Capitolo XXII-
MIRACOLO DA LEI OPERATO E SUA PARTENZA DA MENTANA A MORICONE
Erano pochi mesi dacché partirono Sr. Chiara e la Madre da Sr. Colomba, quando una mattina andata questa dallo zio Arciprete così le parlò: «Sappiate nipote mia, che io parto da Mentana e ritorno all’Arcipretura di Stazzano mia patria, e voi verrete con me». Non è da dirsi qual colpo fosse questo al cuor di Sr. Colomba che ideava trovar compagne e fondare un vero Monastero. Voleva pur dire, ma lo zio replicandole che doveva andare con lui, vi lascerò, soggiunse, la Casa dell’Arcipretura cui è annessa la Chiesa, ed io abiterò la casa paterna, là farete la vostra scuola parimenti, andrete alla Chiesa con più bellaggio e riceverete quel frutto che desiderate, vi manderò il necessario per vivere, sarete assistita dalla nonna, ed altro disse, e Sr. Colomba estatica voleva dire ma non sapea; che lo zio replicando le stesse cose la lasciò partire afflittissima. Ritornata a casa come un pulcino cui cadono le ali, comunicò con un profluvio di lagrime il disegno dello zio alle sorelle che le risposero con altrettante lagrime. Dopo aver pianto senza più dire, -Facciamo pur orazione- concluse -preghiamo il Signore che abbia di noi compassione- e tutte e quattro datesi a pregare senza dormire affatto in tutta notte. Ritornò a casa; la mattina seguente allo zio che trovò pallido e sfigurato, e chiestone la causa le rispose aver la febbre, che andato a letto, tanto s'aggravò che dovette stare infermo quindici giorni. Approfittò Sr. Colomba di questa occasione, e tanto seppe fare con amorose sollecitudini, tanto seppe dire e piangere che i ristabilito in salute decise partire senza di lei, lasciandola così a proseguire la sua condotta in Mentana. Furono mandate tutte le mobilie a Stazzano e già stava per partire l'Arciprete pure, quando giunse Felice Serantoni, padre di Sr. Colomba, per visitare il cognato Arciprete, e compiute le congratulazioni per la ripristinata salute, disse l'Arciprete a Felice che Sr. Colomba sarebbe rimasta in Mentana, non volendo lasciare l'opera incominciata. «Questo poi no» rispose il Padre «non sia mai detto, ne a Stazzano ne a Mentana; voi colà avete Madre, fratello e cognata, e perciò non avete bisogno di Sr. Colomba, io invece ne ho molto bisogno di Sr. Colomba e la voglio assolutamente in Moricone» e volto alla figlia «voi verrete con me subito ed obedirete a vostro Padre» Ma Sr. Colomba qui pure tanto seppe dire che ottenne dal Padre la licenza di restare qualche settimana con l'avviso però, di ordinar subito le cose sue, e dovere stare pronta, perché avrebbe mandati i cavalli per prenderla. Vedendo essa che bisognava cedere, così gli disse: -Ma se vengo io, vorranno venire le sorelle mie che in tutte siamo quattro, perché noi vogliamo fare la Volontà di Dio in servirlo- «Ebbene» rispose egli «vengano pure; che la casa mia è grande e là farete quel che vorrete, mi basta solo che voi siate in Moricone» E salutatala se ne partì con l'Arciprete l'uno prendendo la via di Stazzano e l’altro di Moricone. Ritornata a casa raccontò tutto alle sorelle le quali piangendo, non sapevano consolarsi, lo disse pure al P.e Lodovico, il quale «Ebbene» rispose subito « che potete andar tutte a Moricone e restarvi unite parimenti, voi fate l'obbedienza al Padre, e sarete più grata a Dio» Ma esse non volevano abbandonare quella Sacra Casa, dove pensavano ingrandir la Comunità, e dandosi tutte a pregar Dio le avesse esaudite, ricusarono più volte di andare a Moricone; rimandando i cavalli che il Padre di Sr. Colomba loro spediva, adducendo non esser pronte, per non aver ordinate le cose loro. Sr. Colomba però sentiva rimorsi per la disobedienza al Padre e andava persuadendo le sorelle dicendo loro essere quella la Volontà di Dio, tanto più che la casa dove abitavano non era di loro proprietà ma del medico di Monterotondo, il quale poteva un giorno ripigliargliela e lasciarle così sulla strada. Ma pure raddoppiando le mortificazioni, le penitenze, i digiuni e le orazioni per conoscere la volontà del loro Gesù, indossando di nuovo i cilizi, che le erano stati proibiti dal Confessore per la troppo delicata sua costituzione, in pochi giorni si ridussero a quattro cadaveri ambulanti. Una sera mentre stava ai pié del letto pregando il Signore le avesse fatto conoscere il di Lui volere, caduta come in uno stato di sopore, parevale andare con un bellissimo giovanotto, discorrendo fra loro di cose di Dio: dove andiamo? gli chiedeva poi essa, perché mi conducete per queste gran pianure così lungi da Mentana? Non temere, le rispondeva quegli, io ti conduco in un luogo dove tu fonderai il tuo Monastero. Contenta essa a tali detti, proseguirono il cammino ed arrivarono ad un paese dove a Sr. Colomba parve conoscere e giunti in una piazza trovarono un altro giovane anche più bello del primo che stava fermo ad aspettarli ed in mezzo a due palazzi. Subito che si videro, cortesemente si salutarono tutti, ed il giovanotto di guida disse a Sr. Colomba: «Orsù, quell’altro giovane t’indicherà il luogo del Monastero che fonderai» ed in questo dire alzò l'altro una lunga e bella spada e l'appuntò, nel muro di uno dei due palazzi soggiungendo : «Questo è il luogo dove farà un Monastero, fatica e non temere che io sarò in tuo aiuto». Guardava Sr. Colomba e non vedeva la porta, e dicendogli piacerle, gli chiese per dove si entrava, a cui il giovane: «La porta sta alla parte opposta, e tu fai qui tua dimora» ed abbassata la spada aggiunse «va, riposa tranquilla, io sono Michele Arcangelo e quest'altro che qui ti ha condotta è l’Angelo tuo Custode; noi saremo sempre in tua compagnia e ti aiuteremo» - Oh! Arcangelo S. Michele, oh Angelo mio Custode-esclama Sr. Colomba - io sempre vi chiamo in mio aiuto- ma in si dire, fra un lampo luminosissimo dileguarono. Volgeva essa gli occhi intorno e non veggendo più alcuno stavasi sola in quella piazza, né sapendo come fare per ritornarsene a Mentana, sentì una voce che le disse: «Cammina, che sono con te» e nel camminare tanto si affannò che rinvenne in se e trovossi ancora ai piedi del letto genuflessa e tutta stanca, come appunto avesse fatto quel cammino che sta tra Mentana e Moricone: -Oh fratellino mio, quante me ne fai- diceva essa, - e voi S. Michele, è gran tempo ch'io vi chiamo in aiuto finalmente m'avete esaudita- S'alzò essa con l'immagine di quei due santi spiriti sempre avanti agli occhi, e fece persuasione essere volere di Dio andare a Moricone, perché quella piazza fra i due palazzi, trovasi appunto, come la vide, in detto paese. Senza palesar punto questa sua visione alle sorelle, vieppiù le andava persuadendo a partire perché anche a Moricone, diceva, avrebbero proseguita l’opera incominciata; ma ostinandosi quelle, le persuase con un miracolo, per far loro conoscere di quanta efficacia sia la virtù della santa Obbedienza. Un giorno di vigilia fu portata in tavola una cipolla, e Sr. Colomba tagliandone tre piccoli pezzi disse a Sr. Angiola: -Voglio vedere un poco se tu sei obbediente e se credi in Gesù che ha fatto e fa tanti miracoli in favore della virtù dell’obbedienza: pianta questi tre pezzi di cipolla in un vaso e fa che domani io ritrovi tre cipollette fresche- Ridendo tutte tre le sorelle, ohi questo dissero, sarebbe un miracolo davvero!: ma come devono far le cipolle tre pezzi? Sr. Angiola, nonostante obbedì e le piantò sotterra in un vaso che stava sopra la finestra. Continuavano quelle a ridere, ma Sr. Colomba parlando sulla virtù dell’obbedienza, diceva partorire questa virtù tante opere di meraviglia a gloria di Dio. Nella mattina susseguente andò Sr. Angiola ad aprire la finestra e vide nel vaso le tre cipollette fresche e sopra terra, e sorpresa da meraviglia chiamò le altre ad ammirare il fatto stupendo. Accorsero tutte, Sr. Colomba disse allora: -Vedete quanto è efficace questa virtù e come Dio amoroso inverso le sue serve! Sr. Angiola mia ha obbedito umilmente, prontamente e ciecamente, ed il nostro Sposo Gesù ci ha fatte vedere meraviglie.- Dopo tre giorni furono colte le tre piccole cipollette e mangiate in tavola ringraziando il Signore, e allora Sr.Colomba disse dovere perciò obbedire al Padre suo e andare a Moricone: Sr.Angiola poi fu distinta in sua vita in questa bella virtù, ricordando di tratto in tratto alle Monache di Moricone il prodigio avvenuto per la obbedienza umile, pronta e cieca. Avevano già deciso di partire in virtù di santa obbedienza, quando arrivò Felice Serantoni con le cavalcature, e Sr. Colomba dicendogli si trattenesse la giornata intera che sarebbe partita l'indomani, consentì egli, e intanto essa dispose le cose sue. Si sparse la voce per Mentana che Sr. Colomba partiva, e non sarà che tutto quel giorno a restare: fu grande il concorso dei Mentanesi alla di lei casa dove accorrevano per condolersi della di lei partita, e le fanciulle e le zitelle percorrendo il paese chi con le sedie chi con i lavori in mano per riportarli alle case proprie, facevano lamenti e spargevano lagrime e la casa di Sr. Colomba piena stipata di gente risuonava di pianti e di gemiti. Nel dopo pranzo andò il P.e Lodovico per ricevere la benedizione, e quel buon vecchio con le lacrime agli occhi la benedisse, dicendole infine: « Va pure contenta, e non temere che Dio vuole grandi cose da te, lasciati da Lui guidare nell'opera incominciata che tutta è sua» e pregandola gli avesse scritto, con promessa di risponderle la licenziò; in nome di Dio, accompagnandola con tutti i frati per un bel tratto di strada. Ritornata a Mentana, i primi del paese con la Magistratura furono a visititarla e condolersi secolei della perdita, ringraziandola del ben fatto alla popolazione, ma la poverina vergognandosi chiese loro perdono dello scandalo dato, ed attribuiva quel poco di frutto, se mai era avvenuto, tutto a Dio: era commovente vedere quelle persone assennate piangere la di lei perdita e raccomandandosi alle di lei orazioni. Fatta la mattina si caricarono le poche suppellettili e furono mandate avanti per un garzone, quindi congedata Sr. Colomba e Sr. Angiola dalle altre due, che a onta di tanto piangere i loro genitori non permisero partissero da Mentana, s’avviarono fuori del paese con Felice Serantoni, che teneva le cavalcature a mano. Quasi tutta la popolazione di Mentana le accompagnò fino a Grotta-Marotta che dista almeno più di due miglia dal paese fra i pianti ed i lamenti fu camminato sempre a piedi, e dove poi giunti, il Padre di Sr. Colomba che pur egli piangeva di consolazione in vedere tante addimostrazioni d'affetto inverso quella sua figlia: « Orsù» disse « montiamo a cavallo.» e baciando vecchi e giovani e uomini e donne, il suo abito a Sr. Colomba si licenziò da quella affettuosa gente e continuarono il viaggio. Fatti pochi passi„ una ragazzetta sui tre e quattro anni facendo sentire tutti le grida di dolore, si staccò dalla Madre che già tornavasene indietro con il popolo, e corsa al cavallo di Sr. Colomba cominciò a battere i piedi per terra e gridare disperatamente che voleva seguire la sua diletta Maestra: non fu possibile dissuaderla, e Sr. Colomba pregando il Padre l'avesse posta avanti il cavallo suo, se le portò contento ambedue, restando poi sempre con essa lei, fu poi Monaca con il nome di Sr. Angiola, morta nel Ritiro di Moricone in odore di santità con l'età di ottanta anni. Continuando il cammino, dopo un quarto d'ora, ecco che le scolare e il popolo tutto che l'avevano accompagnata, ripeterono di nuovo e da lungi i pianti ed i saluti, con gesti di acclamazioni, a cui rispondendo Sr. Colomba e Sr. Angiola con cenni si diedero l'ultimo addio. Quella fanciulletta che più da due anni frequentava la scuola di Sr. Colomba, allegrandosi tutta, abbracciava la sua Maestra e dicevale: -Oh mamma mia, mi volevate abbandonare!- - Ebbene Barberuccia mia, rispondevale essa, io non sapevo se la Madre tua era contenta, eccoti dunque con me, io non ti abbandonerò mai. In tutto il tempo del viaggio, Sr. Colomba guardava in silenzio ora il cielo, ora i campi, e dovunque volgeva lo sguardo, ammirava e lodava la onnipotenza e provvidenza di Dio, ed avvicinandosi alla compagna recitavano assieme qualche orazione, qualche giaculatoria, qualche aspirazione, ed il Padre in silenzio piangeva ed ammirava tanta virtù nella propria figlia. |