Capitolo XVI-

Capitolo XVI

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 Sr. COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO XVI

RITROVA UN DIRETTORE SPIRITUALE SI NARRANO DUE  VISIONI IN CUI VIENE AVVISATA DI VESTIRE L'ABITO DI S. FRANCESCO  D'ASSISI.


 PREPARATIVI PER LA VESTIZIONE.

Ed ora Paola giunta all'età di ventidue anni quando il Signore in tal modo la favoriva, ed essa riconoscente con altrettante virtù gli corrispondeva. Né a quell'epoca aveva Direttore alcuno che la guidasse, che anzi ella stessa doveva dirigere la scuola che aveva ristabilita dopo il suo ritorno in Mentana, fatta già più numerosa di zitelle, e ordinata con migliore metodo. Avvenne che nell'anno 1722 e 22 perciò dell'età di Paola, perché correva con il secolo, fu mandato al Convento dei Minori Riformati di s. Francesco, distante un miglio da Mentana, un pio e dotto Religioso da Saurgio, il quale prendendo tutta la cura della buona giovane, le dava quei lumi necessari ad incamminarla nella via della perfezione ricevendo altresì da lei le confessioni e tutti i segreti favori e doni che il Signore le compartiva. Avendo pertanto comunicata al medesimo una visione che ebbe in Moricone mentre vi stava convalescente per una preceduta malattia incorsa, l’esortava ad essere forte nella vocazione a cui Dio la chiamava, di vestire cioè l'abito di S. Francesco, sebbene contro la volontà dello zio che fortemente insisteva, per quello di S. Domenico.

La visione fu questa: stava Paola un giorno nella Chiesa Parrocchiale di Moricone piena di mestizia supplicando il Signore l’avesse esaudita perché si fosse fatta Monaca: -Signore - gli diceva - quando sarà ch'io addiverrò vostra sposa? Se non mi esaudte, io muoio; che non posso più resistere quantunque io mi riconosca indegna, io non ho altra volontà che di servire - e lagrimando stava fissando il sacro Bambino fra le braccia della Madonna in un quadro che stava in Chiesa e che ora si trova nel coro delle Suore di Moricone : in questo momento vide la Vergine che vestiva d'abito bruno con le proprie mani una giovane che stava modestissima inginocchiata ai di Lei piedi, e vestita che fu le fu posta in capo dal Bambino, che stava fra le braccia della Vergine,  una bellissima corona. Terminata la vestizione vide che tanto  la Madre che il Figlio facevano molte carezze a quella giovane che umiliata e con le mani giunte riceveva da ambedue le finezze, ed il tutto poi abbellito da splendidissimi raggi disparve. Ritornata in se, non curandosi più Paola di ritornare a casa, rimanevasi stupita per quello che aveva veduto e gustato. Oh! beata quell’anma, esclamava con santa semplicità, che ha avuto la bella sorte di essere vestita da Monaca dalle mani proprie di Maria, ed incoronata dalle mani di Gesù! Oh! quanto l'invidio! Oh! Mamma mia e dolce Gesù e quando sarò io fatta degna di tutto? Udì allora una voce che le disse:- Tu sei stata vestita da me, e dal mio Figlio incoronata-  ed essa mirandosi intorno e vedendosi ancora con gli abiti secolari:- Ma come – rispose - io non ho la tonaca, io non tengo corona in testa, ma io son secolare tutt'ora!- «Non importa, senti» soggiunse «già sei religiosa, perché hai la volontà, e vestirai di quell'abito che hai veduto, ed investirai quella modestia ed umiltà che hai rilevata». Tutta festosa Paola, chiese la benedizione a Gesù e a Maria, e ritornata a casa cominciò a riflettere quanto aveva veduto ed udito staccandosi sempre più dalle cose del inondo, come si disse nello scorso capitolo narrando degli ultimi mesi in cui stette a Moricone.

Comunicò questa sua visione, per la prima volta al P.e Lodovico, e conoscendo egli in ciò la Volontà di Dio esortava la buona giovane a pregare la Vergine, le significasse quale fosse la Religione, non avendola ben distinta Paola, ed il tempo in cui avesse dovuto vestirsi, poiché erano passati parecchi anni dalla visione: la esortava ancora a continuare la scuola in Mentana, che ognor andava crescendo nel numero delle ragazze e le raccomandava caldamente le virtù dell'umiltà e carità. Non é da dirsi quante novene, quante preghiere, quante lagrime versasse ella perché Dio l'esaudisse! Fece pensiero di ricorrere a S.Francesco di Paola, di cui n'era devotissima, ed intraprendendo l'esercizio dei tredici Venerdì, pregavalo farla intendere la volontà di Dio, e circa il tempo e circa la Religione.

Arrivata all’ultimo venerdì senz'essere ancora stata esaudita, si pose in ginocchio nella camera dello zio dove vi era la reliquia del Santo e raddoppiando le preghiere e le lagrime, udì una voce che così le parlò:- Vestiti in casa con l’abito di Terziaria di S. Francesco di Assisi e fatica per le mie creature; poiché ti fece nascere appositamente.- A tal voce cadde con la faccia per terra, dove la volontà inclinandosi fino al centro di quella: ecco, Signore, disse, ella, la tua Creatura, fa di essa quanto ti piace, contenta io sono di unire la mia alla tua Volontà. Rimase attonita, e stando in profondo silenzio:-Hai tu intesa - sentì replicarsi - la mia volontà? Così voglio di te servirmi, non ritardare ed io sarò in tuo aiuto.- Così cessò: ed essa alzandosi da terra, la baciò prima e rese grazie infinite all'Altissimo. Sortì di camera, e senza palesar cosa alcuna, chiese licenza allo zio di portarsi dal P. Lodovico, ed ottenutala chiamò a se una scolara, e alle ore 20 s’incamminò verso il Convento. Appena sortì di casa, il ciel che prima era sereno, s’intorbidì con vento si gagliardo, che dubbia dovesse continuare il cammino stava per ritornare, se una voce non  l’avesse detto:- Tira avanti non temere-  Raddoppiando la forza del vento la spingeva fuori di strada, e gli alberi piegandosi fino a terra, le intercettavano il passo, ma sentendosi dietro come un calpestio di persona udiva una voce che l’incoraggiava col dirle spesso: -Tira avanti, non temere- yolgevasi ella indietro, ma non vedendo alcuno, pensò fosse quello l’Angelo suo Custode, il fratellino suo. Arrivò con la compagna, ambe per braccio, al Convento fece chiamare il P.Lodovico il quale venuto con il P. Gerardino rimasero vederla a quell'ora insolita e con quel temporale:-che vai girando- le dissero  - non seinti questo vento?- Ma fattogli ella cenno aver bisogno parlargli, si ritirò con P.Lodovico in una Cappella, e le raccontò l'accaduto. Il buon vecchio tutto allegro così le disse:- Fa così, figliuola mia, vestiti in casa questa è la Volontà di Dio, e tu stessa l'hai udito: sappi che alla medesima ora io pure ho udito le stesse cose. Non tel dicevo io che Dio avrebbe fatto da se! Non dubitare: l'opera è di Dio, non avvi niente di tuo, gran cose vuole il Signore da te!-  Altro le disse, e raccomandandole infine la Carità e l'umiltà, la sollecitò darne contezza allo zio, e le disse non avesse timore del turbine, perché era opera dell’invidioso nemico.

Ritornata a casa Paola, andava ruminando fra se come fare per dirlo allo zio, e per indurlo a darle licenza di vestir l'abito di S. Francesco, mentre altre volte aveale detto, che se per avventura le avesse permesso monacarsi, avrebbe voluto di S. Domenico. Passarono quindici giorni senza che Paola lo manifestasse ma giunta la seconda festa di Pasqua di Risurrezione arrivò in Mentana il Padre, ed ella approfittando di si bella occasione, supplicata la Vergine a darle coraggio, anche per abbattere le contrarietà, qualora fossero insorte, nel tempo del pranzo così parlò ad ambedue:- Sappiate, giacché il Signore vi ha uniti, ch'io ho risoluto farmi monaca in casa e perché non avete permesso Monacarmi in Monastero ho risoluto in questo modo-. «Noi siamo contentissimi» risposero insieme «ed essendo voi così risoluta, ci darete consolazione» -Ebbene- soggiunse Paola- vi prego adesso disporre per ciò che vi ho detto, e fate che per Pentecoste io sia vestita- «State quieta» replicarono quelli «così sarà».

Non è descrivibile la contentezza che Paola provò in quel momento, e ravvisando in tutto la Volontà di Dio, corse alla Chiesa e con le lagrime agli occhi lo ringraziò. Restava ancora un’altra difficoltà da superarsi, se cioè, lo zio era contento della Religione Francescana, non avendogliela Paola significata ma il giorno otto di Maggio venendo a visitarla due Terziarie di S.Francesco da Monterotondo sue care amiche, per congratularsi secolei della risoluzione fatta e già propagatosi, mentre con lo zio insieme s’intrattenevano in divoti discorsi, Paola fecesi dare da una di quelle un ritaglio d'abito, la quale di buon grado se lo levò da una ripiegatura di una manica e lo consegnò a Paola e questa, porgendo allo zio gli disse:-Giacché fra giorni dovete portarvi a Roma, vi prego comprare il panno a questo simile, che si vende dalle Monachelle del Padre C aravita-;  dicendogli ancora il prezzo. Non dubitate, le disse l'Arciprete, sarà mia premura compiacervi in tutto. Ritornando poi da Roma, che fu tra pochi giorni, gli corse incontro essa, e dettogli il ben tornato, riceve da lui l'involto sentendosi dire: ecco il vostro abito, ora sarete contenta, e Paola piangendo di consolazione lo sciolse, baciando e ribaciando quelle lane, riconoscente verso Dio che le aveva fatte superare tutte le difficoltà.

Passarono altri pochi giorni e fu chiamata in camera dallo zio il quale le fece un discorso circa il nuovo suo stato, e consegnandole un librettino da Lui manoscritto:«Eccovi» le disse « eccovi una regoletta del vostro vivere in avvenire, leggetela, ponderatela, e piacendovi, date di mano subito all'ago e cucitevi l'abito, ben inteso però che a me dovete conferire l'interno vostro, come ogni altra azione esterna» Quanto restò lieta Paola per le prime cose dette, altrettanto fu confusa in sentirsi queste ultime, ed avendo risposto di obbedirlo, accortosi lo zio della di lei confusione, la placò col dirle, avesse pur fatto come avrebbe poi creduto circa quest'ultimo affare. Difatti per confessare le mancanze non avrebbe avuto nessuna difficoltà, ma i doni e i favori di cui sì spesso il Signore le regalava, avrebbe provato molta ripugnanza e rossore.

Ringraziato il Signore, andò lieta alla scuola dov'era aspettata da una moltitudine di gioventù, e tostoché la videro, le chiesero cosa avesse in quel giorno, perché sembrava molto allegra; cui Paola non manifestando cosa alcuna, rispose loro saper donde, e passando all'istruzione, stava astratta in Dio.  Al P. Lodovico però manifestò tutto, essendovi andata per parlargli il giorno dopo, il quale dicendole non cessasse di ringraziare il Signore perché l'aveva esaudita, lo supplicasse perciò a compiere l'opera:- Ma non tel dicevo io- continuava il buon vecchio- che il Signore ti voleva Monaca per aiutare il prossimo, oh! gran cose vuole il Signore da te! Lo vedrai in avvenire, ti raccomando sopratutto la carità e l'umiltà, tienti stretta a queste due  virtù che partoriscono tutte le altre e non temere.-

Una settimana prima della Pentecoste, disse Paola alle sue scolare che fra otto giorni sarebbe venuta un’altra Maestra, perché 'essa facevasi Monaca: non è possibile descrivere qui  i pianti e disperazioni di quelle buone fanciulle, e ritornate a casa raccontarono ai loro genitori che la Maestra si faceva Monaca e che perciò la perdevano. A tale annunzio mandò un grido di dolore tutta Mentana e tutti piangevano la perdita andando a condogliarsi con Paola; povere noi, dicevano, come faremo? Chi darà educazione alle nostre figlie?  -Non dubitate- diceva essa- io mi farò Monaca, é vero, ma però sarò con voi (senza mai significare che facevasi Monaca in casa) voi altre portatevi meglio e riceverete molto profitto dalla nuova Maestra - (E fra se intendeva che questa sarebbe stata Suor Maria Colomba, che era il nome che voleva sostituire a quello di Paola). Non intendevano esse questo paradosso, come si sarebbe fatta Monaca e resterebbe con loro? Arrivato il sabato che fu vigilia al giorno in cui doveva vestirsi, fu tanto il pianto e i gemiti delle scolare e delle loro genitrici, che Paola fu costretta a manifestar loro che si faceva Monaca in casa e che avrebbe continuato la Scuola di Carità. Appena crederono a tali accenti, ma rassicurate da lei, il pianto allora si convertì in giubilo, e per vièmmeglio convincerle, mostrò loro l'abito e le altre cose necessarie alla Vestigione, ed invitò alcune ad accompagnarla al Convento nella mattina seguente, pregandole infine a non dir cosa alcuna a chichessia. Ma siccome donne, più poi, siccome fanciulle, appena sortirono dalla scuola, non potendo trattenere la loro gioia, sparsero dovunque la grata notizia che facovasi Monaca in casa e non in Monastero, come da tutti riteneasi. Epperò molte persone corsero alla casa di Paola per congratularsi doppiamente offerendole pure vari regali, e congedata poi ogni persona, ritirossi in camera per rendere grazie al suo Signore: ma gli affetti, le aspirazioni, le lagrime di gioia, e i dolci colloqui che dovè fare quella notte con il suo promesso Sposo Gesù, lascio alla considerazione dei lettori.