CAPITOLO V-

CAPITOLO V

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 Sr. COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO V

QUELLA GIORNATA IN CUI FECE LA SUA PRIMA COMUNIONE

 Comunicata Paola col Sacramentato suo Signore, che resigli tanti ringraziamenti, e fatti gli atti della più profonda devozione e di petizioni, già suonato il mezzogiorno, né risolvendosi partire dalla dalla Chiesa, fu ricercata dalla sorella che le portò avviso attenderla il Padre e come fu la prima a entrare in Chiesa, fu l'ultima ad uscirne, ma con il timore di perdere Gesù! Non curandosi di cosa alcuna che la circondava, non aveva più occhi per vedere, non più udito per ascoltare, non più lingua per parlare, che il timore di perdere Gesù le faceva dimenticare di ogni altra cosa, avendo il suo cuore solo intento a passarsela con il suo unico bene. In strada in camera domandò in breve parole la benedizione al Padre, e ottenuta, entrò nella sua camera per spogliarsi dei modesti suoi abiti ed indossare quelli che usava per casa ma distratta alquanto dalle ciarle dei suoi fratelli che l'interrogavano, temendo perdere la divina conversazione, cercò il luogo più remoto della casa per nascondersi. Erano certe scale che conducevano al sottosuolo, giudicando quello essere luogo idoneo per restarsene concentrata, si nascose in quelle, è così inginocchiata su un primo scalino fino a a discorrere con il suo Gesù Amendola anche il dio arciprete esortata con le altre compagne comunicate, che in quel giorno con nessuno t'avessero parlando per restare più raccolte.Cade ora in proposito raccontare un fatto che dimostra pienamente quanto fosse la semplicità di questa giovinetta: nell'ultima sera in cui l'arciprete fece la dottrina disse: domani nessuna di quelle che devono comunicarsi delle immacolata e carni dell'Agnello divino avesse mangiato altre carne egli ciò disse più per pigliarsi gusto e per provare quali di esse sarebbe stata la più semplice ed obbediente insieme, ma avendone avuta da tutte la risposta di obbedirlo, parve al medesimo bastanti, e perciò disse loro, mentre partivano avessero pur mangiato carne, perché in quel giorno essendo Gesù risorto da morte, era un giorno di allegria. Pensando Paola a quale delle due esortazioni sì avesse da  attenere, risolvé per la prima, sembrandole più bella, e mentre  stava riitirata fra quelle scale, per nulla curando cibarsi, anche per timore di distrazione, il Padre non vedendola ritornare,  per mettersi a tavola,  fu in cerca di lei, e dopo lunga perquisizìone,  con suo stupore la ritrovò in quel luogo e positura, in ginocchio e con gli occhi bassi e fissi a terra senza mirarlo affatto, e con tanta soavità in volto che un Angelo parevasi del Ciel. Figlia mia, le disse, che fate qui? Perché non venite a pranzo? A cui essa: “ Signor Padre, abbiate pazienza io non posso pranzare questa mattina”. Come, risposele egli meravigliato. Oggi che è il giorno di Pasqua! Oggi in cui risiede comunicata la prima volta! A cui la figlia: nessuna arciprete ci ha detto che nessuna delle comunicate delle carni di Gesù abbia oggi a mangiare carni, cui avendo noi risposto di sì è di obbedirlo, oggi perciò non posso pranzare.Si mise a ridere il padre e soggiunse: ma digiuna arciprete, figlia mia, ha burlato, vi pare che è oggi giorno di Pasqua non si abbia a mangiare carne, e che vogliate restare così mortificata e digiuna! Ma io devo obbedire, disse ella, lasciatemi stare, e quasi volesse piangere lo supplicò voler aderire alle sue devote ed in facenti brame.Stringendosi nelle spalle il Padre, la lasciò e tornando poco dopo con un uovo benedetto ed una piccola ciambelletta: così, le disse,, l'Arciprete ha detto ancora che facciate l'ubbidienza, dunque ubbidite a vostro Padre, e mangiate questo che non è carne. Ma Paola dicendole che la lasciasse stare, perché l `Arciprete ancora l'aveva avvisata non dover quel giorno parlare con nessuno, solo con Gesù, lo pregò dicendo lasciarla stare: ma il Padre ripetendole che per obbedienza almeno avesse mangiato quell'uovo e cianbelletta, senza dir altra cosa, prese l'uno l'altro che mangiò in quello stessa luogo e positura, non volendo perder di vista il suo Gesù con il quale andava discorrendo con affettuose aspirazìoni e giaculatorie. Non mancarono in quel frattempo i fratelli a disturbarla, col burlarla  come che sì volesse far santa, ma essa non dando udienza a chicchessia, neppur li guardava in faccia per non distrarsi.Se ne stette così fino al suono della campana che chiamava in quel giorno le comunicande alla Dottrina,- e  udito essa il cenno, sì rivestì dei modesti abiti e partì di corsa. Incontratasi con una sua compagna pur comunicata, ebbene, le disse Paola,hai tu parlato con Gesù? Cui rispondendo quella che si, ne provò piacere, continuando a chiederle quali cose le aveva dette e chieste. Arrivata alla Chiesa considerì ognuno, cosa potesse praticare Paola di nuovo davanti al suo Signore Sacramentato! Consideri ognuno le lodi, gli affetti di quella innocente creatura! Il fatto stesso che fu veduta dalle compagne per molto tempo come sopita e con gli occhi fissi al Tabernacolo, e con tanta ilarità in volto che pareva un serafino, segni tutti che davano a rivedere le intense dolcezze che provava in quegl’istanti  la sua bell’anima.Lo zelante Arciprete sceso alla Chiesa, domandò per ridere, alle sue spirituale figliole se avevano mangiato carne, cui rispondendo tutte ad una voce si, e interrogò in particolare Paola: voi pure l' avete mangiata, l'Arcipreteè vero? Cui, arrossendo essa, rispose che no, ma senza parlarle d'avantaggio lo Arciprete, brava soggiunse, e passando ad informarle vieppiù verso il SS. Sacramento che si era degnato quella mattina albergare nei loro petti resero grazie al Signore con bellissima unzione e le rimando alle loro case, essendosi però accorta Paola che l'Arciprete si e rivoltò altrove per ridere nascostamente quando gli disse non aver mangiato carne quel giorno.Veda qui ognuno quanta bontà e semplicità fosse la nostra Paolina nell'età di dieci anni circa, e quanto fosse fin dall'ora la favorita. da Dio. Riportiamo qui alcune sue parole scritte in età adulta. Sia glorificato nella sua pietà e misericordia il Signore che tanto ha usato alla ingrata anima mia, perché io da tutto ciò ho sempre rilevato come la Divina Pietà mi abbia sempre seguita in particolare, e né per altra ragione, né per studio, né per altra istruzione, l'anima mia intendeva e capiva di Dio non potere come capiva: onde ho sempre però riconosciuto che tutta era grazia speciale del Signore, perché fin da quegli anni volle Egli con l'anima mia comunicarsi, quantunque da me mal   corrisposto, eppure lo fece! Sia in eterno lodata e glorificata la Sua immensa Bontà.