CAPITOLO VII-

CAPITOLO VII

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 S.r COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO VII

TENORE DI VITA NELL’ETÁ DI TREDICI ANNI

 Praticava in casa di Felice Serantoni una giovane per i servizi più bassi, come per andare all'acqua per il bucato, e per sortir di casa, non essendo use le sue figlie uscire se non per andare alla Chiesa o per qualche urgenza, ed accortosi egli dello scorretto vivere e dalla poca modestia di quella, non andò che la licenziò per timore che non corrompesse nei costumi le proprie figlie. Solea costei trattar più d'appresso con Laura sorella di Paola facendole poco buoni discorsi, e qualche rara volta con questa, sapendo ben essa non essere ascoltata se non in discorsi religiosi che a lei però poco garbavano. Che fece la scaltra? A poco poco persuase Paola ad affacciarsi alla finestra per vedere un giovane che ad un'ora destinata doveva passare, lei manifestò essere quello per lei invaghito, aggiunse poi sentivasi essere cosa da poco affacciarsi alla finestra, non esservi peccato ecc. ecc.. Sebbene Paola avesse tanto aborrimento addietrarsi tali cose pure acconsentì di vederlo; ma che sarà questo amore? - diceva - tutte le ragazze ne parlano, io non so ancora cosa sia. Rimasta sola nella camera, andava per affacciarsi alla finestra, ma sentivasi da invisibile forza addietrarsi, stavasi dubbia su ciò che doveva guari, dimetteva il pensiero, vinceva la curiosità, ma non andava guari che sentivasi spronata ad appagarla. Nella stessa camera dov'era la finestra, idonea, ed eravi appunto quel Bambino con cui amoreggiava essa sin da fanciulla, e intanto affacciatasi alla finestra, nel vedere da lungi quel giovane aspettato: subito prese da tremore generale e fu costretta a entrare e mettersi a sedere. Ripeteremo qui le sue proprie parole...- entrata in quella camera ed affacciarmi alla finestra, nel vedere da lungi quel giovane, mi sentii sorprese da un tale tremore ch'io allora non conobbi donde venisse ben l'ho conosciuto poi essere stata l'assistenza di Dio, che se no, chissà cosa di male avrei io fatto;so io sola avrei rinnovato il Calvario al Signore,ma quella bontà infinita che vide la mia pessima inclinazione si mosse a pietà dì me e mi liberò dal pericolo. Non ostante, mi rimisi alla finestra per vedere quel giovane ma con timore poi d’esser veduta; avrei voluto vedere più da vicino per essere da lui veduta. Mi trattenni alquanto in dentro della finestra, alzai gli occhi al cielo e sentii venirmi alla mente il pensiero di farmi monaca: pure mi riaffacciai e ritirai indietro per bentre volte. Ed aspettando si avvicinasse quel giovane per vederlo venivo ora presa da vergogna e da tremore, e allora piena di orrore, dissi fra me: ma che pazzia è mai questa di guardare gli uomini! Che il vero e solo amore si trova in Gesù! E mirando io in volto il caro Bambino, mi parve di vederlo turbato e come in atto di dirmi: che pazza!  Io sono il vero amore e battendomi allora il cuore, mi rimisi a sedere, non curandomi più di vedere colui che passò inosservato da me, sotto la casa, e sfogai con il mio caro Bambino in atti di amore, Gli chiesi perdono, e d'allora in poi mai più caddi in simili curiosità e debolezze.....   (n.d.a. mentre io scrivevo questa vita, ebbi a curare una giovinetta     ammalata in quella stessa camera ed abbi il piacere di vedere questo Bambino e  l’intera Sacra Famiglia che ancora conservasi intatta dipinta  sul muro.)  Si confessò di tale sua mancanza ed il Confessore la sgridò, dicendole non essere lecito a ragazze onorate affacciarsi alla finestra per vedere uomini, e la consigliò mai più l'avesse fatto in avvenire e che solo il Bambino Gesù avesse mirato. Così fece, avendo poi a dire in seguito non essere più ricaduta in simili debolezze, e raccontando poi il fatto, accompagnava sempre il racconto con dolore che in lei si scorgeva per   qualche lacrima che le appariva sul ciglio.  Avvenne che in quell'anno i Signori. della Missione vennero a predicare a Moricone, e Paola intervenendo mattina e sera alle loro prediche e catechismi  parevale, come diceva essa,  essere ella sola in quell’auditorio la peccatrice alla quale fossero diretti i discorsi e le ammonizioni; laonde in quella Missione e nelle altre fatte poi molto approfittò restandole impresse quelle belle esortazioni che da quei padri venivano  predicate, sempre credendo lei solo dirette come unica peccatrice che ascoltava.  Le piaceva ancora il modesto portamento di quei pii religiosi e la loro dignitosa maniera, di guisa che avrebbe desiderato essere ella pure uomo per vestirsi di quegli abiti ed imitare la loro edificante condotta, come uomini da lei stimati santi.  Nell'ultimo giorno della missione praticandosi, secondo il solito, la Comunione generale, un Missionario dal palco fece una esortazione a quelle anime che si erano ben confessate, intimando loro non si fossero accostate a ricevere il Corpo di Gesù, perché sarebbero stati tanti Giuda sacrileghi: al sentir Paola tali parole, cominciò a tremare da capo a piedi e piangeva, credendosi essere ella quel Giuda, se si fosse comunicata, dentro la chiesa che tradiva Gesù, non ardendo accostarsi alla Santa Comunione, piena di timore e di vergogna stava mirando gli altri che ricevevano il Corpo di Cristo e li invidiava dicendo con lagrime: io sola non sono degna di accostarmi a ricevere Gesù! Ripeteva il Missionario: chi sta in peccato mortale parta da questa Chiesa, ed essa temendo di essere in quel misero stato se ne valeva fuggire, e già stava per partirsene, quando nel suo grande travaglio di spirito sentì intimamente dirsi:  Paola accostati pure a ricevermi, che io soddisfatto a tutti i tuoi peccati confida in me. Fatta in quell'istante capace, la di lei anima di comprendere la grandezza dei meriti di Gesù Cristo, riempitasi di speranza,           si accostò umile alla Sacra Mensa con infinito giubilo dell’anima sua. Ammaestrata vien meglio a quelle Missioni, diedesi  a perfezionare se stessa, a correggere più la famiglia e a condurla con meglio ordine e con più alacrità di spirito diedesi all’orazione. In ogni discorso devoto avesse udito, bramava conoscere il significato d'ogni parola per apprendere ad amare più Iddio, e la sua semplicità continuava tale che credeva parlar con Lui in persona, parlandone con le figure, e talvolta veniva lodata dalle persone, copriasi il volto di rossore e fuggiva turbandosene. queste ed altre,. erano le virtù di cui era adorna Paola nella sola età di tredici anni. In quell'epoca si ammalò gravemente di una polmonite, ed il Padre ternendola si morisse, non si dipartiva un solo istante dal di lei fianco continuamente accarezzandola, ma ella mal soffrendo  tante e troppe amorose sollecitudini: a che tante cure - diceva- per me, se Gesù ha sofferto tanti patimenti è morto in croce! Queste sono rose in confronto di tanti dolori e patimenti che ha sofferto Gesù Cristo, e così in tutto il tempo della sua lunga infermità mai si lagnò di cosa alcuna. Offrendo quanto soffriva al suo Signore con indicibile pazienza e rassegnazione; nessuna cosa la ristorava se non il pensiero e il discorso di Gesù, e si come tal pensiero in lei era continuo, mai perciò ebbe a lamentarsi. Il suo. divertimento a letto era solo il          parlare con le figure della Sacra Famiglia che stavano dipinte sul muro a lei  dirimpetto. Il disegnare monasteri, idear monache, e a quelle giovinette sue compagne che l'andavano a visitare, propose a tutte di farsi monache: oh! quanto sarà bene, diceva loro, sposarsi con Gesù! Qual altro sposo migliore e più bello e più amabile di Lui!  Riavutasi poi dalla malattia riprese il solito tenor di vita, sostituendo nella famiglia, il luogo della Madre.