi nell'obbedienza, il conversare con la sola Sr. Angiola, perciò bramò assoggettarsi alla direzione dell'Arciprete, in allora Giambattista Mochetti uomo molto adatto per la cura delle anime e nel guidarle nella via della perfezione ancora. Scortolo tale, Sr. Colomba gli disse un giorno che bramando essa esercitarsi nella virtù dell'obbedienza, né avendo alcuno cui assoggettarsi, avrebbe desiderato la dirigesse; accettò il Pio e Dotto Arciprete, e cominciò ad esperimentarla con i digiuni e con le mortificazioni, proibendo persino non cambiarsi di camicia, se non dietro suo comando. Accadde una volta che tacendo il confessore, circa quest'ultimo accordo, dové Sr. Colomba portar indosso una camicia per ben due mesi, né avendo animo d‘ avvisarlo, com'era intesi del silenzio, sentiva molto fastidio pel corpo. Il tentatore maligno la dissuadeva con il suggerirle essere quelle sciocchezze, dover ciascuno governare il proprio corpo, cercar tutti i comodi della vita, né aver che fare quelle pratiche con la perfezione dello spirito. Raccomandandosi essa a Dio per la Santa Perseveranza, e un giorno mentre stava in orazione vide il Giudizio Finale, e stando essa nel mezzo della Valle di Giosafat, da una parte aveva una infinità di reprobi che bestemmiavano Dio, dall'altra una moltitudine di eletti che Lo lodavano con inni di gloria. Alzando essa gli occhi, vide Gesù assiso in un trono sopra una nube candida, ceri d'accanto eravi un seggio vuoto e sentendosi da Lui chiamare per nome: «Vedi» le disse «Colomba mia, questo seggio sta preparato per te, se continuerai nella negazione di te stessa, e se in tutto obbedirai cecamente e prontamente a chi ti dirige». Ritornata in se e conoscendo, vieppiù quanto grande il frutto che si ricava per l'anima mercé la pratica di tale virtù, ritornando al Confessore, fu addimandata da lui se non per caso si era cambiata di camicia, e da quanto tempo, cui rispondendo essa negativamente e da due continui mesi, la lodò il Confessore e la interrogò se avea provata pena e ripugnanza: in quanto al corpo; risposegli che sì, in quanto allo spirito, che no; poiché il Signore avendole fatto vedere il Giudizio Finale, ed il seggio che sarebbe stato per lei, se avesse sempre ciecamente e prontamente obbedito e negatola se stessa, era disposta a portarla anco un anno e per tutta la vita. Pianse il Confessore a tali accenti, e molto più , le si affezionò industriandosi per quanto le era dato, di coltivare si bella pianta di Paradiso. Oh quanto era soddisfatta Sr. Colomba nel ritrovo di quel buon Confessore!; e godendo da lui ottenere e digiuni ed aspre penitenze, ed esercizi di pietà quanti ne desiderava, continuava così a perfezionarsi, ben inteso però che qualche volta li negava all'opportunità per purgarla al crogiolo delle mortificazioni. Spargendosi intanto la famedi sua santità pei paesi anco lontani, nacque da ciò che non solo secolari accorrevano a lei per comunicare le loro coscienze, ma e preti e frati conferivano volentieri ricavandone profitto per le anime loro. Vergognandosi essa di ricevere di persone, ma udendo una voce intima che le diceva: fatti coraggio, sii umile, perché son io che in te parlo, e non tu, dava così ascolto a tutti indistintamente, tutti correggeva e tutti approfittavano. Non solo però ascoltava i preti e i frati in cose di coscienza, ma più volte intrattenendosi in conversazioni dogmatiche e di profonda dottrina nelle quali rispondendo con soddisfazione e meraviglia, di chi l'udiva, veniva da questi interrogata quali autori avesse studiati, rispondeva ella averne studiato e studiarne uno solo e cioè il Crocifisso che il libro dei libri, il dottore dei dottori, e vedendo infine che molte persone abbandonavano il vizio per seguire la virtù cresceale l'affetto di convertir anime, aggiungendo a tale affetto ferventi preghiere. Sin dai primi giorni che ritornò a Moricone, aveva introdotto l'uso nel dopo pranzo di tutte le feste, di fare una processione di donne dalla Chiesa Parrocchiale, girando intorno alla piazza fino alla Chiesa del Calvario che sta in detta piazza ove vi sono i due Palazzi che vide in ispirito. Portava essa lo stendardo precedendo tutte le donne e in mezzo a Sr. Angiola, ed alla piccola monachella Barbarina, e cantando dietro strada canzoncine Sacre sulla Passione di Gesù Cristo, entravano poi nella Chiesa del Calvario e recitava o la coroncina dell'Addolorata, o la Corona di Spine, e tanto era il concorso che si riempiva la piazza, concorrendovi ancora forastieri chiamati dal desiderio di approfittare essi pure della pratica di tali funzioni, gareggiando di accostarsi alla porta della Chiesa e alle ferrate delle finestre per udirla predicare e pregare. Questo devoto esercizio lo praticò per dieci anni, ossia dalla età sua di anni ventisette in cui venne a Moricone, fino alli trentasette, epoca in cui cessò per attendere a perfezionare il Sacro Ritiro che da parecchi anni avea in Moricone fondato. Quasi tutta la notte se la passava in orazioni, ed abbisognando poi il corpo di riposo glielo concedeva sopra il Sacro Mantello che stendeva sopra la nuda terra: erasi ancora fabbricata una grossa e lunga Croce la quale caricando sulle spalle di notte tempo, faceva poi con quella la Via Crucis per la camera grande dove dava scuola, meditando Stazione per Stazione della Passione, e accorta di poi che i parenti e le due compagne si erano tutti coricati e dormivano, saliva sopra la scala cólla pesantissima Croce sulle spalle, facendo le tre cadute con la faccia per terra, e ascendendo gli scalini colle ginocchia: giunta in altra camera di sopra, si metteva nel mezzo di questa in piedi e colle braccia aperte, stando in quella positura tre continue ore, meditando sulle pene che soffrì Gesù in Croce nelle tre ore di agonia, e venuto il tempo di morire come morì Cristo, pregava per i peccatori, come Quegli pregò, per i suoi crocifissori. In questo momento molte volte, come lasciò essa scritto, fu favorita da Dio, perché collo spirito penetrando nei cieli, godeva di celestiali visioni. Queste tre ore di agonia le praticava ancora ogni Venerdì a vent'unora chiusa in camera. Invidioso il demonio di si belle pratiche, molte volte, quando stava colle braccia aperte meditando sulle tre ore d’agonia di Gesù, le si faceva vedere sotto orribili forme, comparendole avanti o come un uomo lascivo ed impuro, o come animale grosso e feroce cercando spaventarla e distrarla, ma animata da intima voce, che riteneva di Dio, si derideva di colui e lo disprezzava intrepida, senza punto scomporsi né di corpo né di mente. Questo era il tenore di vita che praticava Sr. Colomba nei primi anni di sua dimora in Moricone, venuta da Mentana l'anno 1727 e di sua età 27 poiché camminava col secolo. |