Capitolo XX-
SOFFRE I DOLORI CHE PATI' GESÙ CRISTO ED È TENTATA DA SATANASSO. Quantunque Suor Colomba dicesse alle sue scolare che si fabbricassero un Sacro Ritiro nel proprio cuore, desiderava però farne uno per riservarvesi od accogliere altre consorelle per servire Dio in comunione, siccome sin da fanciulla aveva sempre desiderato, supplicava perciò il Signore e la Vergine, non trascurando all'uopo di praticar penitenze e mortificazioni. Eravi in Mentana una Casa grande, a capo del borgo, di proprietà del medico Duranti, allora Condotto in Monterotondo, ed abitato solo dalla di lui consorte e figlia pure Terziaria di S. Francesco e di nome Sr. Chiara. Queste due donne amavano molto Sr. Colomba, ed in silenzio ammiravano la di lei virtù ed andando a trovarla Sr. Chiara così le disse: «Ebbene, sorella mia, quando ' vi ritirate in un Monastero? Fate presto, che io verrò coni voi». A cui Sr. Colomba: -La casa vostra sarebbe a proposito- e designando tutti i comodi che sarebbero stati opportuni per un piccolo Ritiro, aggiunse che vi sarebbe stato l'orto ancora, comprando un piccolo arboreto che vi stava sotto. « Chi sa!» rispose Sr. Chiara « Ne voglio, far parola a mamma, mentre mio Padre stando Medico a Monterotondo non si cura tanto della casa, ne sarebbe difficile ce la concedesse». Licenziatasi così, Sr. Chiara ne fece subito parola alla Madre, che dopo breve riflesso, disse voler sentire il marito, con il quale parlato di poi, convennero tutti per il si e di convivere assieme come un piccolo Ritiro. Saputolo Sr. Colomba ne provò tutta l'allegrezza, e comunicatolo a P.e Lodovico:«Sia lodato Iddio» le rispose « già sapevo tutto, avendomelo detto le Duranti, accetta pure e ringrazia il Signore che ti vuole contenta». Ritornata a casa parlò allo zio, che avendo udito la risoluzione della nipote le diede ampia licenza, e chiestole quando bramava ritirarsi, risposegli essa che quando a lui sarebbe piaciuto. Consolata Sr. Colomba, riceveva molte persone che secolei si congratularono che finalmente il Signore lavesse esaudita, né mancavano altre ad affliggerla col dirle non poter essa durar tanto con la madre di Sr. Chiara, comeché donna un po' volubile e di età avanzata, motivo che non le avrebbe permesso adattarsi ad una vita monastica, od almeno a convivere con monache. Ma ridendosene Sr. Colomba attribuire tutto a malignità del demonio, che avesse tentato distrarla dal l'opera intrapresa. Arrivato il giorno in cui ella aveva deciso partirsi dalla casa dello zio gli disse, che ogni giorno sarebbe andata a trovarlo per ordinare la cucina e rifargli il letto, e chiedendogli se doveva portar seco il suo letto ed altre poche masserizie necessarie, «È ben dovere» risposele lo zio «vi prendiate l'occorrente, ma il pane chi ve lo darà?» - Dio vi penserà- rispose essa- e lo zio ridendo « o bene, o bene, anderete cercando l'elemosina per il paese!» -Sicuro- replicò essa- che noi cercheremo per il paese: vi è andato Gesù Cristo ramingo, è ben giusto che noi poverelle di S. Francesco accattiamo l'elemosina!- « Buono, buono» ripeté lo zio e promessale la sua assistenza, la licenziò. Ritiratasi in camera, secondo il solito, s 'inginocchiò avanti l'immagine di Maria e così le parlò:-Mamma mia cara, avete inteso? Io cercherò l'elemosina perché voglio essere fedele al mio Gesù a cui ho giurato povertà, e se gli Apostoli ebbero con che nutrirsi abbandonando e patria e parenti e sostanze, anch'io , che abbandono ogni cosa, spero mi darete i mezzi per vivere da poverella. Ritornata al P.e Lodovico gli comunicò tutto, ed il buon vecchio facendosi una risata «Non temere» le disse «Iddio ti provvederà, confida in Lui che così vuole da te». Fatto sapere a Sr. Chiara che la mattina prossima sarebbe andata alla nuova abitazione con essa e con la Madre, l'andò quella a ritrovare le sera stessa, ed abbracciandosi contentissime andarono insite alla Chiesa per ringraziare il Signore e venuta la mattina Sr. Colomba mandò al piccolo Ritiro il telaio, il letto, e tutto il bisognevole che le donò lo zio, e poi l'andò a ritrovare in camera per chiedergli perdono e la benedizione: intenerito questi, con le lagrime agli occhi, la benedisse e la lasciò partire, essendo le due case distanti pochi passi. Prima di partir di casa entrò per la Sacristia in Chiesa per adorare il SS.mo Sacramento, e per ricevere la Santa Benedizione. Buttatasi con la fronte a terra e con gli occhi pieni di lagrime così pregò:- eccomi mio adorato Gesù, chio mi stacco dal mondo, e dai parenti, voi lavete detto, che chi voleva seguire lasciasse Padre e Madre, così io lascio tutti, ed ogni altro affetto mondano, non voglio che il vostro amore, io fo l'obbedienza alla vostra divina chiamata, voi siatemi perciò Maestro e Guida e datemi costanza a servirvi fino alla morte-. E chiesta la Santa Benedizione se ne avviò al suo Ritiro. Entrata si abbracciarono tutte, e gettatasi in ginocchio ai piedi di Sr. Chiara e della Madre, offrì loro la sua servitù, pregandole che dove l'avessero veduta mancare, l'avessero ben corretta e mortificata, e Sr. Chiara sollevandola da terra l'abbracciò con lagrime di tenerezza. Vennero pure le altre due Terziarie, e così si trovarono in quattro monache e due secolari, cioè la moglie del medico, ed una servente per sortir di casa nei bisogni domestici. Cominciarono ad osservare una regola di vivere subito quel giorno, e lo terminarono con la recita del Rosario e con un quarto d'ora di orazione mentale. Liete tutte nel Signore continuarono la scuola, e Sr.Colomba ne fu prima Maestra e Direttrice, e le altre coordinatrici per turno, restandone così una per la cucina, altre con i lavori di mano con cui si procacciavano in parte la sussistenza, ed una e era la sacrestana addetta per l'altare, essendosi passata una camerina a mo' di Chiesa a cui intervenivano per pregare. Sopra tutte poi si distingueva Sr. Colomba nell'Umiltà e nella Carità, poiché non voleva assolutissimamente essere chiamata lor Madre, dicendo dover essere, quantunque secolare, la moglie de Medico Duranti, siccome più attempata e perché aveva loro dato ricetto in casa: si adattava perciò agli uffici più bassi della piccola comunità, or lavando i piatti, or scopando, quindi facendo il bucato, quinci governando le galline, e nella Carità poi distinguevasi, poiché ogni qualvolta sapeva essere intorno qualche poverello accorreva subito alla di lui casa sempre con qualche cosa in mano per soccorrerlo, gli rifaceva il letto, lo assisteva in tutto, ed esortandolo ai Sacramenti insegnavagli le cose necessarie, parlandogli del Paradiso, come premio e dellinferno come supplizio a reprobi. Se affacciavasi qualche tapino alla porta, mai l'avrebbe rimandato senza l'elemosina, ed a questi pure insegnando qualche cosa di Religione, lo esortava alla pazienza ed a soffrire la miseria ricordandosi che il povero rappresentava Cristo, e che della povertà si doveva perciò l'uomo gloriare. Se distinguevasi tra le compagne in queste due virtù tanto raccomandatele dal P.e Lodovico, era distinta ancora nella pratica delle penitenze e mortificazioni d'ogni specie, ed a guisa di tanti Santi, di cui ne leggeva le vite, bramava d'essere disprezzata e negletta dal secolo, non esigendo però dalle compagne simili penitenze, queste, dicendo, non sono di Regola. Per riuscire nellintento, pensò andare al Convento dei Frati, e chiedere loro un mantello, lo accordarono essi, ma domandatala del perché lo volesse indossare, perché son Terziaria di S. Francesco, rispose loro, e credo poterlo portare. Risero quei Religiosi, e la regalorono di uno straccio che già aveva dimesso il laico ortolano, e dopo riscosse risate dai Frati stessi, sincamminò per Mentana e passando per il largo borgo, sortirono e uomini e donne dalle porte di casa e alle finestre per ammirare quello spettacolo, e cominciando a beffeggiarla alcuni e ad insultarla: oh davvero che la nipote dell'Arciprete, s'è impazzita, esclamavano, è matta, è matta! Ma essa in mezzo agli insulti e alle beffe giubilava e continuava modestamente la sua strada; come se avesse indossato un manto reale: lo zio pure richiedendola di tanta stravaganza, lo pregò permetterlo, desiderosa di soffrire insulti per amore del suo Sposo Gesù. Si strinse esso nelle spalle e l'avvisò che da indi in poi non avesse fatto cambiamento alcuno negli abiti senza sua saputa, ed essa rispondendo di obbedirlo se ne andò lieta a casa dove la moglie del medico soffrì di mal grado in vederla ricoperta di quel cencio, temendo che la gente avesse detto in seguito essere quella una casa di pazze, e non monache. Ma i savi notavano ogni cosa ed ammiravano in silenzio le eroiche virtù di Sr. Colomba, e sparsa voce nei dintorni paesi della santità di quella monaca, v'accorrevano molte persone e nobili e plebee, e povere e ricche d'ogni età e sesso per conferire secolei nelle cose di spirito, ed essa vergognandosi esclamava: - Mio Dio, e perché tanta stima hanno di me le creature, che sono la più vile ed abbietta! Illuminatele a conoscermi, essendo io degna solo di disprezzo- Una giovanetta di Monticelli fu pure condotta dai parenti alla casa di queste buone Terziarie, e tanto s'invaghì quella di vedere i modi e i costumi che chiese con istanza l'avessero ricevuta fra loro. Rispose Sr.Colomba ciò potersi fare, già conoscendo la buona vita che aveva menata in casa, per religione e presa ad ulteriore esperimento; dopo pochi mesi vestì il sacro abito con il nome di Sr. Angiola, e così furono cinque monache e due secolari, la servetta cioè e la Madre di Sr. Chiara. Mai mancavano del necessario vitto, quantunque fino allora mai avessero dovuto accattare, poiché le persone che andavano a trovarle portavano elemosine in abbondanza con meraviglia di tutte, aggiungendovi ancora altri mezzi che somministrava l'Arciprete zio di Sr. Colomba, ed il medico di Monterotondo per la moglie e figlia. Avendo saputo che una persona stava in peccato mortale, e molto malmessa di coscienza, supplicò il Signore perché le avesse tocco il cuore e condotta a penitenza, mentre per la salute degli uomini aveva tanto sofferto, da morire persino come un infame inchiodato in una Croce, e pregollo a tale effetto farle sentire i tormenti dell'acerba sua Passione. La notte di fatti mentre stava in letto sentissi presa da sì forti dolori, che arrivata la mattina, né vedendola le sorelle furono alla di lei camera: vedutala immobile e con gli occhi fissi ad un Crocifisso, non risponder alle domande e solo accennando languidamente con una mano a non turbarsi, cominciarono a piangere tutte e fatto conscio lo zio corse immediatamente con il medico, il quale osservatala, ne potendo conoscere (com'era giusto) la malattia, le ordinò i Sacramenti per non saper farsi altro ed una medicina all'empirica. Udivasi frattanto ripetere con fioca voce:- Ma Voi Gesù mio, siete in Croce ed io me ne sto sopra un letto.- Rimase in questo stato cinque giorni, alla fine di questi si alzò di letto sana, come avesse dormito saporitamente una notte sola. Fu grande la meraviglia e consolazione delle sorelle e dei Mentanesi, perché pianta per morta, se la videro presto in piedi viva e sana, ed ebbe essa a dire; nei suoi scritti, che il corpo provando dolori, lo spirito però giubilava e sentiva un'armonia di Paradiso. Quella persona poi per cui essa chiese di sentire i dolori della Passione di Cristo, si emendò e condusse in seguito vita penitente. Il nemico maligno però, non lasciava di assalirla, perché alle volte le faceva sentire urli e strepiti nella camera per distrarla dall'orazione, un'altra volta le comparve sotto forma di grosso e deforme gatto che le scompariva a porte chiuse, senza che vi fossero fessure o finestre aperte che potessero dar dubbio all'illusione od all'inganno. Una volta si vide comparire in camera, mentre meditava, un leone con un uomo orribile a cavallo di quello, portante in mano un pugnale:«Vedi» udì dirsi « io ti sarò sempre contrario». Sbigottita Sr. Colomba chiudeva gli occhi per non vederlo, e con voce tremante pronunziando i nomi SS.mi di Gesù e di Maria, disparvero la bestia e l'uomo, lasciando nella camera tormentosissimo puzzo che la travagliò, tutta notte. Tutto ciò riferiva Sr. Colomba al P.e Lodovico, il quale facendosi delle risate, l'animava a non temere, dicendole essere quello l'ìnvido Mala-tasca, cioè il Demonio, per distrarla dal raccoglimento ed intimidirla perché non proseguisse la bell'opera intrapresa: invece, figlia mia, le diceva Gesù e Maria, aspergiti di acqua santa come faccio io.[NdR Il testo non è chiaro e forse lautore intendeva descrivere lesortazione alla giaculatoria Gesù e Maria] Così fece in seguito Sr. Colomba e così vinse le insidie del tentatore, ma oh! Dio, son troppo veementi gli assalti di questo Satanasso!! Lo vedremo nel seguente Capitolo. Dispiacente però: dover dire come il demonio si servisse di un mio collega, ossia del medico di Monterotondo, per amareggiare la nostra Sr. Colomba. |