CAPITOLO I-

CAPITOLO I

Luigi Massari  - VITA DELLA SERVA DI DIO

 Sr. COLOMBA DI GESÙ

DA MORICONE 

 a cura di Pierluigi Camilli

CAPITOLO I

SUO NATALE E PUERIZIA

 Suor Maria Colomba di Gesù, al secolo Paola Maria Geltrude Serantoni nacque in Moricone il giorno ventidue marzo 1701 e i di lei genitori furono Felice Serantoni da Moricone e Bernardina Attili da Stazzano, ambi di civile condizione e di costumi cristiani e molto lodevoli. Lavolla nelle acque regeneranti il Signor Don Pompeo Tosi in allora Arciprete, e le fu matrigna al Sacro Fonte Ersilia vedova di Ambrogio Voli. Moricone e Stazzano distanti l’un dall’altro un solo miglio e da Roma venti circa, sono due paesi della Comarca, soggetti alla Diocesi di Poggio Mirteto (in quel tempo però alla Diocesi di Sabina sotto il Governo di Palombara, e feudi di Sua Eccellenza Signor Principe Borghese. Il primo è abitato da circa mille individui il secondo da cento. Addimostrò la nostra Paolina fin dalla infanzia un’ indol pura che nutrita e coltivata dalle amorose cure e dalle sollecitudini e dalla pietà dei buoni genitori, germogliò in essa, fanciullina ancora, frutti della più sentita devozione, fino a palesare di straordinario: d’ingegno fu tanto accorta e di perspicacia: le cose avvenutele, mentre ancora stringevasi in fasce, le ricordava va e ridiceva in adulta età, quanto allora accaduto, le fosse fin dal primo esordire del suo parlare, quando incerte aveva ancora e lingua e piede, ammirava e ragionava di tutto quello che le va sottocchio. Questa cosa, diceva accennandola col piccolo dito, chi l’ha fatta? -Iddio,dicevale la Madre e allora nell’atto di contemplar rispondeva, quanto è grande Iddio e sapiente! Se mirava il cielo o un fiore o un frutto o qualche animaletto vedeva, che bella cosa, esclamava, ha fatto il Signore! Bisogna pure che Egli sia grande e onnipotente! E fissi gli occhi al cielo, protendea a giunte le manine in atto di lodare il creatore. Tutto ciò accadeva anche per gli insegnamenti della buona Madre, che scorta l’indole ed ingegno della figliuolina non trascurò fin dall’infanzia instillarle col latte sentimenti tutti di Pararadiso e di Dio. Quanta poi fosse la di lei semplicità, basti il dire che qualsiasi pittura o statua avesse veduto, credeva che fossero persone animate; osservando un quadro rappresentante la Sacra Famiglia e credendo appunto che un vecchio, una giovane e un bambinetto fossero vivi, volgendosi a quest’ultimo (come succede ai fanciulli che più presto sentono fra loro simpatia) si metteva fisso a contemplarlo, ed ammirando le di lui bellezze, gli faceva dolci vezzi ed invitava altri fanciulli a fare il simile, parendole poi ricevere dal Santo Bambino corrispondenze, si volgeva ai più piccoli compagni e li interrogava se quel Bambino facesse loro simili finezze che a lei. Tanta era la brama di vedere e contemplare sacre pitture e in ispecie di Gesù Bambino che non sarebbesi mai dipartita da quelle, né mai avrebbe, con le figure rappresentate, cessato di semplicemente ragionare. In età adulta, avendo cognizione delle pitture profane, le abborriva se in altrui casa le avesse vedute, quali cose indegne a mirarsi, dicendo restar per lo più, anzi sempre macchiato il candore avvegnachè qualche lascivia rappresentassero. Un fatto unico comproverebbe la santa dì lei semplicità. Nella vigilia del S. Natale, dicendole la Madre come in quella notte nascesse il Bambino Gesù, non conoscendo essa mistero o anniversario che la Chiesa celebra, tanto fu il desiderio di vederlo la mattina seguente nato e vivo posto nel presepio che facevasi nella Chiesa parrocchiale (come avevale detto la Madre) che tutta la notte, non potendo dormire per la brama, andava e riandava per la camera sembrandole notte lunga più delle altre. Non apparsa ancor 1’ aurora fu costretta la Madre alzarsi, da essa sollecitata, e condotta in Chiesa, e veduto il Bambino di cera posto fra la Vergine e San Giuseppe, stava fissa a contemplarlo con tanta devozione, e conformandosi fosse vivo: mamma diceva, quando la Madonna se lo porterà in Paradiso, dategli un mio lenzuolo per coprirlo, perchè mi pare abbia molto freddo così ignudo e in questa stagione. Smaniava poi d’averlo fra le braccia, e pregando e sollecitando la Madre lo avesse calato dalla culla e posto nel suo grembo, n’aveva da quella in risposta non volerlo l’Arciprete, e allora di nuovo smaniava, mentre per essere piccoletta non poteva da sola prenderlo colle sue proprie mani per contentar la sua brama. La Madonna poi, S. Giuseppe, i pastori e gli animali tutti che nel Presepio miravasi non meno del Bambino Gesù credevali vivi. Tanto poi restolle impresso quel bambino e tanto le spiacque non averlo potuto accarezzare a suo talento fra le braccia, che tornata a casa andò subito in cerca del quadro rappresentante la Sacra Famigli, e come.che piccola, prese una Sedia e salitavi sopra, fecesi dappresso al Bambino, ed santi colloqui con Lui sfogandosi: “Quanto sei bello e grazioso –gli diceva – mi vuoi tu per sposa? Se tu acconsenti ad esserlo, sposa io pure per sempre ti sarò, e parevale ricevere carezze da Lui quante gliene faceva essa. Venendole qualche volta fra mani una sedia bassa, nè potendo accostare le labbra sue al volto del Bambino per baciarlo, accostava il suo piccol dito alle labbra di quello, e ritirandolo di poi poggiandolo alle labbra proprie imprimeva sul dito infocati baci: nè puerili eran queste espressioni affettuose come soglion praticare altri fanciulli, perchè dopo di aver baciato e ribaciato il dito che aveva toccato le labbra di Gesù, vedevasi accesa in volto, e scendeva dalla sedia tutta lieta e festosa per l’amor divino che già le aveva tocco il cuore. Udendo dalla Madre (l’anno dopo) che bisognava fare la novena del Santo Natale, e che ottima cosa sarebbe stata per i fratelli maggiori, vi si fossero disposti con digiuno,cioè con la mortificazione di tralasciare per nove giorni la colazione, fu Bernardina costretta permetterlo pure a Paolina, allora di soli sei anni, per ria cessare dal pianto, e negli anni avvenire fu costretta permetterle tal digiuno da S.Caterina fino alla vigiglia di Natale, che è il lasso di un intero mese. Essendo nel torno di cinque in sei anni, stata condotta dalla Madre in Stazzano presso i parenti, affacciatasi alla finestra vide una mano circondata da raggi e una pia9a nella palma che dal Cielo percorrendo veniva presso la finestra dove ella stava: meravigliata (giusto com’era) chiamò la zia a vedere il portento,nell’atto che questa accorreva, le sparve dagli occhi, ma poi riapparsa la mano, e richiamata la zia per vederla sparì di nuovo e a lei apparse per la terza volta. Questo le successe ancora in età adulta. Un altro giorno in Moricone mentre stava nella sua camera, vide dalla finestra, a ciel sereno, un dardo dì fuoco che le pareva entrare e spegnersi su di essa. Sentendosi in quel momento tutta accesa e correndo per la camera dibatteva gli abiti perché non le andassero a fuoco; e sentì palpitarle il cuore in modo tale che fu costretta fermarsi e adagiare una mano al petto per frenare i moti. Questi palpiti, scrive essa, le si ripetevano di tratto in tratto, e si aumentavano per le cause che diremo appresso. Terminerò il capo presente col narrare il caso che le successe nell’età di circa sei anni. Era solita la nostra Paolina, di nascosto dei genitori e fratelli partir di quando in quando dalla casa per recarsi alla Chiesa Parrocchiale, a solo fine di contemplare il Bambino Gesù tra le braccia della Divina Madre rappresentati in un quadro appeso al muro sopra un mportunitàsi.Un giorno più infervorata si era posta a guardare il quadro, ed in particolare avendo fissati gli occhi sopra il Pargoletto Divino, così le si pose a dire: “Vieni giù mio caro, scendi a me”, ma per quanto lo chiamasse, fu addolorata mai vederlo calare; santamente sdegnata se ne partì, e fu alla Chiesa il giorno dopo, dove entrando si avvide che il Fanciulletto correva per la medesima ed ella cominciando a seguirlo, già gli era d’appresso per prenderlo, meno le riusciva averlo, il quale poi dopo varie inutili corse le sparì dagli occhi. Rivoltasi allora al quadro, che peranco non lo aveva ancora mirato quel giorno, vide il fanciullo starsene al solito suo luogo ed in braccio alla Madre, con santa semplicità: “Me l’avete fatta, - disse – me l’avete fatta”, e tornata a casa chiese alla madre sua chi fosse quel fanciullo che stava nel quadro sopra al Confessionale, e rispondendole quella essere il Figlio di Maria Vergine, 1’ avvertì che se peranco non l’avesse salutato, l’avrebbe fatto in avvenire. Diremo ancora come in ogni cosa, benché di verdissima età, mirasse la Provvidenza Divina, quando pioveva era suo piacere affacciarsi alla finestra per guardare l’acqua come dal cielo cadesse, e chiamando i genitori, i fratelli e le sue piccole compagne, guardate, diceva loro come l’acqua cade a goccia a goccia, e l’una distante dall’àltra senza punto toccarsi! Che belle cose fa mai il Signore! Aggiungeva oh! Le belle cose! Così non fa danno ai fiori e ai frutti, così l’acqua viene meglio assorbita dalla terra! Quanto è sapierite il Signorel Molte altre cose potrebbero dirsi , ma bastino queste, per far conoscere quanto semplice e devota fosse questa creatura, e quanto favorita dal Signore fin dalla più tenera età. --> Suor Maria Colomba di Gesù, al secolo Paola Maria Geltrude Serantoni nacque in Moricone il giorno ventidue marzo 1701 e i di lei genitori furono Felice Serantoni da Moricone e Bernardina Attili da Stazzano, ambi di civile condizione e di costumi cristiani e molto lodevoli. Lavolla nelle acque regeneranti il Signor Don Pompeo Tosi in allora Arciprete, e le fu matrigna al Sacro Fonte Ersilia vedova di Ambrogio Voli. Moricone e Stazzano distanti l’un dall’altro un solo miglio e da Roma venti circa, sono due paesi della Comarca, soggetti alla Diocesi di Poggio Mirteto (in quel tempo però alla Diocesi di Sabina sotto il Governo di Palombara, e feudi di Sua Eccellenza Signor Principe Borghese. Il primo è abitato da circa mille individui il secondo da cento. Addimostrò la nostra Paolina fin dalla infanzia un’ indol pura che nutrita e coltivata dalle amorose cure e dalle sollecitudini e dalla pietà dei buoni genitori, germogliò in essa, fanciullina ancora, frutti della più sentita devozione, fino a palesare di straordinario: d’ingegno fu tanto accorta e di perspicacia: le cose avvenutele, mentre ancora stringevasi in fasce, le ricordava va e ridiceva in adulta età, quanto allora accaduto, le fosse fin dal primo esordire del suo parlare, quando incerte aveva ancora e lingua e piede, ammirava e ragionava di tutto quello che le va sottocchio. Questa cosa, diceva accennandola col piccolo dito, chi l’ha fatta? -Iddio,dicevale la Madre e allora nell’atto di contemplar rispondeva, quanto è grande Iddio e sapiente! Se mirava il cielo o un fiore o un frutto o qualche animaletto vedeva, che bella cosa, esclamava, ha fatto il Signore! Bisogna pure che Egli sia grande e onnipotente! E fissi gli occhi al cielo, protendea a giunte le manine in atto di lodare il creatore. Tutto ciò accadeva anche per gli insegnamenti della buona Madre, che scorta l’indole ed ingegno della figliuolina non trascurò fin dall’infanzia instillarle col latte sentimenti tutti di Pararadiso e di Dio. Quanta poi fosse la di lei semplicità, basti il dire che qualsiasi pittura o statua avesse veduto, credeva che fossero persone animate; osservando un quadro rappresentante la Sacra Famiglia e credendo appunto che un vecchio, una giovane e un bambinetto fossero vivi, volgendosi a quest’ultimo (come succede ai fanciulli che più presto sentono fra loro simpatia) si metteva fisso a contemplarlo, ed ammirando le di lui bellezze, gli faceva dolci vezzi ed invitava altri fanciulli a fare il simile, parendole poi ricevere dal Santo Bambino corrispondenze, si volgeva ai più piccoli compagni e li interrogava se quel Bambino facesse loro simili finezze che a lei. Tanta era la brama di vedere e contemplare sacre pitture e in ispecie di Gesù Bambino che non sarebbesi mai dipartita da quelle, né mai avrebbe, con le figure rappresentate, cessato di semplicemente ragionare. In età adulta, avendo cognizione delle pitture profane, le abborriva se in altrui casa le avesse vedute, quali cose indegne a mirarsi, dicendo restar per lo più, anzi sempre macchiato il candore avvegnachè qualche lascivia rappresentassero. Un fatto unico comproverebbe la santa dì lei semplicità. Nella vigilia del S. Natale, dicendole la Madre come in quella notte nascesse il Bambino Gesù, non conoscendo essa mistero o anniversario che la Chiesa celebra, tanto fu il desiderio di vederlo la mattina seguente nato e vivo posto nel presepio che facevasi nella Chiesa parrocchiale (come avevale detto la Madre) che tutta la notte, non potendo dormire per la brama, andava e riandava per la camera sembrandole notte lunga più delle altre. Non apparsa ancor 1’ aurora fu costretta la Madre alzarsi, da essa sollecitata, e condotta in Chiesa, e veduto il Bambino di cera posto fra la Vergine e San Giuseppe, stava fissa a contemplarlo con tanta devozione, e conformandosi fosse vivo: mamma diceva, quando la Madonna se lo porterà in Paradiso, dategli un mio lenzuolo per coprirlo, perchè mi pare abbia molto freddo così ignudo e in questa stagione. Smaniava poi d’averlo fra le braccia, e pregando e sollecitando la Madre lo avesse calato dalla culla e posto nel suo grembo, n’aveva da quella in risposta non volerlo l’Arciprete, e allora di nuovo smaniava, mentre per essere piccoletta non poteva da sola prenderlo colle sue proprie mani per contentar la sua brama. La Madonna poi, S. Giuseppe, i pastori e gli animali tutti che nel Presepio miravasi non meno del Bambino Gesù credevali vivi. Tanto poi restolle impresso quel bambino e tanto le spiacque non averlo potuto accarezzare a suo talento fra le braccia, che tornata a casa andò subito in cerca del quadro rappresentante la Sacra Famigli, e come.che piccola, prese una Sedia e salitavi sopra, fecesi dappresso al Bambino, ed santi colloqui con Lui sfogandosi: “Quanto sei bello e grazioso –gli diceva – mi vuoi tu per sposa? Se tu acconsenti ad esserlo, sposa io pure per sempre ti sarò, e parevale ricevere carezze da Lui quante gliene faceva essa. Venendole qualche volta fra mani una sedia bassa, nè potendo accostare le labbra sue al volto del Bambino per baciarlo, accostava il suo piccol dito alle labbra di quello, e ritirandolo di poi poggiandolo alle labbra proprie imprimeva sul dito infocati baci: nè puerili eran queste espressioni affettuose come soglion praticare altri fanciulli, perchè dopo di aver baciato e ribaciato il dito che aveva toccato le labbra di Gesù, vedevasi accesa in volto, e scendeva dalla sedia tutta lieta e festosa per l’amor divino che già le aveva tocco il cuore. Udendo dalla Madre (l’anno dopo) che bisognava fare la novena del Santo Natale, e che ottima cosa sarebbe stata per i fratelli maggiori, vi si fossero disposti con digiuno,cioè con la mortificazione di tralasciare per nove giorni la colazione, fu Bernardina costretta permetterlo pure a Paolina, allora di soli sei anni, per ria cessare dal pianto, e negli anni avvenire fu costretta permetterle tal digiuno da S.Caterina fino alla vigiglia di Natale, che è il lasso di un intero mese. Essendo nel torno di cinque in sei anni, stata condotta dalla Madre in Stazzano presso i parenti, affacciatasi alla finestra vide una mano circondata da raggi e una pia9a nella palma che dal Cielo percorrendo veniva presso la finestra dove ella stava: meravigliata (giusto com’era) chiamò la zia a vedere il portento,nell’atto che questa accorreva, le sparve dagli occhi, ma poi riapparsa la mano, e richiamata la zia per vederla sparì di nuovo e a lei apparse per la terza volta. Questo le successe ancora in età adulta. Un altro giorno in Moricone mentre stava nella sua camera, vide dalla finestra, a ciel sereno, un dardo dì fuoco che le pareva entrare e spegnersi su di essa. Sentendosi in quel momento tutta accesa e correndo per la camera dibatteva gli abiti perché non le andassero a fuoco; e sentì palpitarle il cuore in modo tale che fu costretta fermarsi e adagiare una mano al petto per frenare i moti. Questi palpiti, scrive essa, le si ripetevano di tratto in tratto, e si aumentavano per le cause che diremo appresso. Terminerò il capo presente col narrare il caso che le successe nell’età di circa sei anni. Era solita la nostra Paolina, di nascosto dei genitori e fratelli partir di quando in quando dalla casa per recarsi alla Chiesa Parrocchiale, a solo fine di contemplare il Bambino Gesù tra le braccia della Divina Madre rappresentati in un quadro appeso al muro sopra un mportunitàsi.Un giorno più infervorata si era posta a guardare il quadro, ed in particolare avendo fissati gli occhi sopra il Pargoletto Divino, così le si pose a dire: “Vieni giù mio caro, scendi a me”, ma per quanto lo chiamasse, fu addolorata mai vederlo calare; santamente sdegnata se ne partì, e fu alla Chiesa il giorno dopo, dove entrando si avvide che il Fanciulletto correva per la medesima ed ella cominciando a seguirlo, già gli era d’appresso per prenderlo, meno le riusciva averlo, il quale poi dopo varie inutili corse le sparì dagli occhi. Rivoltasi allora al quadro, che peranco non lo aveva ancora mirato quel giorno, vide il fanciullo starsene al solito suo luogo ed in braccio alla Madre, con santa semplicità: “Me l’avete fatta, - disse – me l’avete fatta”, e tornata a casa chiese alla madre sua chi fosse quel fanciullo che stava nel quadro sopra al Confessionale, e rispondendole quella essere il Figlio di Maria Vergine, 1’ avvertì che se peranco non l’avesse salutato, l’avrebbe fatto in avvenire. Diremo ancora come in ogni cosa, benché di verdissima età, mirasse la Provvidenza Divina, quando pioveva era suo piacere affacciarsi alla finestra per guardare l’acqua come dal cielo cadesse, e chiamando i genitori, i fratelli e le sue piccole compagne, guardate, diceva loro come l’acqua cade a goccia a goccia, e l’una distante dall’àltra senza punto toccarsi! Che belle cose fa mai il Signore! Aggiungeva oh! Le belle cose! Così non fa danno ai fiori e ai frutti, così l’acqua viene meglio assorbita dalla terra! Quanto è sapierite il Signorel Molte altre cose potrebbero dirsi , ma bastino queste, per far conoscere quanto semplice e devota fosse questa creatura, e quanto favorita dal Signore fin dalla più tenera età.