CAPITOLO II-

CAPITOLO II

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 Sr. COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO II

SUO TENOR DI VITA NEGLI ANNI DELL’ADOLESCENZA

 Aveva già vissuto la nostra Paolina sette anni, ed era stimata dalla gente di Moricone un angioletto, tutti l’accarezzavano,tutti l’amavano, tutti la rispettavano. Non sapeva ancora cosa fosse peccato eppure ne odiava il termine, avendole detto la madre corrispondere ad offesa di Dio, e Questi lo conosceva, argomentato, `come si disse, dalle cose create; poiché in ciascuna ammirandone l’Onnipotenza, la Sapienza e la Divina Provvidenza sentivasi   internamente spinta ad Onorarlo ed Amarlo. In quell’epoca   morì  la sua buona Madre, e con tale perdita vedutasi priva di guida, pianse amaramente, ma sceltasi senza indugio la Vergine   per sua Mamma,  che con  tale nome sempre poi la chiamò, ebbe sotto questa Divina Direttrice a camminar per il dritto sentiero ed   esercitarsi sempre più con trionfo nelle sante virtù. Venendo i fratelli   fra loro a contesa,  sebbene minore d’età,  li correggeva e spesso accadeva la percuotevano e minacciavano di altre offese, anziché  offendersi,  tollerava con pazienza e continuava la   correzione.  Non mancavano quelli dirle che essa era superba   e pretendeva farsi superiora, ma ella esaminando se stessa conosceva non mancare in ciò, memore delle savie ammonizioni della Madre  intorno al governo della famiglia e dell’educazione, ed ur giorno in cui fece una correzione, loro indispettiti la maltrattarono ed ironicamente la salutarono per Madre Superiora, a cui essa: “non mi burlate così, perché un giorno, mi chiamerete in vero di Madre Superiora”. All’intendere questo più che mai la deridevano   chiamandola  ancora col nome di pelo rosso, per aver essa capelli assai biondi tendenti al rosso aureo; al ripetersi tali soprannomi e percosse essa abbassava paziente gli occhi, e lasciavali dire, godendo in sé di santa allegrezza e rilevava bene da quanto le succedeva allora, cosa le sarebbe successo in avvenire per offrire  tutto al suo Dio.

  Nel dire essa che in verità un giorno l’avrebbero chiamata superiora, non intendeva che in ciò vi fosse maggioranza e dignità, come intendevano i fratelli, ma confessatasi e conosciuto il significato di tale parola, non la ripeté più.

   Accadde un giorno che essa udisse alcune parole sconce  da varie donne che litigavano sulla strada, non conoscendone essa il significato ripeté varie volte nel correggere i fratelli, credendole  necessarie per far una buona correzione, ma pure, scrive essa, sentir orrore in dirle, ne mai più le ripeté, venendo presa da vergogna, benché ignorasse il significato, diceva tra sé: ma queste parole sarà male il dirle? Perché sento interno orrore e riempitasi di spavento pentivasi di averle dette e se ne confessava, e avuta cognizione, più adulta,  del significato, ne piangeva, e in udirle ripetere dalle donne,  le correggeva con bel garbo, dicendo loro: “ povere voi, questo è peccato, non ditele più si brutte parole.

    Fin da quella età, ed anche quando viveva la Madre, mostrò per i poveri grande compassione ed affetto usando verso di loro quella carità che poteva elargire: Mamma, diceva in presentarsi  alla porta di casa un povero, mamma, un poverello del Signore chiede l’elemosina, bisogna soccorrerlo, è vero? Cosa gli devo dare? Correva ella stessa a prendere un pezzo di pane e mostrandolo prima alla madre per ottenerne il permesso, correva festosa al povero, e salutandolo cm rispetto,     glielo donava, seguendolo cori lo sguardo.

    Tornata alla madre: mamma mia, quanto è povero! Liceale, quanto è lacero! Quanto deve patire! Non meno usava con qualche vicino se per avventura fosse infermo: saputolo, gli portava qualche tazza di brodo, s’appressava al letto.domandando come stava e gli suggeriva infine la pazienza per amore del Signore. Queste erano le primizie della santità che, vedremo profonda nell’età adulta. Molte grosse potrebbero dirsi su tale argomento, ma più diffusamente quando si tratterà in particolare della sua carità nella quale più che nelle altre virtù si distinse fino a mostrarsi eroica.

 Accostandosi i fratelli, ad una finestra per vedere cosa succedeva in una casa dirimpetto, dove abitavano donne di poca onestà, fu invitata dai fratelli, perché anch’essa osservasse, ed accorsa innocentemente, vide una cosa brutta, non sapendo neppure che fosse peccato, che ritirandosi in casa piena d’orrore, richiamò i fratelli dicendo loro che, per far piacere al signore, le cose brutte non si devono guardare. Quanto ad essa, per l’orrore che senti, ancora le batteva fortemente il cuore che le faceva intuire, esserle avvenuto ciò, perché essendo cose peccaminose da lei ignorate, il signore, l’avvisava, indirettamente, per essere lei priva, di che la istruisse. Altri simili fatti le accaddero circa quell’età e quantunque per essa, non fossero peccati, tali li piangeva e confessava.

  Circa la modestia la possedette, dirò così, fin dalle fascie, allora però per dono di Dio, in seguito per vera virtù, che pure è grazia di Dio, come spiegano i teologi. Quando camminava per le strade non alzava ma il Iotti a chicchessia, massime poi agli uomini, i quali scorgendo da lungi per caso, veniva presa da timore, si nascondeva per non farsi vedere e non vederli, entrando in qualche casa di amiche, o sorridendo con bel garbo. In tempo di carnevale facevansi dai moriconesi le cosiddette giudeate, e radicandosi un giorno in una casa di rimpetto alla sua, stette insieme ad altre giovinette sopra una loggia per osservare innocentemente: ma saputo poi da alcune persone che quelle scene rappresentavano cose profane, e qualche volta con offesa a Dio, mai più volle affacciarsi per rivederle piangendo poi la sua curiosità, come peccaminosa

  Fin da quella età,. Cioè fra gli otto e nove annni, Paolina si  occupava in casa col dare ordine alle cose domestiche, con rassettare biancheria del padre e dei fratelli, facendola insomma, col   superare di gran lunga la sorella, da Madre di famiglia, ne trascurava di adattarsi agli uffici più bassi come il lavare i piatti, scopare, ecc. anzi bramava occuparsi in questi per umiltà, ed in tempo libero, poi, costruiva altarini, adornando le immagini della Vergine e del Santo Bambino di fiori e di fettucce chiamando la prima per sua cara Mamma, e il secondo per suo dolce Sposo. Dava fin d’allora preludi di farsi monaca;. Perciò vestendosi da monaca con santa semplicità e modestia invitava altre fanciulle ad ammirarla, e recitate infine le orazioni, le interrogava se anche loro volevano monacarsi, ed avendo da alcune la risposta sì, da altre no, con quella semplicità puerile    che aveva, invitava le prime di continuare il suo altarino e rimandava le seconde dicendo loro, se non volete farvi monache, pregate il Signore che vi dia la vocazione. Essendole stato detto                 dalla Madre, da più piccola, che Gesù Cristo aveva. Molto patito, ed era morto in croce per redimere l’umanità dalla schiavitù del peccato, memore essa, pigliava in mano un Crocefisso,              e mostrandolo in alto alle compagne che radunava in casa, o che andavano con lei a passeggio fuori del paese: vedete, diceva loro, conoscete chi è questo? Egli è Dio che essi volle fare uomo per nostro amore, e che volle partire e morire come un infame inchiodato sopra una Croce, e dandosi a pregarle non avessero mai più fatti peccati, che erano causa delle dì Lui pene e morte, vedete, ripeteva loro, questele piaghe? L’hanno fatto i giudei e noi con i peccati lo rinnoviamo, e di nuovo delle facciamo perdere il sangue: per carità, non facciamo peccati, siamo buone, facciamoci monache, e così da allora la fece sentire il Signore, di grande tenerezza che devozione alla sua Passione e Morte. Sembravale poi addolcire e mitigare le piaghe di Gesù, mettendo fiori su di quelle ed asciugandole con il suo fazzoletto diceva: Fiori meritano le vostre piaghe, si non offese e strapazzi come hanno fatto i giudei. Simili altre cose faceva Paolina nell’età di 7 a 10 anni, e se Dio in così poca età tanto la favoriva, ella dal canto con tanta semplicità gli corrispondeva, con altrettanto amore e tenerezza