CAPITOLO X-
A quell'epoca mancava Paola di chi la dirigesse nello spirito, ed afflitta in vedersi così abbandonata, chiunque vedeva interrogava se avesse potuto avere qualche opportuna istruzione, e chiedendo pure al suo Confessore che era il Cappellano di Mentana ilmodo di fare l'orazione mentale, questi non dandole udienza la rimandava col dirle non essere per lei tale orazione, bensì convenissi solo a preti, a frati ed alle monache. Dispiacente Paola avrebbe anche abbandonato questo confessore la necessità non ve l'avesse attratta, e per essere ancora la volontà dello zio; e come che ragazza ancora nessuno l'ascoltava e l'esaudiva. Derelitta così struggevasi in lacrime, e pregando il suo Dio volerla istruire, a poco a poco parlandole interiormente e andava dirigendo, e cominciando essa a meditare sulla passione e morte del Salvatore, come aveale insegnato la Madre, l'internava, con fatica però, con tutte le potenze dell'anima, fissandosi per qualche punto dal quale poi ne riceveva gran contento e giubilo Meditava pure sulla gravità dell'offesa di Dio immenso, tanto buono e degno di essere sommamente amato, e allora riflettendo alle mancanze commesse, che se le vedeva gravi, dava in dirottissimo pianto e ferendole istintivamente lanima, sentivasi lintelletto vieppiù illuminato. Entrò in santo timore di offendere Dio che le pareva fosse peccato ogni sua azione avesse fatta o parola detta, e desiderando pure nessun'altra creatura avesse offeso Dio molto si doleva e rammaricava se vedeva o avesse udito da altri commettere peccati. Era suo forte se poteva abboccarsi con qualche persona e mostrando loro il male commesso, faceva conoscere il male e il danno recato all'anima propria. Da qui nasceva che tirando a se molte persone, desideravano poi accompagnarsi secolei, ed alcuna fuggendola come scrupolosa non andava guari che la ricercava di poi, e l'udia con maggior disposizione. Era tanta la brama di giovare al suo prossimo che tutta ardendo di questo santo desiderio, avrebbe sparso il proprio sangue per convertire anime. Gradiva il Signore questa sua volontà e sante azioni, e nelle sue meditazioni sentiva l'amorosa di Lui voce che la dirigeva a guisa di Maestro.Leggeva le vite dei Santi; e sentendosi trasportata ad imitarli, solea dire alle compagne: - Noi siamo state e siamo ancora peccatrici, dunque perché non cominciamo ad imitare quelle donne che dopo aver peccato fecero tante penitenze da divenire sante!- E raccontando loro alcuni tratti della vita della Maddalena,>di 5. Margherita da Cortona, di S. Agostino e di vari altri, 5ugeriva a quelle compagne il modo di ridursi a far mortificazioni e penitenza. Da qui incominciò ella pure ad inventar modi per mortificarsi: cercava di dormire scomoda, frapponendo alle lenzuola e sassi, e tavole, e spini; stava in ginocchio con le braccia, in croce, talvolta con la testa in terra e sotto le ginocchie stesse le mani, e prolungando così quella lunga stagione in continue meditazioni e preghiere, il Signore davale poi beni, più chiare cognizioni con infinito giubilo dell'anima: continuando così per lunga tempo senza licenza dei confessori; che non credea necessaria, facea di se ogni strazio. La prima notte che dormi sulle dure tavole, godé una nottata di Paradiso, perché continuamente svegliandosi, spesso alzavasi a far orazione, e furono così dolci i colloqui con Gesù, che tutta sentivasi in Lui assorta. La mattina uscita di camera, com'era suo costume, sì mise a rassettare la casa, e parendole vi fosse unaltra persona che la seguisse in ogni suo passo, sentiva il suo spirito pieno di giubilo ed il corpo leggerissimo e presto, che operava senza fatica quanto faceva. Tanto era il giubilo che provava, che smaniava conoscere il suo Signore di persona: - ma. come potrò fare- diceva - per conoscere e vedere questo mio Signore?- ed esclamando - Gesù mio, beata quella creatura che vi conosce! Come farò io per vedervi? - Sentiasi allora rispondere: Ama la virtù e mi conoscerai. - Ma qualè questa virtù? Io non la conosco- e allora: Sii umile, che lumiltà è la virtù che partorisce ogn'altra. Queste risposte le ferivano talmente il cuore che più le si accendeva di desiderio di vederlo. Udiva la voce e non vedeva la persona, voltavasi e rivoltavasi, correva e ritornava per la casa spasimante per vedere il suo Bene, ma indarno; e continuando quella voce facevale sentire, conoscevasi allora indegna ed immeritevole, e si copriva di vergogna il volto e di rossore. Correva in camera e sfogandosi in pianti, e riflettendo aver commessa qualche mancanza e di risentimento o di curiosità e d'incosideratezza, attribuiva essere la causa per cui il suo Signore non le si faceva vedere. Non osava alzare gli occhi per mirare il crocifisso e la Mamma sua, si pentiva delle mancanze commesse, e confidando allora nella Divina Misericordia alzava gli occhi e mirava le devote immagini, e parendole vederle più pietose ed amabili, sfogava in pianti di allegrezza inzuppando di lacrime i fazzoletti. Sperimentati i frutti che ricavava da quelle prime penitenze, ogni notte ne praticava di nuove per tenere più alto lo spirito e più sollecito il corpo; poiché sentosi nel profondo del sonno chiamarsi, svegliata, molestata dall'incomodo di giacere sulle nude tavole o sassi, trovavasi più pronta ad alzarsi per mettersi in orazione. Alcune volte però quelle lintimidivano, e allora se ne stava in letto ad orare sopra le nude tavole con tanto giùbilo che soleva esclamare:- Oh! che per l'orazione si conoscono le stesse verità? L'orazione apre le porte all'intelletto per penetrare nei tesori celesti dove l'animo piglia il suo possesso! Felice l'anima che può ersere legata per mezzo dellorazione allamor di Dio!Venutole fra le mani un libretto che trattava della Passione di Gesù Cristo, è vano esprimere la gioia che provò; stimando possedere un tesoro. Datasi subito a leggerlo, la notte stessa vi fece l'orazione mentale, e subito vi s'internò rappresentandosi al vivo il soggetto di cui meditava. Vedendo Gesù grondante di sanguineo sudore nell'orto, apprese dal medesimo la modestia nell'orare, il modo di stare alla presenza di Dio quando lo si prega, ed emendò la sua compostezza passata:vedendolo accettare l'amaro calice, essa imparò ad accettare ogni sorta di patimenti per amor del suo Dio; udendo la preghiera che fece Gesù all'Eterno suo Padre per la salute dell'uman genere, essa pregò e desiderò parimenti per la conversione dei miseri peccatori e le nacque vivo il desiderio d'impegnarsi a convertir anime a Dio. Vedendo Gesù alzarsi dall'orazione per svegliare i discepoli che dormivano, e notando la maestà con cui camminava, la modestia del Divin volto, la mansuetudine con cui parlava che imparò come e con quale misericordia dovevansi svegliare, quelli che giacciono nel letargo del peccato ed eccitarli alla penitenza. Sentì finalmente una voce che le disse: Imita me e fa tutto ciò che vedi, ch'io farò teco. Vedendo infine Gesù abbandonato da tutti e dalla SS.ma sua Madre, provando essa estrema compassione prostrossi il suo spirito e raccogliendo il prezioso Sangue che aveva sudato asciugò il di Lui corpo. Egli accettò la di lei carità, e le disse:- Tollera di buon grado l'abbandono dei parenti e degli amici, e rassegnati nelle angosce, tribolazioni ed infermità che avrai a soffrire.- Vide ancor l'angelo confortare Gesù, e pronto l'Uomo-Dio trangugiare fino al fondo l'amaro calice, ed essa godendo insieme e compassionandosi, si strinse e legò si fortemente al suo Dio, che spogliato il cuore da ogni altro affetto, di tutta se stessa si fece olocausto. In quelì'istante le mostrò il Signore tutti i travagli e pene che ella avrebbe incontrato, e come tutte a sua imitazione,dover pazientemente abbracciare e tollerare; mostratele ancora tutte le grazie che le aveva preparate, e come il tutto avrebbe ella superato, perché incessanti sarebbero stati i di Lui conforti, ed essa animata protestò uniformare la propria volontà, e come a quella del suo Gesù. Restò così assorta, che terminata l'orazione Questi furono i favori che partecipò allanima di Paola il signore nelle di Lei prime orazioni mentali e nell'età di soli 17 anni.. Innamoratasi di tale orazione pei favori che ne riceveva, tanto le si dedicò, che si può dire la vita sua essere stata una meditazione continua. Bramava poi patire, condiscendendole il Signore, ogni tribolazione e patimento le si convertiva in cibo; poiché pigliava tanto piacere nelle angustie e contrarietà che ne restava contenta e sazia come si fosse cibata, del più nutritivo alimento. Incominciò dall'ora a provare, com'ella dice, certi voli interiori, che la sollevavano come all'esterno; poiché alle volte davasi a correre per la casa come impazzita, e nel correre veloce, come volasse, parevale stringere il caro Signore. Da questi slanci d'amore sentivasi per lo più priva di sensi e ritonata a se esclamava:- Quanto è dolce il Signore inverso le sue creature! Amatelo, amatelo, sorelle mie, che Egli è il più puro e il più amababili degli amanti!- |