Capitolo XVIII-

Capitolo XVIII

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 Sr. COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO XVIII

RIFORMA LA SCUOLA DI CARITÀ

 ISTRUISCE IL POPOLO DI MENTANA - ED IL NEMICO TENTATORE OSTANDO LO VINCE E TRIONFA.



 Otto giorni stette Sr.Mr.Colomba di Gesù ritirata in amorosi colloqui con il diletto suo Sposo deliziandosi in un amore di dolcezze, e supplicando aiutarla per essergli fedele fino alla morte.

Le sue preghiere erano continue, rapita sempre in altissime elevazioni dello Spirito in seno dello Sposo suo diletto. Restava in quei giorni come insensibile, e ricevendo persone che a lei andavano per congratularsi seco, la trovavano come tutta astratta e come fuori di sensi, rispondendo loro con parole tronche, con  qualche furtiva lagrima che le spuntava pel ciglio e girando gli occhi intorno in cerca del suo diletto Crocifisso su cui li fissava immobili: - Io non sono più Paola Serantoni- rispondeva- sono Suor Mr. Colomba del mio Gesù, che meraviglia  dunque che mi  dite che non sembro più quella di prima! Aiutatemi a ringraziare il mio Sposo e pregate gli sia sempre fedele- Eravi una giovanetta sua scolara che ogni volta l’ andava a ritrovare, piangeva a dirotto  e passarono alcuni mesi senza che quella potesse consolarsi e frenare il pianto.  Vedendo Sr. Mr Colomba non riuscibile a calmarla - Ma perché tanto v’affliggete - le disse un giorno- Vi sono pur compagna e Maestra ancora!-  A cui quella: «Io vi volevo compagna in mia casa» e manifestolle aver deliberato si fosse maritata con un fratello suo. A tali accenti restò stupefatta Sr.  Colomba, e ringraziandola rispose: -Se il fine per cui disperate tanto, sorella, mia buona sorte è questo: andate pure ch'io non  vi riconosco più come amica: ma il vostro fratello fatto sposo,  avrebbe mai a paragonarsi con il mio? Sarà mai così diletto, così buono, così amoroso? Andate pure a piangere altrove, ch'io non vegga più lagrime così sciocche e stemprate così insulsamente-. Così si allontanò quella per qualche tempo, ma poi ritornò alla scuola, e sempre con idee vane, poiché si maritò, vivendo però da buona cristiana.

Passati otto giorni dal suo Sposalizio con Gesù, ritornò alla scuola: non so qui descrivere la consolazione di quelle buone zitelle, chi correva a baciarle la mano, chi il cordone, chi il sacro abito senza mai stancarsi di mirarla fissamente in viso e con le lagrime agli occhi, pendendo tutte dalle di lei labbra, le confortò dicendo loro - Non vel dicevo io che sarebbe venuta un'altra Maestra a farvi scuola e non più Paola, eppure sarei stata sempre con voi senz'essere più quella di prima ma Sr. Maria Colomba di Gesù! Animo dunque, adesso è tempo di farvi tutte sante e Sr. Maria Colomba starà qui con voi ad operare meglio di Paola-. S'intenerirono tutte a questo parlare, né avevano ardire di rispondere: cominciò a fiorire la scuola d'ogni virtù, perché la ordinò a mo di Monastero: fece le ufficiali, una cioè fu portinaia, altre le serventi per scopare e pulire la scuola, un'altra Sacrestana per l'altarino e una l'assistente che doveva rappresentarla nella sua assenza per dirigere la scuola.  S'introdusse il           rigoroso silenzio, la colpa in pubblico, la mortificazione della gola con lasciare or tutta or in parte la colazione o la merenda, secondo l'osservanza di varie solennità, si operava con tutta perfezione e santa gara; non era più Paola infine che facesse la scuola, ma Dio nella persona di Suor Colomba, risplendendovi la mortificazione, la modestia, il bel contegno ed ogni altra virtù.

V'erano alcune giovanette alle quali accrescendosi la divozione, la fede e l'amore a Dio, conferivano con secolei le loro coscienze e lasciavansi dirigere, e siccome e maritate e vedove udivano da qualcuna delle scolare le cose apprese nella scuola, andavano esse pure a Sr.Colomba per manifestare le loro coscienze, e vergognandosi ella diceva loro -Care sorelle, ma perché venite a me? andate ai buoni Religiosi, che dotti, vi dirigeranno bene nelle cose del Signore-  ma piangendo elleno, con parole chiare ed aperte palesavano le cose loro, le quali Sr. Colomba innocentissima non avendo mai conosciute ne udite di simili, raccapricciava e inorridiva in sentirle, ma aiutandola Iddio, facevasi forza e veniva a compatirle, e chiedendo loro se le avessero confessate, faceva conoscere, caso che no, che oltre il peccato grave che avevano commesso, erano incorse in un sacrilegio tacendole al Concessore; le ammoniva perciò a chiedere pendono a Dio, a pentirsene ed a proporre di non più farle: insegnava loro il modo di fare l'esame di coscienza, il dolore, il proposito, l'accusa, e quel che più conita, la fuga delle occasioni, di non permettere perciò l'ingresso mai  più in sua casa alle pericolose, ed altre mille intenzioni e devoti ricordi. Non paca di questo, faceva orazioni al Signore per esse, ed ottenutone poi il buon successo, vedevasele ritornare tutte liete, mutate e piangenti di allegrezza. Raccontando poi queste cose ai loro mariti o figli adulti le dottrine apprese da Suor Colomba, s'invogliavano questi pure di conferire con essa per imparare a ben confessarsi, e mandando le loro donne per sentire se contentavasi istruirli: Gesù mio, diceva quelle, Dio me ne liberi ch’io parli con uomini e che voglia sentire i loro peccati, ma tutta ricoperta di vergogna e rossore insegnava alle mogli come dovevano riferire ai loro mariti con l'operare nel tal modo, suggerendo le dottrine necessarie. Non passava gran tempo che le mogli ritornavano, avvisandola del buon successo e della emenda dei mariti e della pace domestica avvenuta.

Non mancava però il maligno d'intorbidire la bella serenità di Sr. Colomba suggerendole non essere a lei lecito sentire quelle impurità e laidezze, e che perciò peccava ella pure col dare l’accesso in sua casa a quelle donne, ed essa tutta turbandosi esclamava:  - Ma caro mio Gesù, voi mi dite che aiuti i prossimi miei e li istruisca, e poi devo peccare io pure!-  Sentivasi rispondersi: «Non temere, io sono con te, continua e non ti stranire». In questo si rasserenava tutta, e cacciando la diabolica tentazione proseguiva a condurre  anime al suo Sposo Celeste, di modo che Mentana vedevasi tutta mutata e poteva allora servire d'esempio nel buon costume a tanti altri paesi circostanti.  Ma il tentatore maligno non pago l'andava assalendo con più fiere battaglie, perché mentre Sr. Colomba dormiva, le faceva vedere in sogno laide impure figure di uomini e di donne, e allora svegliandosi  tutta  impaurita  e  tremante  volgeva  subito   la mente a  Dio,   stringendosi   il           suo Sposo  Crocifisso  al petto e piangendo e pregando: - Gesù mio – esclamava - e cosa sono queste impure ombre ch'io vedo? Non sia mai,  eterno mio Bene, ch'io incorra in tali brutture e laidezze, voi siete la stessa purità, mantenete questa meschina sposa sempre pura,  sempre  bella agli occhi vostri - ed aspergendosi di acqua santa e facendosi il segno della Croce stringevasi viepiù il           suo Crocifisso al petto. Una notte che lagrimando e pregando la Vergine a tale effetto, vide la Vergine SS.ma con il suo vezzoso bambino in braccio che la guardavano con occhio festoso, ed essa esclamando: - Mamma mia aiutami, io non voglio più vedere si impure ombre,  scacciate da me si laidi sogni - udì allora dal Bambino:«Ma di che temi, io sono sempre tuo.» e lanciandosi dalle braccia della Madre al lei seno, sentì ripetersi: non temere, seguita ad istruire le mie creature,  ascoltale tutte quante a te ricorrono,  e segui me e la mia dottrina.  Ciò detto sparvero dai suoi occhi dandole prima la loro benedizione. Tornata in se accese il lume ed alzando gli occhi ad un immagine di Maria sotto il titolo -Refugium Peccatorum- le fece nuova offerta di tutta se stessa, protestandole non ricusar fatica per sollievo del prossimo suo. Così poi fu; perché concorrendo a lei di continuo ogni sorta di persona, d'ogni sesso, età, e condizione, come   dirassi ancora in seguito,  udiva tutte, tutte istruiva, tutte consolava e riduceva sulla via della virtù a scorno e confusione del maligno satanasso. Affliggevasi ancora Sr. Colomba per le continue lodi che le si facevano circa il suo bene operare, ora in faccia a lei, e talora allo zio, congratulandosi molte persone secolari del gran frutto che faceva la nipote, ed essa udendo, sarebbesi cacciata sotto terra per non farsi vedere.  Andava perciò spesso a trovare P.e Lodovico al Convento, e piangendo gli raccontava queste cose che tanto l'affliggevano:  - vedete cosa ho fatto - gli diceva - se ini fossi fatta monaca in un Monastero, questi disturbi non li soffrirei- Ma egli ridendosi le rispondeva: «Ma non conosci tu, figlia mia,  che queste sono tentazioni diaboliche per farti vangloriare? Tu sta chiusa nella mura del tuo cuore, approfitta nelle due virtù dell'Umiltà e della Carità che sempre, ti dirò "partorire" queste ogni altra virtù, continua ad istruire il popolo tuo, che Dio a chiare note, te lo ha significato, e attribuisci tutta la lode a Dio e non a te;  poiché l'opera è tutta di Dio, e tu non hai cosa alcuna del tuo: queste son tutte tentazioni dà Malatasca,(così chiama egli il demonio) per turbarti la serenità del cuore, e per farti desistere dalla intrapresa carità: fatica, non ti stancare, perfeziona sempre la tua scuola di Carità, perché Dio ti vuole per questa strada! Sai. cosa dice S.Paolo? " In Deo nos vivimus, movemuis et sumus", In Dio noi viviamo, ci muoviamo e siamo; tutto quel che fai è opera di Dio, tu non sei che una macchina,  uno strumento, un organo, e quel bello e toccante che rispetta da questi non a questi perciò devesi la gloria, ma all’artefice che li composti e li muove! Dunque niente a te, e tutto a Dio artefice tuo.»  Si umiliava allora sempre più e si pacificava, e perfezionando continuamente la sua scuola, era tutta a tutte, ne mai prendendo mercede da chicchesia, soleva dire, che l’interesse non deve immischiarsi nelle cose di Dio e dello spirito.